yankee go home
Pur seguendo attentamente gli scontri geopolitici in corso in Siria tra gli Stati Uniti e la Russia, ho notato ripetutamente un'omissione ricorrente e lampante in ogni rapporto dei media mainstream sulla situazione: un motivo ragionevole per cui entrambi i paesi sono così interessati della Siria. Ci sono, naturalmente, varie narrazioni, del tipo che entrambi i paesi sono lì per 'combattere il terrorismo', o che gli Stati Uniti sostengono la democrazia in Siria cercando di rovesciare il 'brutale dittatore' Assad. Ma a questo punto ho anche il sospetto che la maggior parte delle persone siano diventate molto scettiche nei confronti di tali spiegazioni. Dopo tutto, nel 2003, prima dell'invasione americana in Iraq, 15 milioni di persone in tutta Europa avevano capito la vera ragione che si celava dietro la falsa propaganda statunitense, ovvero, che l'invasione dell'Iraq era necessaria per proteggere l'Occidente dalle armi di distruzione di massa (inesistenti) di Saddam, e sono scesi in strada gridando "nessuna guerra per il petrolio".

Molte persone sapevano la vera ragione che si nascondeva dietro all'invasione dell'Iraq, ma quante persone sanno il vero motivo del conflitto in Siria? E per quanto riguarda la Russia? Putin sta combattendo una guerra puramente ideologica contro i terroristi, aiutando così la Siria di Assad, un vecchio alleato della Russia? Sarebbe questo un motivo sufficiente per la Russia moderna, di lanciare all'estero la sua più grande operazione militare?

In un articolo scritto lo scorso Ottobre, ho menzionato le vere ragioni che stavano dietro la guerra in Siria in quel momento. In breve, si tratta delle risorse naturali della Siria, il petrolio e sopratutto il gas. Strettamente legato allo sviluppo di queste due risorse, e alla futura configurazione dell'economia mondiale, è l'integrazione eurasiatica assieme alla 'nuova via della seta', cioè una vastissima rete via terra tra Asia ed Europa (questo punto verrà approfondito in seguito).

Cambio di Fase delle Risorse Energetiche

Dai suoi inizi nel 1930, l'estrazione e la fornitura di petrolio saudita e del Medio Oriente veniva controllata dagli Stati Uniti, che a sua volta ha permesso agli USA di manipolare e controllare durante il 20° secolo gran parte dei paesi sviluppati e in via di sviluppo di tutto il mondo. Essendo una delle risorse energetiche naturali dominanti negli ultimi 100 anni la cui maggior parte dei bisogni mondiali venivano soddisfati dal Medio Oriente, in particolare dall'Arabia Saudita che è ancora il più grande esportatore di petrolio al mondo. Il petrolio rappresenta circa il 75% delle entrate governative saudite, con il restante 25% che proviene dal cosiddetto "turismo del petrolio". Quindi, se esiste al mondo un paese che può essere descritto come un impianto di distribuzione di carburante mascherato da nazione, questa è la 'tagliatrice di teste', l'Arabia.

Grazie alla promozione di una cultura di ricchezza personale domestica e la necessità di una forza militare imponente per poter derubare altre nazioni delle loro ricchezze, gli Stati Uniti sono diventati un enorme consumatore di energia, e oggi consumano più carburante di quanto ne consumino i tre più grandi consumatori di petrolio messi insieme - Cina, India e Giappone. Questi 3 paesi hanno una popolazione totale di 2,7 miliardi, 9 volte la popolazione degli Stati Uniti. Mentre consuma grandi quantità di petrolio, l'America è anche il più grande produttore di petrolio del mondo, estrae circa 10 milioni di barili al giorno, leggermente avanti rispetto ad Arabia Saudita e Russia. Eppure, a causa del suo enorme appetito, consuma tutto quello che sta estraendo e in più importa la stessa quantità di petrolio da altre nazioni per soddisfare i suoi bisogni energetici.

