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«La verità è che per alimentarvi qualcuno deve morire»

Vegana per 20 anni, ora pensa che esserlo non salverà il mondo. Anzi. Lei è Lierre Keith, autrice del libro The Vegetarian Myth, dissacrazione della "bontà" del vegetarianesimo. A iniziare da questi 6 miti.

Lierre Keith
© Vanity Fair

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Combattere la solitudine

solitudine
Combattere la solitudine, ovvero la sensazione di disagio interiore data dalla mancanza di relazioni e contatti sociali gratificanti, dalla discrepanza tra i reali rapporti sociali del soggetto e la percezione fredda e distante che egli invece ha rispetto al mondo esterno, è importante per una buona qualità della vita, sia per il benessere psicologico che per quello fisico. La persona che vive il senso di solitudine infatti spesso si sente a disagio, prova tristezza e apatia, non vive bene e tende a chiudersi in se stesso, fortunatamente esistono diversi rimedi per affrontare questa condizione.

E' importante, innanzitutto, fare una distinzione tra il "sentirsi soli" e lo "stare da soli", differenza che sta nell'intenzione di base. La solitudine non è sempre un male: se cercata volutamente e per brevi periodi può apportare anche dei benefici. Prendersi un momento di riflessione, infatti, isolarsi momentaneamente per cercare un distacco, in fasi particolari della vita o in prossimità di una scelta importante, può aiutare a riflettere meglio. Il sentirsi soli, invece, nasce da una condizione psicologica diversa, un malessere che il soggetto prova nei confronti di se stesso e degli altri, che può riguardare diversi ambiti come quello amoroso, quello degli affetti familiare, ma che in ogni caso, se non affrontato, rischia di trasformarsi in una solitudine cronica, condizione che può provocare conseguenze peggiori come la chiusura ulteriore in se stessi, la perdita dell'autostima, stati di apatia e forti disagi sino alla depressione.

Combattere la solitudine.

Combattere la solitudine, ovvero la sensazione di disagio interiore data dalla mancanza di relazioni e contatti sociali gratificanti, dalla discrepanza tra i reali rapporti sociali del soggetto e la percezione fredda e distante che egli invece ha rispetto al mondo esterno, è importante per una buona qualità della vita, sia per il benessere psicologico che per quello fisico. La persona che vive il senso di solitudine infatti spesso si sente a disagio, prova tristezza e apatia, non vive bene e tende a chiudersi in se stesso, fortunatamente esistono diversi rimedi per affrontare questa condizione.
Combattere la solitudine

Solitudine interiore e solitudine naturale.

E' importante, innanzitutto, fare una distinzione tra il "sentirsi soli" e lo "stare da soli", differenza che sta nell'intenzione di base. La solitudine non è sempre un male: se cercata volutamente e per brevi periodi può apportare anche dei benefici. Prendersi un momento di riflessione, infatti, isolarsi momentaneamente per cercare un distacco, in fasi particolari della vita o in prossimità di una scelta importante, può aiutare a riflettere meglio. Il sentirsi soli, invece, nasce da una condizione psicologica diversa, un malessere che il soggetto prova nei confronti di se stesso e degli altri, che può riguardare diversi ambiti come quello amoroso, quello degli affetti familiare, ma che in ogni caso, se non affrontato, rischia di trasformarsi in una solitudine cronica, condizione che può provocare conseguenze peggiori come la chiusura ulteriore in se stessi, la perdita dell'autostima, stati di apatia e forti disagi sino alla depressione.

Solitudine e fasi di vita: le cause.

Come già accennato alla base degli stati di solitudine possono esservi diverse cause, determinate anche dalla particolare fase evolutiva in cui ci si trova, in particolare la solitudine può riguardare bambini ed adolescenti e quindi il modo in cui questi sviluppano i loro rapporti interpersonali nell'ambito della sfera familiare ed affettiva o con i loro coetanei, può riguardare la sfera amorosa ed essere indice di una crisi con il partner o conseguenza di una separazione, o può essere dettata da particolari condizioni di vita che portano ad una diminuzione degli interessi e dei contatti sociali, condizione che spesso riguarda gli anziani. Vediamo più nel dettaglio le principali tipologie di solitudine e che fare per affrontarle.

