Storia SegretaS


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La misteriosa origine dei "Dischi Bi" di Giada e delle "Pietre Dopra"

 disco bi giada
Nella Cina antica, in un'epoca che risale almeno al 5 mila a.C., grandi dischi di pietra venivano collocati sui corpi degli aristocratici defunti, ma il loro significato e la loro funzione originaria ancora sfugge, così come non è chiaro il modo in cui sono stati realizzate, dato che sono state ricavate da pietra di giada, un materiale estremamente duro.
La Giada è una pietra appartenente alla famiglia dei silicati ed è spesso utilizzata per produrre vasi, gioielli e altri ornamenti. Solitamente è incolore, ma la contaminazione con altri minerali, tipo il cromo, le donano la caratteristica tonalità verde smeraldo.

E' un materiale estremamente difficile da lavorare, fattore che rende perplessi sul fatto che sia stata utilizzata già 7 mila anni fa nella Cina neolitica, periodo in cui non erano ancora disponibili strumenti di metallo.

La forma più sconcertante data a questa magnifica pietra dagli artigiani cinesi del neolitico è quella del disco, spesso chiamati dischi Bi. Si tratta di anelli piatti creati dalla cultura Liangzhu per scopi cerimoniali.

Infatti, la maggior parte di questi particolari manufatti è stata rinvenuta nelle sepolture di defunti di rango elevato, dove sono stati trovati insieme agli altrettanto enigmatici tubi cong, manufatti in giada a sezione circolare all'interno e a sezione quadrata all'esterno.

Le pietre venivano poste in posizione di rilievo sul corpo del defunto, solitamente vicino allo stomaco o al petto, e spesso rappresentavano la classica simbologia relativa al cielo. La parola cinese per la pietra di giada è YU, che significa puro, tesoro, nobile.

La funzione e il significato originario di questi enigmatici oggetti rimane ignota, dato che le culture neolitiche non hanno lasciato documenti scritti. Inoltre, il significato simbolico probabilmente è mutato nel tempo. Le tradizioni più tardive associavano il bi con il cielo e il cong con la terra.

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Sardegna, riemerge sommergibile inglese dalla II guerra mondiale

pesciolini
© Foto: fornita da Massimo Domenico Bondone

"Sono state emozioni fortissime, perché non pensavamo più di riuscirci!", descrive così le sue sensazioni il sub genovese Massimo Domenico Bondone dopo il ritrovamento del sommergibile inglese P311, rimasto sul fondo del mare sardo per 73 anni.


Davanti all'isola Tavolara nel pieno della II Guerra mondiale è affondato il sommergibile inglese con a bordo 71 marinai, di cui dal 1943 non c'erano più notizie... fino a qualche giorno fa. Il sub Bondone con il supporto tecnico dell'Orso Diving Club dopo diversi tentativi, quasi rassegnatosi, ha finalmente ritrovato a 100 metri di profondità il relitto, praticamente intatto.

Corrado Azzali, Massimo Domenico Bondone, Luca Magliacca
© Foto: Massimo Domenico Bondone Corrado Azzali, Massimo Domenico Bondone, Luca Magliacca
Gli echi della II guerra mondiale arrivano fino ai giorni nostri. Tuttora vengono ritrovati, su quelli che erano all'epoca i campi di battaglia, resti delle vittime o dei semplici elmetti, degli oggetti come a ricordarci quei momenti di immane tragedia. Il sommergibile della Royal Navy era in missione per mettere fuori uso gli incrociatori Trieste e Gorizia, il destino ha fatto sì che dopo 73 anni proprio un italiano abbia ritrovato il relitto, un vero cimitero di guerra. Il cerchio si è chiuso, le famiglie dei marinai inglesi, che ora sanno dove giacciono i loro parenti deceduti in guerra, hanno già espresso la loro gratitudine per quest'importante scoperta al sub italiano. Sputnik Italia ha raggiunto per una testimonianza il protagonista del ritrovamento, Massimo Domenico Bondone.

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Il pugnale di Tutankhamon è fatto con ferro di meteorite

pugnale tutt
Un team di ricercatori del Politecnico di Milano, dell'università di Pisa, del CNR, del Politecnico di Torino, del Museo Egizio del Cairo, dell'università di Fayoum e della ditta XGLab, ha pubblicato su Meteoritics and Planetary Science lo studio "The meteoritic origin of Tutankhamun's iron dagger blade" che documenta l'origine meteoritica del ferro della lama del pugnale appartenuto a Tutankhamon, il faraone bambino vissuto nel XIV secolo Avanti Cristo.

