Figli della SocietàS


2 + 2 = 4

Le ragioni del mio NO

l'unità
di Fiorella Pilato.


Documento di Fiorella Pilato, magistrata in pensione, ex consigliera del CSM


Il documento, benché lungo, rappresenta un'esaustiva spiegazione dei rischi a cui viene esposta la democrazia con la riforma costituzionale. Prendetevi qualche minuto per leggerlo integralmente, la nostra Costituzione lo merita. Rispetto chi appoggia e difende la riforma costituzionale ma non riesco a condividerne l'opinione perché a me sembra una costruzione barocca e complicata foriera di molti problemi interpretativi e applicativi, assai più simile nello stile a una brutta legge ordinaria o a un decreto mille proroghe che alla legge fondamentale della Repubblica. Prosa e tecnica legislativa, infatti, sono quelle tipiche utilizzate da più di un ventennio per le nostre povere leggi, la cui interpretazione mi ha fatto dannare nell'esercizio della funzione giurisdizionale.

Basta leggere l'art. 57 su composizione e sistema elettorale del Senato, di cui gli estensori stessi ammettono l'insufficienza rinviando fiduciosi all'interpretazione che ne darà la legge d'attuazione, o l'impresentabile art. 70 sulla funzione legislativa che sostituisce al testo originario, chiarissimo e di un solo rigo, sei commi il primo dei quali di 195 parole, densi di rinvii e scritti in un linguaggio orribile. È un aspetto secondario, ma già sotto il profilo estetico (come ha riconosciuto Anna Finocchiaro) la legge di revisione non regge il confronto con la Carta del '48, scritta in un italiano perfetto e comprensibile a tutti, anche senza indulgere alla retorica della «costituzione più bella del mondo». Si dice, però, che la situazione in cui viviamo impone di smettere di rimpiangere una Costituzione che nei fatti non c'è più, di fare i conti col nuovo che incalza, con le sfide che ne derivano e con i rimedi possibili, che non possono essere più rinviati.

Commenta: Per una lettura approfondita sul tema del Referendum Costituzionale, consigliamo la lettura dei seguenti articoli:


Che Guevara

Il 4 dicembre difendiamo la Repubblica

la costituzione italiana
© La gazzetta della Spezia

di Tonino Dessì


I giornali legati ai poteri finanziari hanno scritto in questi giorni a caratteri cubitali che se vince il NO sono a rischio quattro grandi banche italiane.
Mai firma più impudente si sarebbe potuta apporre al condizionamento di un voto popolare. Altro che "merito", altro che discussione sulla semplificazione istituzionale e sull'efficienza della decisione politica per l'interesse generale.

Quando degli istituti finanziari entrano in crisi, emergono sempre cause attribuibili a gestioni azzardate se non clamorosamente incompetenti, frodi fiscali e finanziarie a danno dell'erario, ruberie selvagge ai danni degli investitori onesti e dei risparmiatori fiduciosi, cospicui e occulti trasferimenti di danaro verso grumi di potere politico-economico parassitari, rapporti col sottomondo mafioso, emolumenti stratosferici (altro che i costi dei parlamentari) a presidenti, componenti di consigli di amministrazione, pseudomanager di provenienza politica o comunque piazzati in quegli incarichi tramite lottizzazioni governative, nazionali e locali.

Quel mondo di dilapidatori, di biscazzieri, di ladri, di corruttori e di corrotti non trema tanto per gli effetti del referendum su discutibili e divisive riforme costituzionali.

Trema perché teme che in conseguenza di un voto che proprio il Governo, il suo Presidente, la sua maggioranza spuria, hanno provocato con intenti plebiscitari, questi stessi possano andare in crisi.