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Muovere il corpo tiene sveglio il cervello

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Convincenti prove mostrano che l'esercizio fisico migliora la memoria e le capacità cognitive. Come esempio uno studio del 2010 sui primati ha rivelato che un regolare esercizio aiutava le scimmie ad imparare nuovi compiti in metà del tempo rispetto alle scimmie che non si esercitavano fisicamente, ed i ricercatori credono che lo stesso valga anche per le persone. Ulteriori studi supportano questa possibilità.

Allenamenti muscolari — ed in particolare l'esercizio dei muscoli delle gambe — si è rivelato avere un impatto particolarmente forte nelle funzioni cerebrali e nella memoria. In uno studio, soli 20 minuti di esercizi per le gambe hanno migliorato la memoria a lungo termine del 10 percento.

Commenta: Gli esercizi fisici migliorano il tuo cervello:


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Puoi far crescere nuove cellule cerebrali: Neurogenesis

neurogenesis
Viene chiamata neurogenesi. L'ippocampo del nostro cervello è capace di creare nuovi neuroni ed alcuni fattori ambientali lo fanno accelerare e decelerare.

Commenta: Vedi anche: Muovere il corpo tiene sveglio il cervello


Health

Melanoma: "Ogni anno colpisce oltre 2mila under 40, serve più prevenzione"

melanoma

Il melanoma, tumore della pelle particolarmente aggressivo, colpisce persone sempre più giovani. Oggi il 20% delle nuove diagnosi, circa 2.260 casi nel 2015 in Italia, riguarda pazienti di età compresa tra 15 e 39 anni.
Una tendenza confermata anche dai ricoveri per questa malattia nel nostro Paese. Il maggior incremento dei tassi di ospedalizzazione in 8 anni (2001-2008) si è registrato negli over 81 (+34%), nei cittadini nella fascia di età 61 - 70 (+20%) e, sorprendentemente, proprio fra i 31 - 40enni (+17%). Le cause vanno ricondotte soprattutto a comportamenti scorretti, in particolare da bambini, perché le scottature solari gravi nell'infanzia possono aumentare il rischio.