Nella ricerca italo-egiziana si legge che
Gli studiosi hanno a lungo discusso dell'introduzione e della diffusione della metallurgia del ferro in civiltà diverse. L'uso sporadico di ferro stato segnalato nell'area del Mediterraneo orientale dal tardo Neolitico all'Età del Bronzo. Nonostante la rara presenza di ferro fuso, si ritiene generalmente che i primi oggetti in ferro siano stati prodotti da ferro meteoritico. Tuttavia, i metodi di lavorazione del metallo, il suo utilizzo e diffusione sono questioni controverse, compromesse dalla mancanza di un'analisi dettagliata. Fin dalla sua scoperta nel 1925, l'origine meteoritica della lama di ferro del pugnale dal sarcofago dell' antico re Tutankhamon (XiV sec,. aC) è stato oggetto di dibattito e analisi precedenti hanno dato risultati controversi.

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Messico: scoperto un codice simbolico nascosto nella Plaza della Luna di Teotihuacan

symbolic code
© Proyecto Estructura A, Plaza de la Luna, Teotihuacan, INAH
Archeologi dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) del Messico hanno scavato ed esplorato, per la prima volta, le viscere della Piazza della Luna a Teotihuacan. Il team è rimasto sorpreso di scoprire che, sotto la piazza di fronte alla maestosa Piramide della Luna dal cielo, c'erano delle pietre che sembravano un paesaggio lunare ricco di crateri.

Hanno esaminato la serie di fori e hanno scoperto al loro interno delle stele di pietra verde lisce. Gli archeologi hanno anche scoperto passaggi che segnano il centro di questo spazio con le direzioni dell'universo (punti cardinali) e una serie di fori contenenti ciottoli di fiume. Tutti questi aspetti costituiscono un codice simbolico che le antiche persone di Teotihuacán hanno sviluppato nelle prime fasi della città, quasi 2000 anni fa.

"Siamo di fronte ad un nuovo ombelico della città, di fronte a un nuovo centro cosmico. La Piazza della Luna non era come la vediamo oggi. Era piena di buchi, canali, stele, gli edifici erano molto più remoti, e la Piramide della Luna era più piccola. Il calcare che forma la superficie della Piazza della Luna è stato modificato, abbiamo identificato oltre 400 cavità che sono state utilizzate per oltre cinque secoli, piccoli fori di 20-25 centimetri di diametro e con profondità di circa 30 centimetri che ricoprono la piazza, anche se i fori sono più concentrati in alcune zone. Molti di loro avevano pietre di fiume che sono state portati da altrove", ha riferito la Dr.ssa Veronica Cabrera Ortega, direttore del progetto di ricerca.

Piazza della Luna
© Proyecto Estructura A, Plaza de la Luna, Teotihuacan, INAH Gli scavi sono in corso sotto la superficie della Piazza della Luna, di fronte alla Piramide della Luna.

Top Secret

Il complotto di Hitler per assassinare Stalin

operazione zeppelin

Anche se è noto che durante la Seconda Guerra Mondiale l'intelligence tedesca aveva preso di mira il leader sovietico Josef Stalin, quanto sono andati vicini al successo? Ciò che segue narra la storia dell'Operazione Zeppelin delle SS e delle brillanti contro-mosse, conosciute come Operazione Nebbia, attuate dall'ufficiale del controspionaggio militare sovietico (SMERSH) Grigorii Grigorenko, che avrebbe poi comandato il Secondo Direttorato Principale del KGB durante la Guerra Fredda.


Molto è stato scritto e detto sul tentativo di liquidare Stalin durante la Seconda Guerra Mondiale, nulla di specifico però, perché ci si è fermati al livello di speculazione o di fiction.

Il fallito assassinio del Comandante Supremo dell'Unione Sovietica, progettato dai sabotatori tedeschi, è, dopo tutto, un soggetto appassionante. E avevano pensato di ucciderlo davvero. In ogni caso, la storia della cattura dei terroristi-sabotatori è l'antefatto di una delle operazioni di maggior successo del controspionaggio sovietico, nome in codice "Nebbia", portata a termine dal Maggiore Grigorii Federovich Grigorenko, nato a Poltava, oggi in Ucraina. Il Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) ha di recente declassificato questa operazione.

Perché era stata lanciata la Zeppelin?