Megaphone

La Riforma Costituzionale? Serve solo ad asservirci ai vincoli di bilancio europei

manifestaizione per il no alla r c
Manifestazione per il NO alla riforma costituzionale
di Marco Mori

Sulla riforma costituzionale, o "deforma", come amo chiamarla, si è detto molto. La battaglia tra "sì" e "no" è serrata, tuttavia in pochi hanno, a mio avviso, centrato il vero obiettivo di quanto il Governo ha portato avanti. I comitati del "no" si sono in gran parte persi in contestazioni sterili dimostrando di non aver capito la complessità dell'attuale contesto Istituzionale nel quale lo scopo vero è solo toglierci ulteriore sovranità in favore dell'Unione Europea e dei mercati che essa tutela.

La realtà quindi è che si vuole cambiare la Costituzione per trasferire un vincolo "esterno" alla nostra sovranità ed immetterlo direttamente all'interno del nostro ordinamento costituzionale. Tenterò di spiegare in maniera semplice questo concetto.

La Corte Cost. (da ultimo con sentenza n. 238/14) ha affermato che i principi fondamentali della nostra Carta ed i diritti inalienabili dell'uomo prevalgono anche sulle norme dell'Unione Europea ad essi incompatibili. In sostanza, in base all'attuale panorama normativo e giurisprudenziale, ci sono elementi certi per definire illegittima l'ingerenza dell'UE nel nostro Paese e considerare le cessioni di sovranità (e quindi di democrazia) compiute, anche di quella monetaria, nonché gli stringenti vincoli di bilancio, meri atti illeciti.

Il modello economico europeo è anche radicalmente incompatibile con quello previsto dagli artt. 35-47 della nostra Carta. Noi riconosciamo, come ovvio, il libero mercato, ma lo subordiniamo all'interesse pubblico. L'UE ritiene invece che l'egoismo umano trovi da solo equilibrio, ma i fatti la smentiscono categoricamente e le nostre democrazie si sono via via trasformate in oligarchie. I mercati, grazie a questo assetto economico imposto, hanno superato e schiacciato i parlamenti nazionali.

Commenta: Per una lettura approfondita sul tema del Referendum Costituzionale, consigliamo la lettura dei seguenti articoli:


Propaganda

Censura, l'ultimo requiem dell'Occidente

censura
© flickr.com/ BlondieISFC
Ce lo chiede l'Europa: una frase divenuta ormai uno slogan al contrario per far accettare ai Paesi membri le peggiori richieste da parte dell'UE, la quale ne aveva già fatte vedere di tutti i colori.

Tuttavia, con la risoluzione del Parlamento europeo che vuole contrastare la "propaganda" di Sputnik e Russia Today si superano i limiti del grottesco. Quello che colpisce è che la lezione impartita dalla Brexit non sia stata metabolizzata e nemmeno compresa nella sua portata sociale. Lorsignori proprio non vedono che le persone vivono la UE come un'entità autoreferenziale che ignora i loro bisogni, i loro interessi e i loro veri ideali: ciò accade per un inarrestabile processo di deperimento del dibattito politico e di decadenza dei principi storici dell'Occidente, che ha abbracciato una visione del mondo laicista e nichilista.

Già nel 2013 il Pew Center di Washington aveva pubblicato lo studio "La UE è il nuovo malato d'Europa" in cui ne analizzava la percezione da parte dei cittadini. Gli Stati campione erano Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Polonia e Repubblica Ceca. Nel 2012 la Francia contava ancora su una maggioranza di favorevoli all'Unione Europea (60%), ma in un solo anno la percentuale è crollata al 41%. Anche la Spagna era scesa sotto la maggioranza (46%) con una perdita secca di 14 punti. Nei Paesi più bastonati dalla crisi come la Grecia solo un cittadino su tre credeva ancora nella UE. In Italia la fiducia era ancora superiore al 50%, ma in forte contrazione rispetto al passato, scendendo fino al 29% dopo la defenestrazione del governo Berlusconi e l'instaurazione dei governi emanazione di Troika, Bilderberg e inciuci di palazzo. In un tale contesto di malessere generale è incomprensibile come né a Bruxelles né a Strasburgo non si accorgano della deriva epocale di un ente che doveva unire e far prosperare i popoli. Oggi, invece, l'UE si regge sulla paura e sulla tensione sociale, mentre di federalismo solidale neppure l'ombra.

