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Immunità di gregge: la teoria che oggi ci equipara a un branco di pecore

Montanari vaccini

Questa teoria è il fondamento per le campagne di vaccinazione di massa di tutto il mondo. Attualmente prevede che, affinché una popolazione sia immune verso una malattia infettiva come il morbillo, è necessario vaccinare almeno il 95% della popolazione stessa. In teoria quindi, con un tasso di vaccinazione del 95%, la malattia dovrebbe essere eradicata.

In un articolo pubblicato su Epidemiological Review intitolato Immunità di gregge: Storia, Teoria, Pratica, scritto da Paul E.M. Fine e pubblicato nel 1993, l'autore osserva che il primo uso "pubblico" del termine Herd Immunity (immunità di gregge) sembra essere stato nell'articolo "La diffusione delle infezioni batteriche: il problema dell'immunità di gregge", scritto da W.W.C. Topley e G.S. Wilson e pubblicato nel 1923.

Dal lavoro di Paul E.M. Fine, sembra che la teoria dell'immunità di gregge si sia originariamente sviluppata sulla base di alcune osservazioni con i topi e da alcune "semplici formulazioni matematiche", ma lo studio non chiarisce se questa teoria sia mai stata validata mediante processi di revisione scientifica fra pari (peer review) come avviene comunemente nel caso di teorie che vengono in seguito diffusamente accettate come "prova scientifica".

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In principio era l'uranio impoverito...

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© Foto Croce Rossa Italiana

di Antonio Scarpitta.



Nello scorso mese di luglio è stata resa pubblica la relazione finale della IV Commissione d'Inchiesta sull'uranio impoverito, uno studio autorevole che ha fatto ulteriormente chiarezza sulle cause di un fenomeno che ha colpito migliaia di soldati italiani negli ultimi vent'anni.
All'inizio del nuovo millennio, infatti, tra i nostri militari che avevano prestato servizio nelle missioni balcaniche, in Bosnia e nel Kosovo, si era verificato un improvviso aumento di casi di linfoma di Hodgkin, tale da far prevedere un collegamento tra l'insorgere della malattia e l'attività prestata in teatro.

Gravemente sospetta era apparsa la presenta in quei territori di residui di uranio impoverito che, sotto forma di aerosol con particelle micro polverizzare trasportabili dal vento anche a grande distanza, erano suscettibili di entrare nell'organismo per inalazione o ingestione attraverso alimenti contaminati.

Dopo non poche polemiche, non sempre prettamente scientifiche, venne varata la Commissione Mandelli, incaricata dal Ministero della Difesa di far luce sul fenomeno ed individuarne le cause scatenanti.

La commissione terminò i propri lavori nel 2004 senza accertare un nesso diretto ed incontrovertibile tra l'esposizione potenziale all'uranio impoverito e l'insorgenza dei linfomi, ma raccomandando un'ulteriore fase di studio che monitorasse l'evoluzione del fenomeno.

Ne nacque, su indicazioni della Difesa, il Progetto SIGNUM, acronimo per Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari, destinato a coinvolgere su base volontaria 982 militari impiegati nella missione "Antica Babilonia" in Iraq, dove le forze statunitensi avevano fatto largo uso di munizionamento contenente uranio impoverito.

Lo studio prevedeva la raccolta di informazioni dettagliate sulla possibile esposizione dei militari oggetto dell'indagine all'uranio impoverito e ad altri metalli pesanti mediante l'esame di campioni biologici (urine, sangue e capelli) effettuato prima e dopo la missione, per un periodo significativamente lungo (quasi otto anni).

Lo scopo era chiaramente quello di porre in essere una sorveglianza clinica ed epidemiologica protratta nel tempo, per accertare l'insorgenza di fenomeni a lungo termine.

Lo studio prendeva inoltre in considerazione altri fattori potenziali di rischio quali le condizioni ambientali e climatiche presenti nelle basi italiane di "White Horse" e "Camp Mittica", gli stili di vita, la dieta, il fumo ed altre condizioni tendenzialmente pericolose, inclusa, per la prima volta, la somministrazione dei vaccini.

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Quanti Soldi Intascano i Medici Vaccinatori?

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Sull'estrema tossicità e pericolosità delle vaccinazioni pediatriche spero non vi siano più dubbi.
Cerchiamo ora di capire quanto intascano i facoltosi camici bianchi, coloro che osannano le vaccinazioni accusando pesantemente i genitori che le obiettano, grazie a questo atto medico.