L'insuccesso invernale della Whermacht alle porte di Mosca e il fallimento della sua Blitzkrieg avevano costretto i servizi di intelligence tedeschi a cercare nuove opportunità. A questo proposito, nel marzo del 1942, l'Ufficio per la Sicurezza Principale del Reich (RSHA) aveva sviluppato un piano specifico, a cui era stato dato il nome in codice di "Unternehmen Zeppelin". L'incarico di portare a termine l'operazione era stato assegnato a quattro Sonderkommandos di prima linea, collegati con gruppi operativi delle forze di sicurezza e di polizia nei territori occupati dell'Unione Sovietica, facenti parte del 6° Dipartimento. Questo comprendeva anche diversi centri di addestramento in ricognizione e sabotaggio per gli agenti che dovevano operare nelle retrovie sovietiche.

Otto Skorzeny
Il Comandante delle SS per le operazioni speciali, Standartenführer Otto Skorzeny.
Allo stesso tempo, i Sonderkommandos Zeppelin erano tenuti a collaborare anche con gli Abwehrkommandos e gli Abwehrgruppen di prima linea. In sostanza, l'Operazione Zeppelin presupponeva l'impiego su larga scala di agenti con compiti di intelligence, sabotaggio, propaganda e incitamento alla guerriglia, allo scopo di fomentare sollevazioni armate anti-sovietiche. I piani dell'RSHA asserivano chiaramente che:
"Non possiamo limitarci a qualche decina di gruppi con attività diverse, per il colosso sovietico queste sono solo punture di spillo. Dobbiamo arrivare a qualche migliaio."
Il capo del controspionaggio di Hitler, Walter Schellenberg, si chiede, nelle sue memorie dal titolo "Il labirinto", di che entità fosse questa operazione e quanta importanza le fosse stata attribuita.

Per questa operazione erano stati selezionati prigionieri di guerra e disertori. Dopo aver acconsentito a lavorare per l'intelligence tedesca e la conseguente verifica (della loro attendibilità), essi venivano trattati allo stesso modo dei soldati della Wehrmacht, compreso vitto e alloggio di buona qualità. Veniva loro concesso anche di viaggiare in Germania.

Sherlock

Arkaim: ecco la Stonehenge della Russia, un vero puzzle del mondo antico

Arkaim
Tutti hanno sentito parlare di Stonehenge. Se vi trovaste nelle steppe degli Urali meridionali ed entraste in contatto con una tribù locale, passando mesi per imparare la loro lingua e conquistare la loro fiducia, e il loro capo vi ammettesse a diventare membro onorario del clan (contro il parere del loro sciamano) e, infine, chiedeste loro se abbiano mai sentito parlare di Stonehenge, ebbene, probabilmente la loro risposta sarebbe sì!

Le pietre circolari del Wiltshire sono diventate famose, conquistandosi il loro posto nella cultura popolare di tutto il mondo. Eppure, con somma sorpresa, ci si sta rendendo sempre più conto che Stonehenge non è l'unico esempio ci cerchio megalitico del mondo. Gli archeologi calcolano che su tutta la Terra esistano circa 5 mila strutture simili, alle coordinate geografiche più disparate, indice del fatto che questa costruzione aveva un significato fondamentale per i nostri antenati. L'Inghilterra, quindi, non ha il monopolio dei cerchi megalitici. Alcuni dei più interessanti monumenti del genere si trovano all'interno dei confini dell'ex Unione Sovietica. Arkaim, è uno di questi.

Аркаим (in russo), è considerato da alcuni come il sito archeologico più importante ed enigmatico del nord Europa. Il sito è oggetto di polemiche ed è a volte indicato come la Stonehenge della Russia. Si trova alla periferia della regione di Chelyabinsk, negli Urali meridionali, appena a nord del confine con il Kazakistan. Il sito viene generalmente datato al 17° secolo a.C., anche se sono state proposte datazioni antecedenti, fino al 2000 a.C. L'insediamento apparteneva alla cultura di Sintashta-Petrovka, un'antica cultura dell'età del bronzo vissuta nella parte settentrionale della steppa eurasiatica, al confine tra Europa Orientale ed Asia Centrale, nel periodo compreso tra il 2100 ed il 1800 a.C. Le prime bighe conosciute sono state trovate nelle tombe di Sintashta, e questa cultura è considerata la probabile origine di questa tecnologia, che in seguito si espanse in tutto il Vecchio Mondo e giocò un ruolo importante nelle antiche tecniche di battaglia. Gli insediamenti di Sintashta sono anche importanti per l'incredibile attività di estrazione del rame e di lavorazione del bronzo, insolita per una cultura della steppa.