Family

Il Meglio del Web: Il voto referendario si avvicina, la Tensione sale

Manifestazione per il NO
Manifestazione per il NO
Se il Remain nella Ue avesse vinto in Gran Bretagna, nonostante Farage, Johnson e l'Inghilterra "profonda", e Donald Trump non gliel'avesse fatta negli Usa, nonostante il consenso del ceto medio e dei lavoratori, il referendum costituzionale italiano del 4 di dicembre avrebbe avuto minore rilevanza, poiché l'Italia è ormai un paese di serie B nel Risiko mondiale, giocato sulla nostra pelle dagli elitisti finanziari che dominano l'occidente.

Sappiamo che Renzi probabilmente non si dimetterà come inizialmente promesso, se prevarrà il No alla riforma costituzionale voluta dalle élite e da lui sottoposta, con un azzardo, al "giudizio popolare". Sappiamo, altresì, che se i dominanti sopranazionali e i loro collaborazionisti nella penisola perderanno, il piddì resterà comunque al governo - come vogliono Soros & C.! - e ci potrà essere, grazie all'ambiguo e ricattato Berlusconi, sabotatore dell'opposizione, un inciucio con forza Italia per il "bene" del paese ...

In ogni caso, contro un No popolare vittorioso sono pronti i brogli, come si sospetta nel cosiddetto e variegato fronte del No, centrati sul voto degli italiani all'estero, ma anche sull'opera di molti scrutatori "embedded" (cioè perfettamente integrati e pianificati per il Sì) che saranno in azione negli italici seggi. Tutto questo, però, potrebbe non bastare e il referendum costituzione, assieme alla ripetizione delle presidenziali austriache nello stesso giorno, rappresenta un nuovo fastidio per le élite che ci controllano e manovrano Renzi con l'entità piddì.

Commenta: Gli etilisti finanziari che manovrano Renzi preparano una controffensiva, minacciano l'Italia con una crisi delle banche ed una nuova "strategia della Tensione" nel caso vincesse il No al Referendum.


Megaphone

La sinistra mondialista preoccupata per la crescita dei movimenti identitari in Europa

Ani Globalste
Anti Globalisti in azione
La grancassa mediatica in Europa costituita dai grandi giornali e dalle reti Tv, da tempo registra commenti e analisi di paludati opinionisti che si dimostrano preoccupati e lanciano appelli alla difesa dei "valori democratici" che ritengono essere in pericolo a causa della dirompente crescita dei movimenti identitari e nazionalisti nei vari paesi dove i partiti "anti global" stanno largamente aumentando la loro base di consenso. Questo consenso e questa crescita avviene in particolare fra le classi popolari che hanno maggiormente subito le conseguenze negative della globalizzazione, dell'apertura dei mercati e delle politiche neoliberiste dettate da Bruxelles e dai governi filo europeisti.

Conseguenze che il piu' delle volte si sono concretizzate nella perdita dei posti di lavoro per l'avvenuta delocalizzazione delle aziende e nel crollo dei salari, oltre all'abolizione dei diritti che le precedenti generazioni avevano conquistato al prezzo di molte lotte operaie.

Le reazioni sono a volte rabbiose, come avvenuto in Francia, presso gli stabilimenti della Good Year di Amiens, dove gli operai hanno sequestrato i manager dell'azienda, esempio seguito poi da altre maestranze, nel caso dell'Air France dove i dirigenti sono stati costretti a fuggire, messi in fuga dalla rabbia operaia, o a Grenoble, presso gli stabilimenti della Caterpillar dove si è verificato la stessa situazione. Episodi analoghi sono accaduti anche in Belgio dove gli operai, di recente, in protesta contro le politiche di austerità, hanno attaccato la polizia durante la manifestazione alla "Gare du Midi" a Bruxelles. Vedi: In Francia gli operai continuano a sequestrare i manager.

