Nel discorso durissimo del re di Spagna, che nulla ha concesso ai separatisti, ha colpito l'accusa di "slealtà" alla Costituzione. Strana parola, mai usata nella politica italiana, anzi che dico, nemmeno nei rapporti personali fra di noi: quando mai il coniuge cornificato dall'altro coniuge lo accusa di "slealtà"? E' una parola che non esiste nel nostro vocabolario.
I nostri politici praticano correntemente la slealtà verso gli alleati, per questo le coalizioni da noi non durano. Il trasformismo, slealtà verso il tuo elettorato che ti ha votato perché ti crede aderente a un programma e ti vede invece passare ad un'altra fazione con altro programma, è una continuità storica, da noi.
"Slealtà verso la Costituzione?!", si son chiesti basiti gli italiani che hanno ascoltato Felipe. Noi, notoriamente, abbiamo la Costituzione più bella del mondo: eppure, come disse sarcastico Cossiga, obbediamo ad una "Costituzione Materiale" che è l'insieme delle deformazioni che hanno impresso alla Costituzione Legale (o formale: quella votata nel 1948) le forzature, i soprusi, le martellate che hanno inflitto i ceti potenti, per lo più politici o statali, per strapparne privilegi e favori legali indebiti alla propria corporazione. Insomma la Costituzione Materiale italica è il risultato di innumerevoli slealtà verso la Costituzione, storicamente stratificatesi ed accettate dagli altri ceti, quelli depredati dai loro diritti. A nessuno viene mai in mente di accusare la magistratura progressista, poniamo, di "slealtà" verso la legge che dovrebbero applicare. Forse nella sicurezza che, al bisogno, sarà consentito al proprio ceto, gruppo d'interesse e sindacati, corporazione, di martellare un po' la Costituzione più bella eccetera, per adattarla ai propri bisogno. Bisogni particolari.
Infatti, la Costituzione "Materiale" testimonia quello che siamo noi come nazione: un pullulare di particolarismi, di secessioni grandi e secessioni minime dal diritto comune.
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