Il sito venne scoperto nel 1987 da un team di scienziati di Chelyabinsk che stavano pianificando la realizzazione di un lago artificiale proprio in quell'area. I primi scavi furono diretti da Gennadii Zdanovich, inizialmente i ritrovamenti furono praticamente ignorati dalle autorità sovietiche ma l'attenzione sul sito crebbe dopo ulteriori scavi archeologici. Nel 1991 il sito venne designato riserva culturale e nel 2005 venne visitato da Vladimir Putin.

Rainbow

Leonardo da Vinci. Studiosi alla ricerca del Dna del genio

Leonardo Da Vinci DNA
Il progetto illustrato in un convegno a Firenze si chiama "Leonardo da Vinci Project". Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana: "Una nuova visione della vita del genio a partire dallo studio del Dna"

Si è svolto a Firenze, nella sala Gonfalone di palazzo Panciatichi, un convegno internazionale su Leonardo da Vinci a cui hanno preso parte studiosi di varie parti del mondo. In primo piano un progetto dal titolo "Leonardo da Vinci Project", illustrato da Jesse Ausubel, vice presidente della Richard Lounsbery Foundation. L'obiettivo del progetto è quello di comparare il Dna del genio rinascimentale, che ancora deve essere trovato, con il Dna del padre di Leonardo e di diversi suoi stretti parenti i cui resti sono sepolti a Firenze.

Già nel 2014 un gruppo internazionale di specialisti si è attivato per individuare definitivamente i presunti resti di Leonardo, presso il castello di Amboise, nella valle della Loira. Il progetto riunisce esperti provenienti da Francia, Spagna, Italia, Stati Uniti e Canada e sta procedendo su vari fronti.

A partire dalla tomba di famiglia di Leonardo a Firenze, passando per i presunti resti di Leonardo presso il castello di Amboise, fino a Milano, dove ci potrebbero invece essere i resti della madre di Leonardo, Caterina. Eventuali tracce genetiche verranno ricercate anche attraverso le opere d'arte di Leonardo, così come tra i suoi discendenti della zona di Vinci.

Heart - Black

Un genocidio non capita per caso. La tragica lezione dello sterminio degli armeni

genocidio armeno turchia
© ansaCome fu costruito il massacro del più antico popolo cristiano. Il califfo turco e il ruolo complice dell’Islampolitik tedesca. Appunti di una storia molto attuale

Una riflessione attuale sul Genocidio armeno ancora drammaticamente manca a molta cultura occidentale.
E ogni giorno che passa, almeno ad avviso di chi scrive, se ne avverte sempre più la necessità e l'impellenza. Non che manchino i libri. Al riguardo, infatti, è doveroso almeno ricordare l'importante libro di Marcello Flores. L'editore Guerini, poi, eroico e benemerito, ha voluto pubblicare uno dei testi più esaustivi e autorevoli in materia, ossia la Storia del Genocidio Armeno del grande Vahakn Dadrian. Ancor più importante, vi è la commovente e puntuale opera di informazione e sensibilizzazione portata avanti con fiera determinazione dagli amici armeni italiani. Infine, vi sono alcuni grandi interpreti, capaci di offrire spiegazioni, di disserrare la maglie della storia, di indagare recessi dell'orrore poco frequentati, di fare difficili, eppur inevitabili, confronti e rimandi. Alcuni tra costoro hanno il dono raro della comunicazione e dell'empatia. Tributo qui il mio affetto e la mia gratitudine ad Antonia Arslan.

È stato - e tuttora è difficile - far capire che la Shoah non fu un "fungo", velenosissimo e letale, apparso una mattina nell'ombratile bosco della Storia. Per arrivare alla Shoah è stato necessario un percorso per certi versi perdurato numerosi secoli. Ed è esattamente questo "dettaglio" che spesso viene facilmente occultato o trascurato; ed è questa fondamentale comprensione che sovente sfugge. Parimenti vi è il rischio che, pur più edotti rispetto al recente passato circa il Genocidio armeno, molti pensino essersi trattato, anche in questo caso, del solito micidiale "fungo". Il Genocidio armeno ha anch'esso richiesto una storia lunga, secolare, spesso misconosciuta - o comunque generalmente poco studiata - dal mondo occidentale.

