L'Agenda della Scuola di Mileto
Nel 1997, William Mullen, professore di studi classici al Bard College, tenne una conferenza dal titolo: Catastrofi naturali durante la civiltà dell'età del bronzo in cui delineò quella che vedeva come l'agenda della scuola milesiana.
Gli argomenti comuni ai primi tre filosofi presocratici di Mileto nel VI secolo a.C., Talete, Anassimandro e Anassimene, e a Senofane[1] della vicina Colofone, presi insieme possono essere visti come costituendo l'agenda di una "Scuola Milesiana".
L'agenda prevedeva un'indagine del cosmo conosciuto (la disposizione ordinata del mondo abitato circondato da corpi celesti in movimento regolare); ridefinizioni della divinità; e teorie dei processi naturali, costantemente in atto, mediante i quali devono essere compresi sia il cosmo che la divinità. Comprendeva anche spiegazioni di fenomeni che la maggior parte degli uomini considerava terrificanti: tuoni, fulmini, terremoti, eclissi e distruzione periodica del cosmo stesso. Si proponeva di spiegare questi fenomeni in termini degli stessi processi elementari (trasformazioni dell'acqua, rarefazione e condensazione dell'aria, separazione del fuoco, dell'aria, dell'acqua e della terra, riassorbimento periodico di questi elementi in uno stato di equilibrio dinamico) così come invocato per spiegare la disposizione ordinata della terra e dei corpi celesti. In tal modo, implicava l'infondatezza della tradizionale religione olimpica che attribuiva fulmini e terremoti ai capricci di Zeus e Poseidone e la distruzione del mondo alle battaglie degli dei del cielo.
L'obiettivo finale della scuola di Mileto potrebbe quindi essere stato quello di liberare le persone dalla paura paralizzante dell'immediato ripetersi di disturbi celesti nel recente passato. Insistendo sul fatto che le distruzioni del mondo avvenivano solo in vasti cicli di tempo (come un "grande anno" il cui solstizio d'inverno era il Diluvio e il solstizio d'estate Conflagrazione), la Scuola Milesiana distorceva schematicamente i ricordi dei recenti disordini, e la sua attività può essere vista come parte di un modello generale di oblio e di distanziamento psicologico comune a tutte le culture dopo le catastrofi della fine dell'età del bronzo. Ma insistendo sul fatto che queste distruzioni del mondo avvenivano solo come risultato di processi elementari inalterabili, stava anche erigendo un baluardo proto-scientifico contro il pensiero e il comportamento apocalittico.[2]
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