Figli della SocietàS


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l'Italia è il paese più sicuro in caso di uscita dall'euro

italia fuori dall'UE
La fonte è accademica e francese. Il documento è un Working Paper1 pubblicato dal prestigioso istituto indipendente francese di ricerca OFCE (Observatoire Français des Conjonctures Economiques) col numero 2016-31 nell'ottobre 2016. Il titolo del paper è "Balance Sheets after the EMU: an Assessment of the Redenomination Risk", ovvero "Bilanci del dopo Unione Monetaria Europea: una valutazione del rischio di ridenominazione"

Si parla molto in questi giorni delle conseguenze della ridenominazione del debito, pubblico e privato, in caso di scioglimento della zona euro o di uscita dall'euro di un singolo paese. Tralasciamo qui gli aspetti legali per concentrarci sulle conseguenze finanziarie del ritorno alla valuta nazionale. Il caso che ci interessa da vicino è il ritorno dell'Italia alla lira e la ridenominazione del debito italiano da euro a neo-lire.

Ricordiamo che i sostenitori della moneta unica paventano svalutazioni catastrofiche della neo-lira e conseguenze devastanti per la finanza pubblica in caso di ridenominazione del nostro debito, ridenominazione resa possibile, lo ricordiamo, dalla Lex Monetae.

Saltando alle conclusioni del paper gli autori valutano che il paese che corre meno rischi in caso di uscita dall'euro è proprio l'Italia. Stando alle loro analisi dettagliate (e scientifiche) la potente neo-lira dopo la fase iniziale di over/undershooting non subirebbe significativi deprezzamenti rispetto all'euro. Al raggiungimento dell'equilbrio la lira si rivaluterebbe addirittura dell'1% rispetto all'euro. Di che mettere a tacere parecchi vati di sventura pro-euro (e pro domo ea).

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Se la Banca d'Italia è più a sinistra della Fiom...

banca d'italia
© il sole 24 ore

di Pasquale Cicalese per Marx21.it
"I contratti stipulati di recente hanno introdotto alcuni importanti elementi di novità. L'accordo siglato alla fine di novembre per il comparto metalmeccanico - relativo a circa un quinto del monte retributivo del settore privato oltre a non contemplare incrementi sino alla prossima estate (prolungando così alla metà del 2017 la fase di marcata moderazione salariale), stabilisce che gli aumenti successivi siano determinati ex post, con frequenza annuale e in base alla dinamica realizzata dell'indice dei prezzi al consumo (al netto dei beni energetici importati). In tal modo si modifica la regola fissata dall'accordo interconfederale del 2009, che prevedeva aumenti definiti su un orizzonte triennale in funzione dell'andamento atteso dello stesso indice. Una clausola che lega gli incrementi retributivi all'inflazione passata è stata introdotta nel dicembre 2016 anche nel contratto per il settore del legno ed è stata ripresa nella piattaforma presentata dalla parte datoriale del comparto tessile, dove è ancora in corso la trattativa. Rispetto al totale dei contratti, quelli che prevedono meccanismi di indicizzazione ex post (incluso il contratto del comparto tessile tuttora in fase di negoziazione) rappresentano al momento circa un terzo del monte retributivo del settore privato. Il legame delle retribuzioni con l'inflazione passata, anziché con suoi valori previsti o programmati, può tradursi in una maggiore inerzia nell'andamento dell'inflazione stessa (come avveniva con la scala mobile abolita dal protocollo del 1993); nell'attuale fase ciclica potrebbe comportare una maggiore difficoltà nel ritorno verso valori coerenti con la stabilità dei prezzi."

Banca d'Italia, Bollettino Economico, 20 gennaio 2017, pagg. 33-34
"È il modello-Germania. Non vergogniamoci di copiare, ma ricordiamoci di adattare. Non perdiamoci le Pmi, il nostro sistema non è quello tedesco dei campioni nazionali".

Lello Naso, Duro lavoro e riforme per andare oltre i record, Il sole 24 ore 17.02.2017
Nella strana Italia del 2017 può capitare che la banca centrale italiana, benché ormai priva di poteri, vada più a sinistra della Fiom, arrivando a lanciare l'allarme sulla "stabilità" dei prezzi con il nuovo contratto dei metalmeccanici, accusandolo esplicitamente di essere deflazionista, per chi voglia intendere.