La questione armena, che attraversò abbondantemente il secolo XIX, è legata - e parallela - alla questione d'Oriente, che iniziò a cristallizzarsi attraverso le tendenze opposte di imperialismo, nazionalismo, interventismo delle grandi potenze. Entrambe le questioni, come ricorda Dadrian, hanno prodotto due drammatiche conflagrazioni, dovute allo scontro tra sistemi incompatibili, in cui un elemento fondamentale fu giocato dall'islam. Il Sultano ottomano, infatti, fino al collasso del suo Impero, fu il legittimo Califfo dei musulmani. Tra i musulmani che ritenevano all'epoca non legittimo il Califfato ottomano, vi erano i cosiddetti "movimenti riformatori", ossia, ad esempio, i Wahabiti.

La normativa sui dhimmi

Se nel 1848 il Sultano Abdul Mejid riconobbe uno status ufficiale ai sudditi ebrei e cristiani, tuttavia le tensioni religiose ingenerate da questo provvedimento iniziarono a divenire mortifere "in grande stile" in particolare nel 1860, quando, da parte drusa, si iniziarono a massacrare i cristiani maroniti in Siria e Libano. I morti furono circa 40.000 tra i maroniti cattolici, con la distruzione di circa 500 chiese e 40 monasteri: un'esplosione di violenza legata alla crescita di animosità religiosa ed etnica accumulatasi tra drusi, musulmani e cristiani. Motivo dell'esasperazione musulmana incontrollata fu peraltro la precedente promulgazione della Carta delle Riforme del 1856 che prevedeva l'uguaglianza tra i musulmani e i sudditi non musulmani dell'Impero ottomano, all'epoca dominante quasi tutto il mondo arabo. Chiaramente vi furono misure repressive da parte dell'Impero ottomano nei confronti di chi perpetrò il massacro, come pure pressioni da parte delle potenze occidentali. Tuttavia ciò accadde e fu destinato a ripetersi.

Le pressioni europee in favore delle riforme giuridiche, come pure le resistenze turche in particolare - e islamiche in generale - a ogni forma di cambiamento, aiutano a inquadrare la problematica in relazione agli armeni. Va premesso che gli armeni, in seno all'Impero ottomano, costituivano la più nutrita e diffusa minoranza etnico-linguistico-religiosa, seguiti dai cristiani greci e dagli ebrei. Prendendo sul serio le riforme formalmente introdotte dal Sultano circa lo status dei non-musulmani (a differenza degli ebrei che, in genere, furono molto più diffidenti e guardinghi), gli armeni ne chiesero un'attuazione reale ed efficace, considerando che si trattava di una questione di diritto (e di diritti). I turchi, da parte loro, si rimettevano alle esigenze religiose islamiche, che, pur formalmente tollerando in territorio islamico (o islamizzato) il non-musulmano, prevedevano inevitabili e necessarie relazioni di dominazione e di sottomissione tra islamici e non-musulmani.

Nel 1865 il Sultano Abdul Aziz allentò ulteriormente, non senza critiche da parte religiosa, la rigida normativa sui dhimmi (fondamentalmente ebrei e cristiani) prevista dal Patto di 'Umàr. Tuttavia l'infamia e la crudeltà della dhimmitudine poco dopo mieterono ancora decine di migliaia di vittime innocenti attraverso l'ideologia panislamica avallata dal sultano Abdul Hamid II. Nel 1894-1896 furono infatti perseguitati e massacrati un numero di armeni che oscilla tra le 100.000 e le 300.000 persone, con un totale complessivo di bambini orfani stimato attorno ai 50.000, molti dei quali convertiti a forza all'islam. In quel frangente, inoltre, vennero uccisi circa 25.000 cristiani assiri.

I complici del massacro

Nel 1909, poi, in Cilicia vennero sterminate altre 30.000 persone. Nel corso del disastro finale, ossia il Genocidio armeno messo in atto dai Giovani Turchi e dagli assassini loro sodali nel 1915-'16, questa storia pregressa con le sue drammatiche problematiche religiose si ripropose, declinandosi, con uno iato rispetto al passato, come questione nazionalistica.

Un genocidio non lo si improvvisa, ma necessita "pratica"; inoltre servono complici, anch'essi abituati a essere aguzzini feroci. E i complici vi furono: i tedeschi. I tedeschi - e la cultura tedesca - sono coinvolti ampiamente in tutti e tre i primi genocidi del Novecento: nel primo caso, quello del popolo Herero in Africa (1904), e nel terzo - la Shoah - furono i principali ideatori, organizzatori e responsabili. Nel caso degli armeni, cooperarono con i turchi, rendendolo il più possibile "efficace" e "scientifico".