Commenta: Gli effetti della globalizzazione sui paesi Occidentali "si sono concretizzate nella perdita dei posti di lavoro per l'avvenuta delocalizzazione delle aziende e nel crollo dei salari, oltre all'abolizione dei diritti che le precedenti generazioni avevano conquistato al prezzo di molte lotte operaie."


Briefcase

Imprenditori veneti nel Donbass

Veneti Donbass
© Fornita da Eliseo Bertolasi
Come spesso si usa dire: "L'economia precede la politica". Tutti sanno che le due autoproclamatesi repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk non possiedono ancora alcun riconoscimento internazionale, tuttavia è logico dedurre che quando il conflitto militare finirà, sulla loro agenda si presenterà tutta una serie di questioni economiche.

Si tratta di tutta una serie di questioni economiche: dai finanziamenti per far ripartire l'economia, agli scambi commerciali non solo con la Russia ma anche verso l'Europa, alla collaborazione con altri paesi.

Queste sono le motivazioni che hanno spinto un gruppo d'imprenditori veneti a recarsi dal 23 al 26 novembre prima a Donetsk, poi a Lugansk.

La missione nasce dalle iniziative messe in campo dall'Associazione culturale Veneto — Russia, la quale, oltre ad organizzare manifestazioni di tipo culturale, nei limiti delle proprie possibilità, mettendo a disposizione i propri contatti, cerca di dare una mano a quegli imprenditori che, condividendo con l'associazione la stessa base valoriale, ambiscano ad affacciarsi sui mercati stranieri dell'area russa — russofona.

Commenta: Porre fine alle sanzioni contro la Russia e definire un nuovo accordo bilaterale sul commercio e sugli investimenti porterebbe benefici reciproci ad entrambe le parti.


Better Earth

Francia, primarie del centrodestra: vittoria a valanga di Francois Fillon

Francois Fillon
L'affermazione su Alain Juppé al ballottaggio conferma i sondaggi degli ultimi giorni: oltre il 60% per il vincitore, sotto il 40% per il sindaco di Bordeaux. "Ho sentito gradualmente l'onda che ha travolto tutte le previsioni. Ha vinto la Francia della verità e dell'azione", ha detto Fillon davanti ai suoi sostenitori in visibilio.

Netta vittoria di Francois Fillon alle primarie del centrodestra. L'affermazione su Alain Juppé al ballottaggio conferma i sondaggi degli ultimi giorni: una vittoria a valanga contro il sindaco di Bordeaux. Lo si apprende nei due quartier generali dei candidati, dove si respira un'atmosfera molto diversa: festosa e affollatissima in quello di Fillon, rassegnata in quello di Juppé, dove alcuni dei suoi sostenitori sono già rientrati a casa. Fillon ha ottenuto il 68,6% delle preferenze su quasi la metà dei seggi scrutinati. L'ex premier e sindaco di Bordeaux Alain Juppé non è andato oltre il 31,4%. Lo ha reso noto Thierry Solère, presidente della commissione organizzatrice del voto.

"Ho sentito gradualmente l'onda che ha travolto tutte le previsioni. Ha vinto la Francia della verità e dell'azione". Ha detto Fillon davanti ai suoi sostenitori in visibilio, commentando la vittoria a valanga nelle primarie della destra. E Alain Juppè ha riconosciuto la vittoria dell'avversario. In una breve dichiarazione dal suo quartier generale, l'ex premier augura "buona fortuna per la sua campagna e la vittoria" alle presidenziali del 2017, assicurandogli tutto il suo "sostegno".