E' in corso, negli ultimi 20 anni, una fase di cambiamento a livello globale per le risorse energetiche. Probabilmente avrete sentito dire il termine 'picco del petrolio', ovverosia quando le riserve di petrolio facilmente estraibili raggiungono il punto in cui nessuno può più star dietro alla crescente domanda globale. La parola chiave è il termine 'facilmente estraibile'. Ci sono ancora vaste riserve di petrolio sotto i nostri piedi, ma sono di un certo tipo e si trovano in luoghi che rendono l'estrazione molto più costosa e difficile da portare sul mercato. Le risorse di petrolio 'facilmente estraibili' in Afganistan e Iraq sono state il movente principale che ha spinto gli Stati Uniti ad invadere questi paesi. Proteggere i campi petroliferi iracheni per le aziende occidentali era considerato come un obiettivo necessario per garantire lo Stile di Vita AmericanoTM, alias l'egemonia globale degli Stati Uniti attraverso il controllo delle risorse energetiche. Ma l'ascesa di altre nazioni ricche di risorse e 'anti-conformiste' come l'Iran, la Russia e la Cina non potevano essere impedite per sempre, e oggi la capacità degli Stati Uniti di continuare a manipolare il mondo attraverso l'approvvigionamento energetico è in grave pericolo.
proven gas reserves
Le riserve comprovate di gas attuali: chi ce l'ha (colori scuri) chi ne ha bisogno (colori chiari)
Il gas naturale è considerato sempre più come un valido sostituto per il petrolio. Come risorsa relativamente (rispetto al petrolio) non sfruttata, le riserve di gas naturale sono abbondanti. Il gas naturale è anche più "pulito" rispetto al petrolio e, dal punto di vista geopolitico della Russia e della Cina, il gas è destinato a svolgere un ruolo fondamentale nel processo di integrazione eurasiatica.

Oltre all'accesso "gratuito" a petrolio e gas, l'invasione e l'occupazione (ancora in corso) dell'Afghanistan è stata pensata come una mossa strategica sulla scacchiera geopolitica per impedire l'avvicinamento della Cina all'Iran e della Russia al Pakistan e India, impedendo alla Russia anche l'accesso all'Oceano Indiano e alle rotte marittime verso l'Asia. L'Afghanistan si trova proprio lungo il percorso di una delle numerose future 'vie della seta' che sarebbero state utilizzate per il trasporto di risorse energetiche e delle materie prime in tutta l'Eurasia e avrebbe 'collegato' assieme i paesi del continente eurasiatico in un'alleanza economica e politica de facto.

Quindi la pesante presenza militare statunitense in Iraq e in Afghanistan ha proiettato il potere degli Stati Uniti direttamente in due posizioni molto strategiche sulla 'scacchiera' globale con l'intento di sabotare l'integrazione eurasiatica avviata e guidata da Russia e Cina. Il controllo statunitense dell'Afghanistan ha dato loro la possibilità di sfruttare le risorse minerarie di questo paese che valgono trilioni di dollari, e il generale David Petraeus l'ha detto chiaramente in questa intervista del 2010, mentre era comandante delle forze USA in Afghanistan:



In poche parole, 'libertà e democrazia' un cavolo!

Sette Guerre, Un Obiettivo

Nel 2007 il generale Wesley Clark ha raccontato una discussione che ha avuto con un altro generale al Pentagono subito dopo gli attacchi del 9/11:
Sono andato al Pentagono subito dopo il 9/11. Sono andato al piano di sotto per salutare alcuni ragazzi che una volta lavoravano per me, e uno dei generali mi ha fatto cenno di avvicinarmi. E mi disse: "Signore, se ha qualche minuto le vorrei parlare." Egli dice: "Abbiamo preso la decisione che andremo in guerra con l'Iraq". Questo è accaduto intorno al 20 settembre 2001. Ho chiesto: "Stiamo andando in guerra con l'Iraq? Ma perché?" Egli disse: "Non lo so". Poi ha detto: "Credo che non sappiano cos'altro fare". Così ho chiesto: "Ma, hanno trovato qualche informazione relativa ai rapporti fra Saddam e al-Qaeda?" E lui disse: "No, no." Dice: "Non abbiamo trovato niente. Ciò nonostante è stata presa la decisione di andare in guerra in Iraq". Poi disse: "Sembra che non sappiamo che cosa fare con questi terroristi, ma d'altro canto abbiamo un ottimo esercito e siamo in grado di rovesciare i governi di altri paesi". E aggiunse: "Credo che se l'unico strumento che hai è un martello, ogni problema comincia ad assomigliare a un chiodo".

Poi, un paio di settimane più tardi sono tornato a trovarlo, in quel periodo stavamo già bombardando in Afghanistan. Ho chiesto: "Allora, stiamo per andare in guerra con l'Iraq?" E lui mi fa: "Oh, peggio ancora." Allungò una mano sulla sua scrivania. Prese un pezzo di carta. E disse: "Ho appena ricevuto questo dai piani di sopra" - che significa, dall'ufficio del Segretario della Difesa". "Oggi". E disse: "Questo è un memo che descrive come dovremo rovesciare i governi di sette paesi in cinque anni, a partire con l'Iraq, e poi Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e infine, l'Iran." Ho detto: "Si tratta di un'informazione classificata?" Egli rispose: "Sì, signore". Ho detto: "Allora non farmelo vedere". E poi l'ho incontrato circa un anno fa, e gli ho chiesto: "Ti ricordi il memo che mi hai fatto vedere tempo fa?" Egli rispose: "Signore, non le ho fatto vedere nulla! E lei non ha visto nulla!"
Il racconto di Clark sembra essere genuino, dato che gli Stati Uniti hanno già invaso e tentato di distruggere tre dei paesi presi di mira. Ma l'apparente ingenuità sul perché questi sette paesi siano stati presi di mira non è convincente. La vera ragione è il controllo del petrolio e del gas da parte degli Stati Uniti nel tentativo di mantenere il loro controllo sull'Europa (il 2° più grande mercato di petrolio e gas in tutto il mondo), e far fuori Russia e Cina e la minaccia incombente (anche allora) dell'integrazione eurasiatica.

Il movente della guerra in Libia è abbastanza evidente. Trovandosi dall'altra parte del Mar Mediterraneo proprio di fronte all'Italia, le sue risorse petrolifere (le più vaste dell'Africa) potevano facilmente rifornire l'Europa per molti anni. Ma sotto il comando di Gheddafi? Un leader che aveva forti sentimenti anti-americani (e per una buona ragione)? Per niente al mondo! Se la Libia dovesse soddisfare i bisogni energetici dell'Europa (o della Cina), l'avrebbe fatto solo sotto il controllo degli Stati Uniti. Così Gheddafi e la Libia sono stati bombardati dalla NATO, sotto il pretesto di salvare il popolo libico da un brutale dittatore, le solite accuse da parte dell'impero del caos ormai, ed è stato poi installato un governo fantoccio. Però, anche dopo quattro anni dalla campagna di bombardamenti della NATO, le cose sono ancora piuttosto caotiche in Libia, con gli Stati Uniti e gli alleati ancora impegnati in attacchi aerei contro i jihadisti che hanno usato per rovesciare Gheddafi, che in pratica è il modus operandi degli Stati Uniti per un 'cambio di regime'.

La Somalia non è stata ancora presa di mira per un cambio di regime diretto, un fatto che non mi stupisce considerando che la Somalia non ha un corpo politico o un governo forte da almeno 20 anni (grazie agli USA). Così, invece, come rivelato dal New York Times qualche giorno fa, l'amministrazione Obama ha autorizzato l'uso di forze speciali, mercenari e attacchi aerei nel Paese. La missione, che nei circoli militari è nota ingegnosamente come l'"Operazione Somalia", ha fatto piazzare diverse centinaia di truppe americane all'interno del paese, presumibilmente per "combattere i terroristi", che è semplicemente il pretesto utilizzato da decenni dagli USA per giustificare interventi militari in altri paesi, con lo scopo di espandere l'egemonia dell'impero americano. Il controllo della Somalia, che si trova di fronte allo Yemen, e di conseguenza dello Yemen, viene considerato fondamentale da Washington per controllare lo stretto di Bab el-Mandeb e il Golfo di Aden, attraverso il quale vi transitano grandi quantità di petrolio e altre materie prime, tra cui grandi quantità di petrolio destinate alla Cina e all'Asia.