Alla "Lotta al melanoma" l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) dedica un convegno nazionale oggi al Ministero della Salute.
"Parte dalla prevenzione la battaglia contro questo tumore - afferma il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Nel nostro Paese nel 2015 sono stati stimati circa 11.300 nuovi casi (erano meno di 6.000 nel 2004, 7.000 nel 2010, 11.000 nel 2014). Il melanoma è in costante crescita, infatti le diagnosi sono quasi raddoppiate in dieci anni, particolarmente fra i giovani. Troppe persone si espongono al sole senza precauzioni e i bambini rappresentano l''anello debole' della catena. Un richiamo da tenere in considerazione soprattutto in questi mesi, in cui molti italiani approfittano del fine settimana per stare all'aria aperta".
"È necessario - continua il prof. Pinto - proteggersi con creme solari e indumenti adeguati quando ci si espone al sole, evitando però le ore centrali della giornata (12-16). Inoltre non si devono utilizzare le lampade abbronzanti perché sono cancerogene come il fumo di sigaretta. E ancora, basterebbe un semplice esame della pelle eseguito da uno specialista una volta all'anno per individuare questo tumore nella fase iniziale, quando le percentuali di guarigione superano il 90%".
L'informazione rappresenta la prima medicina, per questo l'AIOM realizza con La Repubblica il portale "OncoLine" su Repubblica.it, un progetto reso possibile grazie a un educational grant incondizionato di MSD, con news e approfondimenti che spaziano dalla prevenzione alla ricerca fino alle ultime terapie contro tutti i tipi di cancro.
"Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per controllare il melanoma nella fase metastatica - spiega il prof. Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto 'Pascale' di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma - . Questa neoplasia, per la sua particolare sensibilità all'azione del nostro sistema immunitario, ha rappresentato il candidato ideale per applicare il nuovo approccio rappresentato dall'immuno-oncologia. I farmaci immunomodulatori, che agiscono contro bersagli specifici per favorire la risposta immune, hanno infatti dimostrato di migliorare la sopravvivenza dei pazienti e in alcuni casi è possibile parlare di cronicizzazione della malattia. Un risultato impensabile prima dell'arrivo di queste terapie, visto che la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. In particolare pembrolizumab, un inibitore del 'checkpoint' immunitario PD-1, molecola coinvolta nei meccanismi che permettono al tumore di evadere il controllo del sistema immunitario, ha dimostrato di allungare in maniera significativa la sopravvivenza. Un aspetto particolare riguarda il tempo di latenza. Al contrario di quanto avviene nella chemioterapia, nell'immuno-oncologia l'iniziale progressione di malattia non va interpretata come un fallimento del trattamento. La risposta clinica può infatti essere osservata anche proseguendo la terapia, quindi in fasi tardive".
Nell'era dell'immuno-oncologia cambia la classificazione del tumore.
"Nella lotta alle neoplasie si stanno aprendo nuove strade per somministrare la terapia giusta al paziente giusto - continua il prof. Ascierto - . Il 'Pascale' è stato il secondo centro al mondo a studiare l'immunoscore dopo l'INSERM (National Institute of Health and Medical Research) di Parigi. È un esame innovativo che probabilmente permetterà in futuro di selezionare in anticipo i pazienti che risponderanno all'immuno-oncologia. Questa tecnica può essere applicata non solo nel melanoma, ma in tutte le neoplasie in cui è dimostrata l'efficacia di questo nuovo approccio. L'ostacolo da superare per debellare il melanoma è rappresentato da un'incompleta e parziale comprensione del tumore e della sua biologia immunitaria, nei cui confronti tuttavia si sono registrati recentemente importanti progressi. L'altro fronte da approfondire è quello della combinazione delle terapie per rendere questa neoplasia una malattia cronica, con cui il paziente può convivere per tutta la vita, come avvenuto in passato con l'HIV e con altre patologie infettive come la tubercolosi".
Una corretta informazione può evitare l'insorgenza del melanoma con i consigli per una appropriata esposizione solare, soprattutto per i più giovani.
"Non esistono solari in grado di garantire una protezione totale - sottolinea il prof. Pinto -, inoltre va considerato che esiste un tempo di esposizione massimo oltre il quale bisogna stare all'ombra".

Syringe

Flashback Non vivo in una bolla. Autismo e vaccini

autismo causato dai vaccini

"La nascita di un bambino sano è un miracolo,
ma mantenere sano un bambino è un'arte
"
Tinus Smits
Le statistiche al giorno d'oggi sono impressionanti: 1 bambino su 68 (o 14,7 su 1000 bambini di 8 anni) è affetto da autismo1. Questi sono dati ufficiali dei CDC di Atlanta (Centers for Disease Control and Prevention), gli intoccabili e governativi centri per il controllo e la prevenzione delle malattie. Quando però quell'uno è tuo figlio poco importano le statistiche, poco importano i numeri e tutto quanto perde di significato, esattamente come la vita di un genitore. La medicina brancola nel buio più totale e siccome non ne conosce l'eziologia, non può conoscere neppure la soluzione, per cui si è inventata termini come "Disturbo dello spettro autistico" (ASD). Parole che svuotano di significato il problema, anzi allontanano sempre più dal nucleo centrale dello stesso. Forse è proprio questo lo scopo: nascondere la propria ignoranza. "Siccome non sappiamo bene cos'è l'autismo, lo chiamiamo Sindrome o Disturbo...".

Nonostante tale profonda ignoranza i medici però sono bravissimi a ridicolizzare e/o bloccare sil nascere e con ogni mezzo a disposizione qualunque ipotesi che l'autismo si manifesti a seguito di trauma o di un danno vaccinale. Guai a parlar male di vaccini in presenza di un medico o peggio ancora nell'ambulatorio di un pediatra, lo si vedrebbe saltare sulla sedia. Per fortuna non tutti i camici bianchi sono uguali e a tal proposito va ricordato il compianto medico olandese Tinus Smits autore del bellissimo libro "Autismo: oltre la disperazione". Dopo aver seguito oltre 300 persone affette da autismo a diversi livelli di gravità egli è arrivato alla conclusione che l'autismo è una patologia ad eziologia multifattoriale. Tra queste cause il 70% è da imputare ai vaccini, il 25% alla somministrazione di farmaci o di altre sostanze tossiche, soprattutto in gravidanza e il 5% è causato da patologie organiche. Lui non parlava per dogmi o perché lo aveva letto nei libri università di medicina redatti e sponsorizzati dalle case farmaceutiche, lui parlava perché seguiva bambini e li aiutava a guarire! L'autismo quindi è determinato da un accumulo di sostanze tossiche e velenose (contenute nei farmaci e nei vaccini) ma anche da profondi traumi psicologici vissuti dalla mamma in gravidanza o dal bambino dopo la nascita. Per fortuna l'autismo secondo Tinus Smits non è il risultato di un danno permanente del tessuto cerebrale ma si tratta di un blocco che rende impossibile il normale e corretto funzionamento del cervello stesso. L'autismo quindi non è una patologia fisica, ma è una patologia da squilibrio del normale funzionamento cerebrale. Uno squilibrio reversibile! Esattamente il contrario di quello che afferma la medicina.

Chi ha ragione? Una classe medica sempre più chiusa e sigillata da dogmi pseudoscientifici e totalmente pilotata dalle lobbies dell'industria chimico-farmaceutica oppure una persona che ha preso la laurea in medicina per meglio aiutare il proprio figlio, un professionista sganciato dai Poteri Forti privo di un qualsiasi conflitto d'interesse e che ha guarito al 100% moltissimi bambini autistici? Vedete voi.

Cell Phone

Secondo un recente studio, l'uso dello smartphone potrebbe causare iperattività e deficit di attenzione, tipici della sindrome ADHD

internet smartphone

L'uso dello smartphone potrebbe essere associato alla comparsa di sintomi simili a quelli dell'ADHD, cioè la sindrome da iperattività e deficit di attenzione. Questo è quanto stabilito da uno Studio presentato alla conferenza "Computer human interaction" tenutosi a San Josè in California. Lo studio è stato condotto da Kostadin Kushlev, psicologo e ricercatore della University of Virginia e spiega come siano trascorsi meno di dieci anni da quando il primo iPhone è arrivo sul mercato. Da qui l'idea di monitorare se l'uso dello smartphone possa provocare dei disturbi comportamentali.


Gli esperti hanno coinvolto 221 studenti universitari in un esperimento. Una metà doveva silenziare lo smartphone e usarlo il meno possibile, mentre l'altra metà aveva piena libertà di uso. Dallo studio è emerso che quando il cellulare si poteva usare "ad libitum" comparivano nel campione i chiari segni di ADHD. Anche se non si puo' dire che lo smartphone causi l'ADHD, conclude Kushlev, di certo favorisce la comparsa di sintomi simili a quelli tipici del disturbo.

Attention

Continuano ad aumentare i malati di depressione, al momento una delle malattie più diffuse al mondo

depressione

In Europa si contano fino a 33 milioni di casi in Europa, con prospettive in crescita fino al 2030. Questi numeri sono veramente considerevoli considerato anche il peso economico e sanitario. Infatti, ogni anno vengono spesi circa 800 miliardi di dollari per assistenza terapeutica.
Nonostante questo, solo un paziente su tre si cura iniziando le terapie con un grave ritardo. Oggi, però, è disponibile anche una nuova terapia in grado di aumentare i livelli delle monoamine coinvolte nella depressione intervenendo non solo sul trasportatore della seretonina, ma anche su due specifiche azioni recettoriali.
"Per combattere la depressione in maniera efficace - dichiara Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano e presidente della Societa' Italiana di Psichiatria - occorre innanzitutto accorciare i tempi di diagnosi, oggi ancora molto dilatati. Le casistiche piu' recenti attestano un periodo medio di due anni tra l'insorgenza dei primi sintomi e la malattia conclamata con un conseguente significativo ritardo, anche in termini di risposta alla terapia, sull'inizio di trattamenti mirati. Ritardo implicabile alla mancata presa di coscienza della sintomatologia con cui si dichiara la depressione. Infatti oltre a nota apatia e perdita di interesse verso i piaceri della vita - da quella professionale fino a quella sociale o di relazione - non vanno sottovalutati neppure gli aspetti cognitivi. Questi non vanno intesi soltanto come riduzione della concentrazione, attenzione e memoria di lavoro, ma riguardano anche il procrastinare una decisione o l'incapacita' di attuare strategie di 'problem solving' sia in contesti banali che piu' complessi".
"Come i classici antidepressivi presenti in commercio - precisa Giovanni Biggio, professore emerito di neuropsicofarmacologia all'Universita' degli Studi di Cagliari e Past President della Societa' Italiana di neuropsicofarmacologia - anche questa molecola ha la capacita' di aumentare i livelli di serotonina, con effetti benefici sulla sfera affettiva, cui pero' si aggiunge anche una azione agonista e antiagonista su diversi recettori della serotonina stessa con conseguente impatto indiretto e specifico a livello cerebrale sui livelli di altri neurotrasmettitori coinvolti nella depressione. Aspetto, questo differenziante dalle altre molecole disponibili. Da un lato, infatti, la Vortioxetina agisce sul recettore 5HT1A, regolando in modo straordinario l'attivita' del neurone serotoninergico, vale a dire che riduce i tempi di latenza della normalizzazione del neurone della serotonina favorendone il ritorno alla 'omeostasi' (equilibrio funzionale) fisiologica naturale. Dall'altro inibisce il recettore 5HT3 il cui mal funzionamento intacca in maniera particolare le capacita' cognitive del soggetto depresso".

Info

Flashback Il Meglio del Web: Il veleno della Pornografia

veleno xxx
© anonimo

Fin
dalla sua comparsa sul mercato alla fine degli anni Quaranta negli Stati Uniti, la pornografia è stata oggetto di un vivace scambio di opinioni. Secondo i suoi sostenitori, essa sarebbe una forma d'arte e una manifestazione di progresso e di maturità, mentre secondo i suoi detrattori essa costituirebbe una scurrile esaltazione dell'oscenità. Giocando sull'ambiguità dell'erotismo, incentrato sul nudo e sull'immaginazione, è stato inoculato un veleno mortale. La visione reiterata di certe immagini induce nel consumatore di pornografia - softcore e hardcore - alcuni stati d'animo alterati che distorcono non solo l'idea del ruolo naturale della sessualità all'interno della coppia, ma deturpano anche l'immagine femminile trasformandola da quella di madre e di sposa in quella di un irreale animale perennemente disponibile, una coniglietta destinata a soddisfare i desideri più perversi del maschio. Ma la pornografia non è solo questo: essa è anche indissolubilmente legata ad altre piaghe sociali come la pornopedofilia, la prostituzione, il turismo sessuale, la violenza carnale, e tutte le forme più aberranti e più squallide di mercificazione del sesso.