Ad aiutarci nella comprensione un documento pubblicato nel 2015 da "Toscana Medica", un mensile di informazione curato dall'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Firenze. Nella pagina dedicata ai compensi per le prestazioni troviamo che il medico percepisce 15 euro per ogni atto vaccinale mono o pluri-somministrazione, e un bonus al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
    - 1.000 euro per copertura vaccinale tra i propri assistiti > 95% x terza dose esavalente;
    - 1.000 euro per copertura vaccinale tra i propri assistiti > 95% x morbillo;
    - 1.000 euro per copertura vaccinale tra i propri assistiti femmine > 80% x papilloma virus.
Non male come incentivo economico per i vaccinatori incalliti. Per i medici che cincischiano, infatti, tali premi vengono dimezzati se le coperture vaccinali calano tra il 92 e il 95% per esavalente e morbillo e tra il 71 e l'80% per il papilloma virus.
No vax? No money!

La GSK, Sanofi-Pasteur, Merck e le altre lobbies che spacciano vaccini ringraziano di cuore perché con simili incentivi ai medici (pagati dalle regioni, quindi dalle tasse dei contribuenti) loro vendono molti più vaccini e quindi guadagnano di più. Coloro che ci rimettono sono sempre gli esseri più indifesi: i bambini.
I dati sopra riportati riguardano la regione Toscana, la regione rossa dell'uomo delle lobbies farmaceutiche per antonomasia, l'ex premier Matteo Renzi, ma si possono ipotizzare benefit simili anche in altre regioni... Anche se nelle modifiche al decreto Lorenzin, per ora, bonus similari sono difficili, sarà infatti già una sfida far quadrare i conti per le vaccinazioni su operatori sanitari e scolastici...

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Obbligo dei vaccini tra cortei no-vax e caccia alle streghe

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Non si fermano le manifestazioni contro l'obbligo dei vaccini: nell'ultimo fine settimana attivisti no-vax sono scesi in piazza a Roma e a Merano, in un clima di caccia alle streghe e richieste di "asilo" in Austria di 130 famiglie altoatesine no-vax.


Sono arrivati da tutta Italia a Roma, genitori, ragazzi, associazioni, medici, avvocati, per protestare contro il decreto Lorenzin che aumenta le vaccinazioni obbligatorie da 4 a 12, su invito del Coordinamento nazionale per la libertà di scelta e per chiedere che le 12 vaccinazioni non siano obbligatorie per la frequenza scolastica. Il corteo partito dalla Bocca della Verità è sfilato per le strade del centro storico di Roma con cartelli che inneggiavano alla "Libertà di scelta" e deploravano le sanzioni previste dal decreto per i genitori anti-vaccini, multe fino ai 7.500 euro e rischio di perdere la patria potestà.

A Merano gli attivisti si sono incontrati davanti alla Kurhaus, dove si stava svolgendo un incontro del presidente Mattarella con il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen. Qui i manifestanti hanno invocato la libertà di scelta, richiamandosi alla mozione approvata all'unanimità pochi giorni prima dal Consiglio provinciale dell'Alto Adige, che chiede "lo stralcio delle misure coercitive previste dal decreto sui vaccini e una campagna di sensibilizzazione ampia ed equilibrata". Infatti, tra i poteri della Provincia Autonoma non rientra la competenza legislativa primaria su questo tema. Ma dall'Alto Adige arriva comunque un chiaro segnale di insofferenza rispetto al decreto voluto dal ministro Beatrice Lorenzin.

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Il Meglio del Web: L'obbligo vaccinale, ovvero: chi decide della salute dei bambini? [Parte 1]

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di Patrizia Scanu.



Sulla questione dell'obbligo vaccinale appena imposto per decreto a tutti i bambini italiani per ben 12 diverse malattie si sta consumando una battaglia emotiva e poco trasparente. Come in tutte le questioni controverse, sulle quali non si esercitano liberamente le ragioni della scienza e la saggezza della riflessione ponderata, per via degli enormi interessi economici e delle pressioni ideologiche, la tendenza del conflitto è verso la polarizzazione delle posizioni e verso la contrapposizione radicale vaccinisti/antivaccinisti, che in nessun modo consente di sviscerare la complessità del problema.


I piani sui quali l'obbligo vaccinale - e non l'utilità o meno delle vaccinazioni, sia chiaro - può e deve essere considerato sono molteplici: uno filosofico-giuridico, uno politico-economico, uno storico-sociologico, uno medico-scientifico. Considerarne uno a scapito degli altri tre rende impossibile comprendere che cosa è in gioco veramente in questo scontro.

Cominciamo dal primo, che è anche a mio parere il più rilevante. Considerato dal punto di vista filosofico-giuridico, e più precisamente etico-giuridico, l'obbligo vaccinale ci pone di fronte ad una questione di vitale importanza per tutti noi: può lo Stato imporre ai cittadini un intervento sanitario universalmente obbligatorio contro la loro volontà? Può violare il principio dell'inviolabilità del corpo? E può fare questo sui bambini, per definizione soggetti deboli, sostituendosi alla volontà dei naturali tutori dei loro interessi, i genitori? E può irrogare una sanzione grave come la discriminazione dei bambini rispetto all'accesso di servizi essenziali quali l'asilo nido o la scuola per l'infanzia o la penalizzazione economica non progressiva ai genitori o addirittura la revoca della patria potestà?

È ovvio che il "può" va inteso nel senso di "ha il diritto". Nel comune sentire, lo Stato ha il diritto di costringere quando è in gioco un bene maggiore, in questo caso la salute pubblica, in altri casi la sicurezza o l'interesse generale. Ma in uno Stato di diritto e soprattutto in uno Stato democratico il potere dello Stato è soggetto a pesanti limitazioni. Se così non fosse, il naturale squilibrio di forze fra Stato e cittadini trasformerebbe questi ultimi in sudditi senza diritti. In uno Stato democratico, la sovranità è dei cittadini, che la esercitano sulla base della Costituzione, la quale a sua volta è frutto di un patto, di un contratto bilaterale fra i cittadini e lo Stato. Lo Stato è al servizio dei cittadini, non viceversa; di per sé, lo Stato non è altro che l'espressione della comune appartenenza dei cittadini ad un unico corpo sociale.

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Flashback Ma quale celiachia. Chiamatela Roundup.

Roundup Glyphosate Spraying
© Getty Images
Sono almeno 12 mila anni che l'umanità mediterranea si nutre di frumento, senza problemi. E di colpo, ecco sorgere la "intolleranza al glutine", con relativo ipersviluppo degli affari relativi a questa "malattia": paste senza glutine a 5 volte il prezzo delle normali, prodotti bio dove l'etichetta dichiara "senza glutine", cibi spesso a carico del servizio sanitario nazionale... Il glutine è un veleno? Si deve sospettare del grano geneticamente modificato?

Per una volta no. Anche se c'entra il Roundup, il diserbante della Monsanto, specifiamente concepito dalla multinazionale per essere usato in abbondanza coi suoi semi geneticamente modificati (modificati appunto per resistere al diserbante, che uccide tutte le erbacce) .

Come ha scoperto la dottoressa Stephanie Seneff, ricercatrice senior al Massachusetts Institute of Technology (MIT), da una quindicina d'anni gli agricoltori americani, nelle loro vastissime estensioni, hanno preso l'abitudine di irrorarle di Roundup immediatamente prima della mietitura.

In questo caso, profittano delle qualità disseccanti del prodotto, con il suo agente attivo, glisofato. Hanno scoperto che, spargendo tonnellate di glisofato, la resa per ettaro aumenta. Perché? Perchè, prova a spiegare la Seneff, "le brattee protettive si frantumano, la spiga muore, e con l'ultimo sospiro, rilascia i chicchi" che altrimenti resterebbero attaccati nel resti della spiga ancor umida. L'aumento di resa non è enorme, ma è importante per coltivatori stra-indebitati con le banche. Inoltre, il disseccamento facilita la battitura condotta coi giganteschi macchinari industriali (spesso affittati, quindi se li si può usare per meno giorni, si risparmia) e consente di anticipare l'operazione di mietitura. "Un campo di grano matura di solito in modo ineguale; una irrorata di Roundup consente di disseccare ugualmente le zone ancor verdi e quelle già gialle, e procedere alla mietitura nello stesso tempo", ha spiegato un coltivatore di nome Keith Lewis.

E' dunque l'estrema manifestazione della industrializzazione totale dell'agricoltura americana, nel quadro della violenza generale sulla natura (hanno abolito la rotazione agricola, coltivano sempre le stesse colture da denaro sullo stesso campo, compensando l'impoverimento del terreno con tonnellate di fertilizzanti chimici), hubrys che resterà sempre come lo stigma dell'americanismo quando avrà condotto all'estinzione di questa civiltà. Lo stesso ministero americano dell'agricoltura ha reso noto che, dal 2012, il 99% del grano duro, il 97% del frumento prinaverile, e il 61 % di quello invernale subisce il trattamento al glisofato: il che costituisce un aumento dell'88% per il grano duro, e del 91% per il primaverile rispetto a quanto si faceva nel 1998.

Commenta: E' opportuno notare che, nonostante l'articolo evidenzi il fatto che l'orzo irrorato di Roundup non sia utilizzato dall'industria della birra, uno studio pubblicato l'anno scorso dall'Istituto Ambientale di Munich ha trovato tracce di glifosato in almeno 14 birre tedesche.


Attention

Il Meglio del Web: E' ufficiale: il glifosato contenuto nella pasta provoca la Sla e il morbo di Alzheimer

Glyphosate Pasta

Lo si può leggere in uno studio del Massachusetts Institute of Technology (Mit). La seconda notizia, non meno importante della prima, è che l'associazione di produttori di grano duro del Sud Italia GranoSalus promuoverà autonomamente l'analisi chimica sui prodotti derivati dal grano (pasta, pane e altro). E li renderà pubblici pubblicandoli sulla rete. Sapremo finalmente quale pasta (e quale pane) mangiare. E, soprattutto, quale pasta non dovremo mai più acquistare (con riferimento - con molta probabilità - ai marchi altisonanti e super pubblicizzati)


E' ufficiale: i derivati del grano al glifosato (o glyphosate, secondo il termine scientifico) - e cioè pasta, pane e altro ancora - provocano danni alla salute umana. La cosa è nota da tempo, ma adesso è disponibile uno studio Massachusetts Institute of Technology (Mit). Il glifosato presente nella pasta e nel pane può provocare malattie gravi: diabete, obesità, asma, morbo di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e il morbo di Parkinson (come potete leggere qui).

Attenzione, insomma, soprattutto alla pasta che acquistiamo nei supermercati. Soprattutto la pasta prodotta con i grani duri canadesi, ma non solo anche quelli dei Paesi dell'Est, che sono letteralmente pieni di glifosato. Perché i grani duri canadesi contengono percentuali elevate di glifosato l'abbiamo raccontato in questo articolo.

Quello che oggi vogliamo approfondire è un tema delicatissimo, che riguarda la nostra salute. Tema legato al pane e, soprattutto, alla pasta che, ogni giorno, andiamo ad acquistare nei supermercati o negli stessi negozi artigianali. E' la pasta dei grandi marchi, quella che viene promossa con pubblicità martellante sui mezzi d'informazione. Ebbene, attenzione, perché questa pasta prodotta con i grani pieni di glifosato può provocare danni seri al nostro organismo.

Commenta: Leggi i seguenti articoli per una migliore comprensione sulla tossicità legata all'utilizzo del glifosato.


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Nube radioattiva sull'Europa, gli Usa inviano il "cacciatore" di bombe nucleari

Iodine Radiation Europe
Un fenomeno preoccupante, ma non dannoso, ha interessato diversi paesi dell'Europa centrale ed orientale tra la fine di gennaio e la metà di febbraio. Si tratta del passaggio di una nube radioattiva, prodotta dallo iodio 131, registrata dapprima tra la Russia e la Norvegia e poi in Finlandia, Repubblica Ceca, Francia ed, infine, in Spagna. Insomma la nube di radiazioni ha interessato quasi per intero la superficie del vecchio continente, risparmiando il nostro paese.


Come rivelato anche da Scienze Notizie l'effettivo aumento delle radiazioni è stato riscontrato dalla Norwegian Radiation Protection Authority e dall'autorità francese sulla sicurezza nucleare: entrambi, però, hanno deciso di non avvertire la popolazione per la portata modesta dell'evento.

Commenta: Lo iodio (non-radioattivo) è un oligoelemento essenziale al funzionamento delle cellule, e agisce da antibatterico, antiparassitario oltre ad avere proprietà antivirali e antitumorali.

L'assunzione di iodio in quantità adeguate aumenta l'escrezione urinaria dei metalli pesanti e dunque protegge contro lo iodio radioattivo.

Lo iodio - Conoscenza soppressa che può cambiare la vita


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Vi spiego perché i vaccini sono inquinati

Vaccini sporchi - rivista
Non solo antibiotici, cellule di scimmia o di feti abortiti. (Cliccate qui da pag 9 a 12 per consultare l'elenco degli adiuvanti presenti nei vaccini dichiarati dai produttori). I vaccini sono anche sporchi. Contengono una grande varietà di particelle solide e minuscoli accumuli di detriti. Si va dai composti di piombo, stronzio e zirconio dell'antimeningite a concentrazioni di tungsteno e alluminio nell'esavalente. E poi cerio, bismuto, silicio, oro, argento, fosforo, azoto sparsi fra l'anti papilloma e l'anti morbillo. Metalli, semi-metalli, leghe. E tracce di mercurio ovunque. Tutto nei vaccini destinati ai bambini.

Lo hanno scoperto due scienziati di Modena, Stefano Montanari e Antonietta Gatti, grazie al loro microscopio elettronico. Hanno analizzato 44 campioni di 30 vaccini. Ne hanno fotografato il contenuto, lo hanno raccolto, misurato e divulgato. È risultato pulito soltanto un vaccino per i gatti.

"Non si tratta di sostanze disciolte ma di nanoparticelle di varie dimensioni (da 100 nanometri a oltre 10 micron) non biocompatibili e non biodegradabili. Sono biopersistenti, vuol dire che restano per sempre nel corpo", spiegano.

Sono quindici anni (15!) che i due ricercatori modenesi denunciano che i vaccini sono contaminati. Ma soltanto pochi giorni fa è uscita la pubblicazione sull'International Journal of Vaccines and Vaccination. La trovate qui [In formato PDF].

Commenta: Un'altra fantastica novità inserita nel nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 è che nel mirino ci sono i cosiddetti medici controcorrente:
[...]Diffondere informazioni non basate su prove scientifiche è per gli operatori sanitari «moralmente deprecabile, costituisce grave infrazione alla deontologia professionale oltreché essere contrattualmente e legalmente perseguibile». L'«educazione ai vaccini» comincia dal corso di laurea in Medicina e dev'essere costantemente aggiornata sulla base delle migliori evidenze scientifiche. La vaccinologia va inserita tra gli obiettivi della formazione continua per tutta l'area sanitaria.
Dopo aver letto il presente articolo ci si chiede quale sia, o se esista, la definizione di "Scienza", al di fuori delle apparentemente cieche imposizioni del governo italiano, che ovviamente prenderà disposizioni dalla UE o oltreoceano, visto che in un mondo sempre più globalizzato il termine sovranità è ormai andato in pensione da tempo.

Da notare anche che la novità assoluta è il regalo (milioni di Euro che qualcuno pagherà comunque) delle vaccinazioni per il bene e la salute dei cittadini, dove il "bene" e la "salute" vengono trattati come una sorta di bene necessario imposto dall'alto, e come due valori su cui non c'è questione da porsi. Lo Stato è sicuro al 100% che questa iniziativa faccia bene, a tutti, nessuno escluso, evidentemente.

Ma qualcuno ha già posto la domanda, sia nel presente articolo, che qui. Non sarebbe opportuno fare dei test, soprattutto ai bambini, prima che gli vengano somministrate le vaccinazioni?
[...]Va subito detto che questa richiesta è estremamente importante e corretta e il razionale che la giustifica è che:
- i neonati (per la loro fisiologica condizione di vita) sono particolarmente deboli a livello immunitario e, se non facciamo attenzione, non solo li possiamo rendere ancora più deboli, ma li possiamo anche squilibrare a lungo o per sempre;
- i vaccini pediatrici, anche se raramente, possono causare gravi danni, specie se inoculati contemporaneamente in numero elevato e in bambini molto piccoli;
- alcuni bambini, anche se nei primi mesi appaiono perfettamente sani, possono avere una particolare predisposizione a presentare danni in seguito alle vaccinazioni (ipogammaglobulinemia, alterazioni dell'assorbimento intestinale dei nutrienti, carenza di determinate sostanze biologiche a livello cerebrale, stress di vita, presenza di patologie latenti, ecc.).

[...]Purtroppo, il nostro Ministero della Salute, invece di rispondere prontamente sollecitando i Centri specializzati a cercare i test più appropriati e di promuovere la messa a punto di test nuovi, ha risposto ben 5 anni dopo con la Circolare Ministeriale del 7 aprile 1999 che decreta che non si prevedono esami chimico-clinici da eseguire prima della somministrazione dei vaccini, ...
Di previsto quindi ci sono solo tanti milioni per le case farmaceutiche produttrici di vaccini, e una pacca sulla spalla dal governo che ci assicura che andrà tutto bene.


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Flashback 10 sorprendenti benefici della nicotina

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La nicotina ha una cattiva reputazione, giusto? Ma sapevi che questa reputazione è in gran parte infondata?


Infatti, alcune prove suggeriscono che la nicotina da sola non causa così tanta dipendenza e che sono le altre sostanze chimiche presenti nel fumo di tabacco, insieme con gli aspetti comportamentali, che rendono il fumo una dipendenza qual è.

La nicotina di per sé è in realtà vista come la sostanza meno dannosa fra tutti i composti presenti nel fumo di sigaretta e per di più la nicotina può effettivamente avere benefici medici per un certo numero di situazioni.

Il Professore Riccardo Polosa ha sottolineato al primo Forum Globale sulla Nicotina che:

"La nicotina non è la causa delle malattie legate al fumo:

  • ufficialmente la nicotina non è cancerogena
  • la nicotina non provoca il cancro ai polmoni
  • la nicotina ha un effetto minimo sulle malattie cardiovascolari"
Ciò detto, abbiamo individuato i possibili benefici della nicotina. Inutile dire che, dato l'argomento, alcuni di essi sono molto controversi, ma di certo troverete questi 10 effetti positivi della nicotina molto interessanti.

1) La nicotina e il morbo di Parkinson

Nel 1966, Harold Khan, un epidemiologo presso i National Institutes of Health degli Stati Uniti, iniziò ad osservare i dati sulla salute di 293.653 veterani che avevano prestato servizio nelle forze armate degli Stati Uniti tra il 1917 e il 1940. Come era prevedibile, scoprì un tasso di mortalità più elevato tra i fumatori, che erano soggetti a numerose malattie come il cancro ai polmoni, enfisema, malattie cardiache, etc.

Quel che apparve sorprendente, tuttavia, era che i non fumatori avevano tre volte più probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson rispetto ai fumatori. Inizialmente, i risultati di Khan furono spiegati col fatto che i fumatori muoiono giovani a causa di altre malattie legate al fumo prima di raggiungere l'età in cui il Parkinson solitamente inizia a svilupparsi. Ma studi successivi, come l'indagine di Kessler e Diamonds (1970) (fonte) sui residenti di Baltimora affetti dal morbo di Parkinson, confermarono che la conclusione di Khan era vera.

Divenne presto evidente ai neuroscienziati che la molecola di nicotina era responsabile della prevenzione del morbo di Parkinson. Questa molecola potrebbe regolare altri sistemi recettoriali nel cervello, in primo luogo il neurotrasmettitore dopamina. La dopamina svolge una serie di ruoli nel cervello umano. Essa regola l'attenzione, i comportamenti in-cerca-di-ricompensa, come il gioco d'azzardo, la tossicodipendenza, e per di più (nel caso del morbo di Parkinson) il movimento.

Sulla base di questi risultati emergenti, Maryka Quik (fonte) ha usato la nicotina per il trattamento delle scimmie con il Parkinson e i risultati sono stati notevoli. Dopo otto settimane, le scimmie avevano la metà dei tremori e dei tic. Inoltre, le scimmie che erano trattate anche con il farmaco standard per il Parkinson, la L-DOPA, avevano ridotto le discinesie (l'effetto collaterale del farmaco) di ben il 35%. Da allora, molti studi sono giunti alla conclusione che la nicotina ha il potenziale di proteggere contro l'avanzamento degenerativo rallentando o arrestando il danno neuronale che deriva dalla malattia di Parkinson. Ulteriori studi sugli effetti della nicotina nei pazienti con malattia di Parkinson dovrebbero darci in futuro maggiore comprensione di come essa agisca realmente.