Sempre nel Bollettino economico, Bankitalia informa che l'Italia ha guadagnato negli ultimi due anni 2,5 punti percentuali nella competitività di prezzo rispetto all'1.3 tedesco. Pare che la strategia degli industriali italiani sia chiara: rosicchiare punti di competitività di prezzo ai tedeschi utilizzando la deflazione salariale, più massicciamente dei tedeschi stessi, i quali, complice il mutato clima internazionale e i venti di protezionismo, pare stiano dirigendo la propria azione ad una timida reflazione salariale e ad un focalizzarsi sul mercato interno.

Ciò che ha fatto la Germania con la riforma Hartz IV del 2003 è applicato in questi anni in Italia con la differenza che lì si partiva da livelli assoluti ben più alti.

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Russia, Onu: Consiglio di Sicurezza profondamente addolorato per la morte di Churkin

Vitaly Churkin
© Reuters / Lucas Jackson

"Eminente diplomatico e rappresentante permanente della Federazione russa alle Nazioni Unite". Guterres: sono grato di aver potuto lavorare con Churkin.

I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono addolorati per la morte improvvisa dell'ambasciatore russo all'Onu Vitaly Churkin. Lo rende noto in un comunicato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
"I membri del Consiglio di sicurezza sono profondamente addolorati per la notizia della morte dell'ambasciatore Vitaly Churkin, eminente diplomatico russo e rappresentante permanente della Federazione russa alle Nazioni Unite" si legge nella nota che è stata diffusa.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato di aver apprezzato l'opportunità di lavorare in passato con l'ambasciatore russo Vitaly Churkin, aggiungendo che era una "presenza forte" all'interno del Consiglio di Sicurezza.
"Anche se abbiamo lavorato insieme per un breve periodo di tempo, ho molto apprezzato quest'opportunità ed è dura perdere le sue intuizioni, le sue competenze e la sua amicizia" ha sottolineato Guterres.

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I tedeschi ne hanno abbastastanza del servilismo e della doppiezza della Merkel e vogliono il cambiamento

Merkel Germany Elections
Merkel Raus manifestazioni
Sono stati divulgati di recente alcuni sondaggi della YouGov che dimostrano che i cittadini tedeschi ne hanno ormai abbastanza della Angela Merkel. Si è osservato che la crisi dei rifugiati, il Brexit, la crescita europea dei movimenti "populisti", oltre alla elezione del presidente statunitense Donald Trump, hanno fatto cambiare le preferenze politiche espresse dalla popolazione tedesca. Adesso, secondo i recenti sondaggi inchiesta di You Gov, all'incirca due terzi dell'elettorato tedesco pensano che dopo la Merkel che ha governato per gli ultimi 12 anni, è arrivato il momento di un nuovo leader.

Inoltre, il sondaggio inchiesta ha dimostrato che il 35% dei tedeschi janno pensato che la CDU avrebbe un miglior risultato alle elezioni senza la Merkel come proprio candidato, di sicuro i sondaggi possono essere falsati, e la Merkel ancora dispone di sei mesi per arrivare alle elezioni, ma quando ha detto lei stessa che questa sarà la sua più difficile elezione, lei non stava mentendo.

Tuttavia, è un fatto che la popolazione tedesca ed i suoi alleati politici stiano dimostrandosi ogni volta più stanchi dei modi di gestione del potere della Merkel, come hanno descrittto una grande varietà di media in tutto il mondo, incluso l'Huffington Post. In quanto alla CNN, quiesta rete TV ammette apertamente che la Merkel potrenbbe essere il grande perdente del 2017. A sua volta, lo spettatore americano descrioverebbe la Merkel come il secondo peggiore consigliere tedesco nel periodo post Seconda Guerra Mondiale, dopo Gerhard Shröder, tenenedo in conto che non è una cattiva persona, ma che lei rappresenta un fallimento.