Comet

"La Morte Nera" provocata da una connessione cosmica

La Morte Nera

La maggior parte delle persone al giorno d'oggi non sono realmente consapevoli di ciò che è accaduto appena 666 anni fa (666 il numero della bestia). La peste nera del 1347 (1347-1350) una delle pandemie più mortali della storia umana, ha ucciso forse i due terzi di tutta la popolazione europea, per non parlare di milioni di persone morte in tutto il pianeta.


La teoria convenzionale

La Morte Nera si verificò attraverso una grande epidemia di peste bubbonica,che secondo il libro del professor Mike Baillie, "Nuova luce sulla Morte Nera: La connessione cosmica", essa non fu provocata dalla peste bubbonica, ma piuttosto da una cometa. Mike Baillie avrebbe la prova scientifica per sostenere la sua teoria e la sua evidenza è supportata da ciò che riferiva la gente di quel periodo: i terremoti, le comete, le piogge di morte e di fuoco, e l'atmosfera corrotta. Mike Baillie aveva notato alcuni strani anelli negli alberi in concomitanza con questa storica catastrofe. Ha confrontato questi anelli degli alberi con dei campioni di ghiaccio che dopo essere stati analizzati si e' scoperto un particolare molto strano: la presenza dell'ammonio.

Ci sono stati quattro eventi nel corso degli ultimi 1500 anni in cui gli scienziati possono tranquillamente collegare e datare i livelli di ammonio presente nel ghiaccio della Groenlandia alle interazioni atmosferiche ad alta energia provocate da oggetti provenienti dallo spazio nel 539, 626, 1014 e 1908. In breve, vi è una connessione tra l'ammonio presente nei campioni di ghiaccio e il bombardamento extraterrestre della superficie della terra. Si noti che la teoria di cui sopra si riferisce a quattro eventi che possono essere definitivamente collegati con interazioni ad alta energia. La stessa identica firma ad alta energia è presente nel momento in cui si manifesto' la morte nera, negli anelli degli alberi, nelle carote di ghiaccio risalenti in quel periodo, e in altri momenti della cosiddetta "peste e pandemia". Come spesso accade, la presenza di ammonio nel ghiaccio è collegata direttamente a un terremoto che si è verificato il 25 gennaio 1348.

Inoltre Mike Baillie aveva scoperto che uno scrittore del 14° secolo scrisse che la peste era una "corruzione dell'atmosfera" provocata da questo terremoto. Come potrebbe un epidemia provenire da un terremoto? Lo scienziato Baillie sottolinea che non sappiamo con certezza se i terremoti sono provocati dai movimenti tettonici o potrebbero essere causati da esplosioni cometarie nell'atmosfera o da impatti sulla superficie della terra. La terra viene regolarmente colpita da oggetti extraterrestri e molti di questi corpi tendono ad esplodere nell'atmosfera come è accaduto a Tunguska e con la meteora Chelyabinsk caduta in Russia Centrale per cui non sono stati creati dei crateri o lasciate delle prove visibili di lunga durata di un corpo proveniente dallo spazio. Solo perché non ci sono prove di lunga durata non significa che non vi è stato alcun effetto significativo sul pianeta e sulla popolazione!

Commenta: Per maggior informazioni riguardo l'ipotesi che le grandi catastrofi e pandemie come La Morte Nera avvenute nei secoli e nei millenni precedenti a causa di fattori di origine cosmica, invitiamo il lettore di guardare il seguente Documentario:




Attention

Alessandria: Mosaico di Gino Severini da anni in pericolo

Gino Severini mosaico poste Alessandria
Mosaico di Gino Severini - Palazzo delle Poste di Alessandria
Da circa 25 anni un cittadino, ora pensionato, Tony Frisina, conduce una battaglia personale per tutelare il mosaico che Gino Severini realizzò sul Palazzo delle Poste di Alessandria dal degrado urbano.

I lavori del pittore di Cortona, prima divisionista, poi futurista e infine cubista, sono molto quotati: un suo pastello su carta è quotato un milione e 300 mila euro, un olio su tela del 1951 è stato comprato da Sotheby's a più di 3 milioni di dollari. Chissà quanto vorrà questo mosaico lungo 38 metri, e alto 1 metro e 20.

Silvia Tavella di TastingTheWorld, descrive bene l'opera di Severini in un pezzo del 2014: