Il senso della normalità
Il tempo era un'etenità, di pensiero in pensiero le cose non si facevano mai, i giorni passavano senza concludere nulla, si doveva prendere una decisione, dovevo capire cosa fare, quel discorso fatto dal mio amico medico mi dava da pensare.
" Voi per vostra figlia Fabiola non potete fare nulla, il problema è genetico, fino a quando non si risolve quel problema non c'è nulla da fare (ovviamente sui "geni" non ci sarà mai una soluzione, quelli sono e quelli rimarranno), quel cromosoma in più non si può modificare, inutile portare vostra figlia a destra e sinistra soluzioni non ce ne sono, però tua figlia dipende da voi, voi potete fare tanto per lei, la buona riuscita sta a voi stabilirla".Per capire questa contraddizione nei termini "non poter fare nulla e fare tutto allo stesso tempo" mi dava da pensare, non capivo se da un lato non c'era nulla da fare, dall'altro lato dipendeva da noi genitori, questo pensiero mi portò a un isolamento totale di una settimana.
Settimana lunga e piena di spunti è stata quella settimana fine ottobre del 1984, giorni di totale isolamento da quel ronzio continuo di "poverina, che dolore, che natura maligna, ecc. ecc. ", parole pronunciate da tutti coloro che facevano visita a Fabiola, che ormai mi davano fastidio, mi portavano ancora più confusione, concetti che non portavano a nulla se non alla disperazione. È stata una settimana dedicata tutta a Fabiola e alla sua crescita, a come iniziare un percorso di crescita che si annunciava non normale e pieno di insidie, settimana chiuso fra quei quattro muri in via Bartolo a Mazzarino e un piccolo bagno adiacente, in piena solitudine, settimana di meditazione per riflettere su quelle parole del mio amico medico, su quella contraddizione in cui vi erano celati i segreti educativi per far crescere una Down.
Commenta: Questo articolo scritto Da Angelo Buscema è la prima parte del racconto sulla vita della figlia Fabiola che ha la sindrome di Down, un racconto grazie al quale avremo l'occasione di conoscere e capire meglio l'esperienza della vita di queste persone gentili e dolci.