Commenta: Francois Fillon si candida alle presidenziali schiacciando l'avversario Alain Juppé alle primarie di destra e ponendo un ostacolo alle ambizioni di Marine Le Pen di vincere le elezioni in Aprile.
"Barack Obama ha iniziato dalla strategia del 'reset' che mirava a correggere le relazioni con la Russia. Tuttavia tutto è andato per il verso storto e la Russia è stata trasformata di nuovo in un nemico. Un nemico virtuale perché credo che la Russia infondo non sia un rivale per l'Europa".



Candle

La povertà energetica uccide. Quante Rosa ci saranno ancora questo inverno in Europa?

povertà energetica

di Riccardo Petrella


"La pobreza energética mata" [tr.: la povertà energetica uccide]. Da quattro giorni questo è il grido portato avanti con tabelloni in Spagna in manifestazioni di strada o sui "social networks" dopo la morte di Rosa, una donna anziana di 81 anni di Reus (nella provincia di Terragona), a causa dell'incendio della sua stanza provocato da una candela. Rosa non aveva più l'elettricità, la compagnia GAS Natural Fenosa, privata, aveva tagliato l'erogazione per insolvenza.

Non sarebbe forse più corretto dire la politica privatizzata (o ingiusta) dei servizi pubblici essenziali (acqua, elettricità, gas, alloggio...) uccide gli impoveriti ?

Secondo i dati pubblicati da varie fonti dopo la morte di Rosa, ci sono 5 milioni di persone in Spagna che passeranno (?) l'inverno senza riscaldamento. In Italia, secondo i dati dell'ISTAT una persona su 10 vive (2015) in famiglie in stato di povertà di deprivazione materiale, cioè senza accesso ai beni di base per vivere (cibo, energia, acqua sana...).

Il numero di impoveriti in Europa non ha fatto che aumentare a causa delle politiche di austerità. Ci sono ora più di 124 milioni d'impoveriti nell'Unione europea. Anche il numero dei miliardari è aumentato: sono 342. Cosi tra il 2009 ed il 2015 il numero delle persone in stato di povertà e di indigenza assoluta (senza soldi per pagare il riscaldamento o far fronte a spese impreviste) ha superato i 50 milioni.

Dollar

Spread in rialzo a 190 punti, pesano le aspettative per il referendum

BTP Bund Spread
Lo spread Btp Bund ha toccato i 190 punti e viaggia verso quota 200. Il differenziale sui titoli di stato a 10 anni è gravato dall'attesa per il referendum costituzionale di domenica prossima sul quale il mercato ha riposto ampie aspettative idonee alla speculazione.

La tensione è ben palpabile, oltre sullo spread Btp Bund, anche sui prezzi dei titoli di stato italiani a breve termine. Oggi il Tesoro ha prezzato in asta Ctz con rendimenti positivi e in rialzo di 0,50% rispetto all'asta di ottobre. Non solo. La Banca centrale europea, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbe prendere tempo a dicembre e rinviare alcune decisioni, visto che il rialzo dei rendimenti ha attenuato l'effetto scarsitá dei bonds, sottolinea Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners, puntualizzando che "rumors del genere alimentano la percezione che vi sia disaccordo all'interno del board della Bce, il che, come 11 mesi fa, potrebbe legare le mani a Draghi". Per l'esperto però indiscrezioni di questo tipo "avranno effetti piú rilevanti dopo il referendum costituzionale italiano e a condizione che vinca il sì. Non me lo vedo Draghi traccheggiare o peggio annunciare il tapering dopo un eventuale vittoria del no, anche se l'iniziale reazione non dovesse essere esagerata".

Commenta: I finanzieri dela Bce hanno già in passato ricattato i cosiddetti paesi europei periferici, minacciando di sospendere l'acquisto dei titoli di stato. Ciò porterebbe ad un innalzamento dei tassi di interessi e di conseguenza ad un'eventuale crisi del debito pubblico, come successe in Italia nel 2011 quando Berlusconi dovette dimettersi in seguito alla crisi dello spread.