Somalia and Yemen
Somalia e lo Yemen e la rotta di navigazione per l'Oriente
Lo Yemen non era sulla lista di Clark, ma la US Air Force e la Marina hanno bombardato attivamente quel paese per 2 anni sotto la bandiera dell'Arabia Saudita, la cui forza aerea è in realtà la forza aerea statunitense sotto un altro nome. L'obiettivo di questa campagna di genocidio è quello di impedire che i ribelli Houthi sostenuti dall'Iran, prendano il controllo del Loro paese che di conseguenza espanderebbe considerevolmente il controllo iraniano sulla penisola arabica e sulle rotte marittime chiave.

Sudan, idem, non è stato sottoposto al tradizionale cambio di regime, ma invece è impegnato in una 'guerra civile' dal 2003, con il governo sudanese che combatte contro i 'ribelli' sostenuti da Washington (vi suona familiare?) Nel 2011, gli Stati Uniti ed i suoi alleati, assieme alla strega Samantha Power, sono riusciti a dividere il paese, con il pretesto di evitare una 'crisi umanitaria'. Il nuovo paese, il Sud Sudan, possiede la maggior parte delle risorse petrolifere. Prima che il paese venisse diviso, il Sudan forniva circa l'8% del suo petrolio alla Cina e l'80% delle esportazioni sudanesi venivano importate dalla Cina. La guerra civile e la divisione del Sudan è stato quindi un palese tentativo da parte degli USA di privare la Cina di un importante partner strategico che ha ricevuto decine di miliardi in investimenti cinesi negli ultimi anni.

Dal 2001, gli Stati Uniti hanno piazzato una base militare nella piccola nazione di Gibuti, che si trova direttamente di fronte allo Yemen e sullo stretto di Bab el Mandeb e condivide un piccolo confine con la Somalia. Recentemente gli americani hanno mandato lì degli aerei caccia F-16 per l'eventualità di una "possibile crisi in Sud Sudan". Sempre lì, il Giappone ha stabilito una base militare nel 2011 e ha appena annunciato i suoi piani di espandere la sua influenza nella regione per "contrastare l'influenza cinese". La Cina ha iniziato a lavorare recentemente sulla sua prima base navale all'estero. Questa è una regione da tener d'occhio sicuramente.
Minni Minnawi and George W Bush
Minni Minnawi, leader del Fronte di liberazione del Darfur / Esercito di Liberazione del Sudan, che ha sparato i primi colpi nella guerra civile del 2003 in Sudan, con George W. Bush nel 2006.
Quindi ci restano l'Iraq, la Siria, il Libano e l'Iran. L'Iraq è già stato 'conquistato' e i suoi giacimenti petroliferi consegnati alle grandi aziende degli Stati Uniti. L'Iran è stato considerato da sempre una vera sfida grazie alle sue dimensioni e non solo, ed è per questo che si trovava sull'ultimo posto nella lista di Clark. Negli ultimi anni, Washington ha deciso di non attaccare direttamente la nazione persiana, invece ha scelto di neutralizzarla tenendo sotto occupazione l'Afghanistan e 'occuparsi prima' di Siria e Libano, impedendo in tal modo potenziali esportazioni di petrolio iraniano e di gas sia per la Cina che per l'Europa, a cui (speravano) di sopperire con petrolio e gas dall'Arabia Saudita e dai suoi compagni tagliateste tra le monarchie del Golfo.

Come ho fatto notare nel mio articolo precedente, uno dei piani per la Siria post-Assad era quello di esportare il gas del Qatar verso l'Europa attraverso la Siria e la Turchia. L'altro piano era quello di sfruttare i giacimenti di gas e petrolio che si trovano al largo della costa siriana. Ma la prima cosa da fare era di impedire alla Russia ad intervenire e rovinare la festa del saccheggio. Per fare questo, la Siria di Assad doveva essere annientata.

I cablo del Dipartimento di Stato ottenuti da Wikileaks indicano chiaramente che gli Stati Uniti stavano lavorando per minare il governo siriano già dal 2006, fomentando tensioni settarie, isolando la Siria politicamente, e finanziando gruppi di opposizione all'interno del paese.

Roland Dumas, ex ministro degli Esteri francese, ha raccontato durante una trasmissione televisiva nel canale nazionale francese, che nel 2009 gli era stato rivelato dai funzionari del Foreign Office britannico dell'esistenza di un piano segreto per spedire "uomini armati per invadere la Siria".

Un cablo segreto degli Stati Uniti del 28 aprile 2009 inviato alla CIA, al Consiglio di Sicurezza Nazionale, al Segretario di Stato, alla Casa Bianca, Parigi e Londra, dimostra che delle operazioni segrete per un 'cambio di regime' in Siria erano già in corso:
"La politica degli Stati Uniti può puntare meno a favorire un 'cambio di regime' e più verso l'incoraggiamento di una 'riforma del comportamento.' Se questa ipotesi è giusta, potrebbe seguire una rivalutazione dell'attuale programmazione, sponsorizzata USA, che supporta le fazioni anti--SARG [Governo della Repubblica Arabo Siriana], sia all'interno che all'esterno della Siria."
Giacimenti petroliferi e gas al largo nel Mar Mediterraneo

CGGVeritas è uno dei più grandi operatori sismici al mondo ed è controllato in parte dal governo francese. Nel 2005 è stato ingaggiato da parte del Ministero del Petrolio e Fonti Minerali siriano per condurre indagini sismiche sul petrolio e il gas siriano. Nel 2011, uno studio è stato pubblicato su GeoArabia, una rivista dell'industria petrolifera pubblicato da una società di consulenza con sede in Bahrein, GulfPetroLink, che è sponsorizzato da alcune delle più grandi aziende petrolifere del mondo, tra cui Chevron, ExxonMobil, Saudi Aramco, Shell, Total e BP. Lo studio ha identificato "tre bacini sedimentari situati al largo della Siria" che contengono enormi quantità di petrolio e gas dove "possono essere estratti miliardi di barili di petrolio e trilioni di metri cubi di gas."
Levant basin gas and oil fields
I giacimenti di petrolio e gas nel bacino del Levante
Nello stesso anno, CGGVeritas aveva ottenuto un contratto in esclusiva dal governo siriano per fornire supporto tecnico, durante la gara d'appalto, a varie aziende per esplorare, sviluppare e produrre il petrolio e gas estratto dai giacimenti nel Mar Mediterraneo, dalla costa siriana. Lo studio continua:
"L'attività di esplorazione è aumentata nel Mediterraneo orientale negli ultimi anni a seguito di una serie di importanti scoperte di gas multi-TMC (trilioni di metri cubi) effettuati al largo del Bacino Levantino meridionale", ha scritto Steve Bowman, l'autore del rapporto." Il rilascio di autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi verrà annunciato nel corso del 2011 per le aree al largo della Siria, del Libano, e di Cipro, che si presume condivida forti somiglianze geologiche."
Nel 2012, il Dipartimento degli Interni ha pubblicato un report geologico annuale sui minerali, e ha osservato che l'azienda governativa siriana Petroleum Co. :
"... collaborava con diverse compagnie petrolifere internazionali, come la National Petroleum Co. (CNPC) cinese, Gulfsands Petroleum inglese, Oil and Natural Resources Gas Corp. indiana, Royal Dutch Shell plc. inglese, e Total SA francese tramite società controllate."
Cioè, tutti ad eccezione delle aziende americane. Si noti inoltre che il rilascio di licenze per lo sviluppo di giacimenti di gas siriani era stato programmato per il 2011, ma, guarda caso, la "rivoluzione siriana" è scoppiata quello stesso anno.

Nel dicembre del 2014, lo Strategic Studies Institute US Army War College ha scritto un rapporto intitolato: Regionalizzazione del gas nel Mediterraneo Orientale: Sicurezza Energetica, Stabilità e il ruolo degli Stati Uniti. Il rapporto cita una indagine geologica statunitense del 2010 che ha stabilito che le regioni - al largo di Cipro e le zone al largo di Israele, al largo (e qualcuna sulla riva) della Siria, Libano e Territori palestinesi - potrebbero contenere, fino a 1,7 miliardi di barili di petrolio e fino a 122 trilioni di metri cubi (TMC) di gas naturale, trascurando i due terzi dell'intera regione non ancora esplorata per eventuali risorse minerali.
"Il Mediterraneo Orientale è stato testimone di un boom delle risorse naturali senza precedenti a partire dalla fine degli anni 2000, quando Israele, seguito da Cipro, ha fatto le sue prime importanti scoperte di idrocarburi in mare aperto. In seguito queste scoperte si sono rivelate essere sostanzialmente più ricche di tutte le altre risorse precedentemente esplorate nel Mar Mediterraneo Orientale. In questo momento, sono costituite principalmente da gas naturale, anche se i liquidi dovrebbero essere scoperti tra breve al largo, comprese le acque potenzialmente ricche di idrocarburi del Libano e della Siria".
Il report sottolinea:
"Una volta che il conflitto in Siria è stato risolto, le prospettive per la produzione di idrocarburi nel mare siriano sono alte [...] potenziali risorse di petrolio e gas possono essere sviluppate in modo relativamente facile una volta che la situazione politica consenta di effettuare eventuali esplorazioni al largo della Siria."
Naturalmente, la situazione politica nel 2011 già permetteva lo sviluppo di petrolio e gas siriano, ma poi i jihadisti filo-occidentali invasero la Siria mentre Washington urlava a squarciagola per la rimozione di Assad.

In riferimento al grande potenziale dei giacimenti di gas al largo di Israele, il report afferma:
"La sicurezza di Israele e la stabilità del Levante [...] è al centro della politica estera statunitense nella regione. [...] Il sostegno militare statunitense per i suoi alleati in caso dell'eruzione di un conflitto sulle risorse naturali nel Mediterraneo Orientale può rivelarsi essenziale nella gestione di possibili conflitti futuri; questo comporta una cooperazione nella valutazione dei rischi associati alle varie opzioni di esportazione nella regione.

Qualsiasi assenza di assistenza diplomatica e tecnica notevole degli Stati Uniti potrebbe portare ad un graduale cambiamento di alleanze tra alcune parti della regione verso potenze emergenti e nuovi potenziali mediatori di pace come la Russia - che ha già un forte interesse per gli sviluppi del gas del Mediterraneo Orientale - e in particolare la Cina."
Quindi, in risposta alla domanda sulle reali intenzioni della Russia e degli Stati Uniti in Siria: la Russia sta difendendo i suoi rapporti economici vitali con l'Europa e il Medio Oriente, che sono a rischio di essere obliterati dagli Stati Uniti; e gli Stati Uniti, beh, stanno affermando il suo diritto eccezionale di distruggere gli interessi economici vitali di qualsiasi nazione che vada a sfidare l'egemonia degli Stati Uniti (che cerca di manifestare la sua indipendenza). Ma il quadro generale qui si estende ben oltre la Siria, sia geograficamente che nelle sue implicazioni per il nostro futuro collettivo.
Russian gas Europe
La percentuale delle esigenze di gas dell'UE soddisfatte dalle forniture russe
L'ascesa della Cina e dell'Eurasia

Mentre gli Stati Uniti cercano di costringere l'Europa a 'diversificare' il suo approvvigionamento di gas naturale dalla Russia e controllare le forniture di petrolio e gas in Medio Oriente, di cui la Cina ha un disperato bisogno per "oliare" la sua economia in crescita, la Russia, la Cina e l'Iran, tutti loro, stanno attivamente diversificando e rafforzando i loro reciproci e tradizionali rapporti economici.

Come già detto, la Cina sta investendo pesantemente nel petrolio africano, nelle ferrovie, nelle strade e nell'infrastruttura elettrica per il trasporto del petrolio verso la costa. Il mese scorso le imprese cinesi hanno concluso il progetto della ferrovia Etiopia-Gibuti di 656 chilometri. La nuovissima ferrovia elettrica collega la capitale dell'Etiopia Addis Abeba alla costa di Gibuti. La Cina sta anche costruendo autostrade e un porto in mare profondo in Pakistan per collegare la Cina direttamente con il Mare Arabico, e, un piano per un'altra ferrovia e un porto in Bangladesh sono in via di sviluppo. Tutto ciò è in linea con il piano della Cina 'il filo di perle' per la regione dell'Oceano Indiano, la cui preparazione comprende le prime esercitazioni militari congiunte cinesi-indiane mai eseguite, che hanno avuto luogo nel Jammu e nel Kashmir pochi giorni fa. Quando viene presa in considerazione la pretesa cinese della cosiddetta 'nine dash line' nel mare della Cina meridionale, quello che stiamo vedendo veramente è un'evasione cinese vera e propria dalla 'prigione' economica e politica che Washington ha tentato di imporre alla più grande potenza economica e militare in Asia.
Nine dash line China
La linea di demarcazione delle acque territoriali cinesi nel Mar Cinese Meridionale
Oltre alle sue geniali mosse in Siria, che hanno cambiato il gioco geopolitico in questa regione del mondo, la Russia ha recentemente ristabilito il progetto "congelato" per un gasdotto russo turco che consegnerà il gas russo verso l'Europa; ha concluso con successo la vendita di sistemi missilistici S-300 al Iran che costano più di 900 milioni di dollari; e firmato una serie di accordi con l'India in occasione del recente vertice BRICS a Goa, tra cui la vendita del sistema missilistico S-400 che costa miliardi di dollari e gli accordi per la costruzione di elicotteri militari, fregate navali e collegamenti ferroviari tra i due paesi. Inoltre, il colosso energetico russo Rosneft ha appena comprato la seconda più grande raffineria di petrolio in India, che comprende una franchigia di 2.700 stazioni di servizio.

Tutte queste mosse sono intelligenti dato che l'India, una nazione di 1,3 miliardi di persone, importa l'80% del petrolio che consuma, per lo più proveniente dal Medio Oriente. Ma sembra che questo presto cambierà. Come prova che la Russia parla sul serio quando dice che desidera che il mondo sia multipolare, Rosneft ha dichiarato che avrebbe fornito all'India il petrolio che arriva dal Venezuela. E la ciliegina sulla torta è stata la notizia che Russia e India hanno iniziato a discutere sulla costruzione di un gasdotto russo da 25 miliardi di dollari, dalla Siberia all'India.

L'Iran sembra che stia seguendo l'esempio di Russia e Cina pianificando di costruire un porto a Chabahar (in collaborazione con l'India) sulla costa del mare Arabico dell'Iran che non solo faciliterebbe il trasporto delle vaste risorse energetiche dell'Iran in India e Asia, ma fornirebbe anche un corridoio verso il mare per l'Afghanistan, per poter sfruttare i suoi giacimenti minerali che valgono trilioni di dollari, essendo ora ardentemente desiderati (e in realtà illegalmente rivendicati) da parte degli USA.

Tutto questo si può riassumere con la frase 'la nuova via della seta', che è abbastanza ben rappresentata da questa immagine:
China new silk road
Si noti che l'immagine qui sopra è la visione cinese e non descrive i corridoi economici russi e iraniani, che sono, tuttavia, pienamente compatibili con il modello cinese. Il modello cinese, ossia, One Belt One Road: La via della seta (OBOR), è descritto come un'iniziativa che:
di gran lunga supera la sviluppo delle connessioni lineari tra l'Europa e Asia. Infatti, Pechino cerca di creare una rete complessiva per l'infrastruttura eurasiatica. Verranno creati corridoi trans-regionali per collegare le rotte via mare e via terra. Come investitore primario e architetto delle reti infrastrutturali eurasiatiche, Pechino sta creando nuove reti di gasdotti, ferrovie e di trasporti che si diramano dalla Cina. Oltre a questo la leadership cinese è focalizzata sul potenziamento dei porti d'alto mare, in particolare quelli nell'Oceano Indiano.

Con l'OBOR la leadership cinese sta perseguendo tre obiettivi principali:
  • La diversificazione economica
  • stabilità politica e
  • lo sviluppo di un ordine multipolare globale
Politicamente parlando, la leadership cinese si augura che l'iniziativa OBOR stabilizzerà le province occidentali di Pechino, così come i paesi vicini instabili politicamente, come il Pakistan o l'Afghanistan.

L'obiettivo generale è quello di essere attivi nella creazione di un mondo multipolare. Cina cerca di svolgere un ruolo costruttivo nella riforma del sistema internazionale. L'iniziativa OBOR è destinata ad essere il fondamento di un nuovo tipo di relazioni internazionali. La leadership cinese parla della creazione di una "comunità che abbia un destino comune". Gli elementi chiave sono, fare dell'Eurasia un continente più unito, "cooperazioni reciproche", "progresso e prosperità reciproca", così come rispettare il principio delle Nazioni Unite di non ingerenza negli affari interni di altri Stati.

La leadership cinese parla di un processo inclusivo, il che significa che tutte le parti coinvolte sono invitate a modellare e promuovere il progetto "Silk Road Economic Belt" e la "Via della Seta marittima del 21° secolo", in linea con i propri interessi economici.

I primi passi di istituzionalizzazione stanno già emergendo. L' AIIB recentemente fondata e il Fondo della Via della Seta servono a finanziare i progetti. Nel mese di maggio, la Cina e la Russia hanno deciso di collegare l'iniziativa della Via della Seta con il programma russo per lo sviluppo della regione orientale della Siberia. Oltre a questo, Mosca e Pechino hanno deciso di collegare l'Unione economica eurasiatica ad OBOR. Inoltre, nel mese di giugno Ungheria e Cina hanno firmato un memorandum d'intesa per promuovere congiuntamente l'iniziativa della Via della Seta.
Per semplificare ulteriormente le cose e riassumere, in una sola immagine, tutto quello che ho scritto qui, l'immagine qui sotto, più o meno, spiega tutto:

eurasian century
© sott.net
Ora capite perché l'impero anglo-americano è così preoccupato?

Non vorrei essere troppo pignolo ma, se una legione di alieni dovesse atterrare a bordo di enormi navi spaziali con l'intenzione di schiavizzare l'umanità, e se l'unica speranza dell'umanità per sopravvivere all'annientamento alieno fosse quella di mettere da parte le loro differenze e unirsi contro il nemico comune, ci puoi scommettere il culo che gli Stati Uniti sarebbero gli unici a cercare di schierarsi con gli "alieni moderati", nella speranza di annientare Russia e Cina.

Quello che sta accadendo sulla scena mondiale è uno scontro delle civiltà, uno scontro tra due approcci fondamentalmente diversi alla vita e alle relazioni internazionali. Da un lato, abbiamo la visione multipolare di stabilità economica e politica, dove la guerra non è solo indesiderata, ma anche controproducente, in cui le nazioni rispettano la sovranità altrui e fanno affari che sono reciprocamente vantaggiosi. Dall'altra parte, abbiamo il mondo unipolare dove una nazione sente il bisogno di controllare, sfruttare e distruggere le altre nazioni che non rinunciano alle loro risorse per cedere il passo ad una egemonia globale.

Si pone la domanda: in quale mondo avrei preferito vivere?