Considerazioni preliminari

La marea montante della pornografia è certamente uno dei fenomeni più visibili della nostra epoca permissiva, ma è certamente anche una delle manifestazioni meno prese in considerazione e sulle quali i media chiudono il più delle volte entrambi gli occhi per non apparire retrogradi o antilibertari. Eppure, nonostante i collegamenti sempre più lampanti tra questo genere di «passatempo» e gli effetti psicologici e sociali sui suoi consumatori denunciati da una folta schiera di studiosi, ci si aspetterebbe una maggiore attenzione da parte dell'informazione pubblica... Approfittando della grande avanzata tecnologica degli strumenti di comunicazione avvenuta in questi ultimi decenni - soprattutto dell'enorme sviluppo della rete internet e della TV via satellite - la pornografia è penetrata ovunque. Se fino ad una decina di anni fa la merce a luci rosse era reperibile solo presso le edicole, le videoteche o i pochi sexy shop, l'avvento del computer e della possibilità di visitare un numero sterminato di siti erotici ha amplificato la potenza suggestiva di questa controversa forma di espressione. Con un semplice clic del mouse e un modem è possibile accedere (in un attimo e in qualsiasi momento della giornata standosene comodamente seduti in casa propria) ad una quantità fino a poco fa impensabile di immagini e filmati per adulti, ed entrare in un universo dove la censura non ha alcun potere. Com'era facilmente prevedibile, il fenomeno sta assumendo proporzioni sempre più imponenti. Negli Stati Uniti, Paese puritano in cui scoppiano i sex-gate, ma allo stesso tempo culla della pornografia 2 e maggior esportatore di materiale per adulti in tutto il mondo, sono già sorti alcuni centri di disintossicazione per sex addict («dipendenti da sesso»), persone che finiscono per perdere il contatto con la realtà quotidiana e passano intere giornate davanti al PC visitando siti osceni. A dire il vero, ce n'è proprio per tutti i gusti. Come un enorme plateau de fromages, i pornografi offrono ai loro assetati clienti una vasta gamma di fanghiglia comprendente diverse forme di perversione al limite della paranoia.

Si arriva persino all'esaltazione dello stupro (il genere rape), alla profanazione della maternità e dell'allattamento (il genere pregnant)..., al sadomasochismo (il genere fetish), al sesso con donne anziane (il genere mature o granny), rapporti tra familiari (genere incest), per non parlare della pornopedofilia, promossa ed esaltata praticamente ovunque dal genere teen (da teenager, ossia «adolescente»). Il leitmotiv intrinseco a questa nauseante subcultura è sempre lo stesso: il sesso dev'essere separato dall'idea oppressiva di famiglia, di matrimonio e di procreazione, e vissuto finalmente in maniera «liberata»... tranne poi diventare dei poveri alienati e schiavi di questa droga che inquina le menti e gli spiriti.

Nuke

Glifosato, Le associazioni: "E' Cancerogeno, va vietato"

aiab stop glifosato

Divieto di produzione, commercializzazione e uso di tutti i prodotti fitosanitari a base di glifosato. Lo chiede oggi, in una lettera inviata al Governo italiano, il Tavolo delle 17 associazioni nazionali ambientaliste e dell'agricoltura biologica.
Definito quest'anno dallo Iarc (International agency for research on cancer), l'agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms, sicuro cancerogeno per gli animali e fortemente a rischio anche per l'uomo, il Glifosato è il pesticida più utilizzato al mondo e presente in 750 formulati tra i quali il Glinet e il Roundup, quest'ultimo proposto dalla Monsanto in abbinamento a sementi Ogm che sviluppano resistenza a questo prodotto.

Il tavolo chiede inoltre alle Regioni di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere da qualsiasi premio nei PSR le aziende che ne facciano uso evitando di premiare e promuovere "l'uso sostenibile" di un prodotto dichiarato cancerogeno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Partita da un'iniziativa di AIAB e FIRAB la campagna "STOP Glifosato" è diventata la campagna di tutto il tavolo delle Associazioni Ambientaliste e dell'Agricoltura Biologica e ha già raccolto l'adesione di molte altre organizzazioni nazionali che oggi in occasione dell'apertura del SANA a Bologna, il Salone del biologico e del naturale, lanciano l'allarme.

La pericolosità del Glifosato per persone, piante e animali è ampliata dal fatto di essere largamente utilizzato non solo in agricoltura ma anche per la pulizia delle strade e delle ferrovie e presente nei prodotti per il giardinaggio e l'hobbistica. Anche i bambini possono essere esposti al pericolo del Glifosato durante le erogazioni in aree pubbliche come scuole e giardini. Inoltre, risulta presente, secondo dati internazionali, nell'acqua; in Italia, secondo il report "Pesticidi nelle acque" dell'Ispra, è la sostanza che più spesso supera i limiti delle soglia fissata dalla legge, insieme al suo metabolita (ossia il prodotto dalla degradazione del Glifosato) di nome Ampa.