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Perché gli Italiani potrebbero essere i veri sconfitti dell'euro

squalo UE inghiotte l'Italia

Un breve articolo di Bloomberg mostra che gli italiani sono i maggiori perdenti dell'era dell'euro: l'Italia è l'unico paese tra i 19 membri ad aver ancora un PIL reale pro-capite più basso rispetto a 18 anni fa, quando è stato adottato l'euro. Persino nella Grecia massacrata dalle politiche di austerità imposte dai creditori il PIL reale pro-capite è ora leggermente salito - dopo una devastante depressione - rispetto a 18 anni fa. Un'ulteriore conferma che per l'Italia riprendersi la propria moneta e il proprio futuro è una questione vitale.

di Lorenzo Totaro e Giovanni Salzano, 3 febbraio 2017



Quasi due decenni dopo la creazione della moneta unica, gli italiani si stanno dimostrando i grandi perdenti tra i 19 paesi membri dell'eurozona.


Secondo i calcoli di Bloomberg, sulla base dei dati fino al 2015 e le stime per il 2016 forniti dall'ufficio di statistica dell'Unione europea, il prodotto interno lordo pro capite in termini reali si è ridotto dello 0,4 per cento negli ultimi 18 anni.Mentre a partire dal 1998 l'economia italiana è cresciuta del 6,2 per cento, nello stesso periodo la sua popolazione è aumentata del 6,6 per cento - così si spiega la caduta del Pil pro-capite.

diagramma
La parte del leone e la parte dell’agnello – in arancione la contrazione del PIL real pro-capite tra il 1998 e il 2016, in blu l’espansione del PIL reale pro-capite nello stesso periodo

Oscar

Flashback Oliver Stone: in Ukraine on Fire la vera storia di quel conflitto

Ukraine on Fire
Un artista scomodo, un regista controcorrente. E Oliver Stone non si è smentito: quanto ha pesato la politica estera americana sulla rivoluzione in Ucraina e sui fatti del febbraio 2014 conosciuti come Euromaiden? Tanto, troppo. Come dimostra il bello e forte documentario "Ukraine on fire" di Igor Lopatonok, film di cui Oliver Stone è coproduttore e autore dell'intervista.

E così non a caso il regista di "Platoon"- protagonista al Taormina Film Fest - alla domanda sul peso della politica estera sui fatti internazionali e sulla potenziale differenza tra i candidati ufficiali alle presidenziali Donald Trump e Hillary Clinton rispetto alla stessa, non sembra troppo disposto a parlare. Ma poi alla fine dice:-"Quello che succederebbe se fosse eletto Clinton o Trump conta poco. Negli Usa conta solo il sistema".

E ancora Oliver Stone:-" Nell'occidente c'è una resistenza verso la storia ucraina, in questo film la raccontiamo in una prospettiva diversa, mai sentita. E' difficile capire cosa è accaduto anche perché si confondono i nomi dei molti protagonisti. La cosa buffa è che un documentario come "Winter on fire: Ukraine's Fight for Freedom"di Evgeny Afineevsky, che parlava degli stessi temi, e' stato a un passo dagli Oscar, un lavoro fatto tutto con materiale ufficiale e che diceva poco della verita' di cio' che e' accaduto"


Fire

Siria, l'incredibile foto bufala di Repubblica: Le fake news non sono sul web, le pagate 1,50 in edicola!

fake news
A corredo di un articolo grottesco sul rapporto farlocco di Amnesty International sui "crimini contro l'umanità" commessi in una prigione siriana, Repubblica usa una delle foto simbolo dell'eroismo dei soldati di Bashar al Assad: l'esecuzione sommaria di un gruppo di loro da parte delle m. jihadiste.

Le fake news non girano sul "web", le pagate 1.50 euro in edicola.

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Post Fb di Febe Polluce (su segnalazione di Federico Pieraccini)

Cult

Fake news, la marchetta delle Iene a Laura Boldrini

boldrini

In un servizio andato in onda questa settimana dal titolo Il grande business delle bufale online, Le Iene hanno deciso di fare un pieno endorsment a quella campagna liberticida intrapresa da Laura Boldrini per il controllo della rete che come AntiDiplomatico vi abbiamo denunciato più volte.


Presentando il video messaggio della Boldrini e i due "debunker" scelti dalla Presidente della Camera come "sommi arbitri del web" , l'approfondimento de le Iene si conclude con un'intervista a due soggetti che guadagnano qualche migliaio di euro in modo truffaldino e deprecabile sulla credulità delle persone.

Il tutto per far firmare l'appello bastabufale.it.

Quello che non viene precisato nel servizio de le Iene è che l'appello ha avuto già una conseguenza normativa che come AntiDiplomatico vi abbiamo da tempo anticipato: il famigerato DDL Gambaro - che vede la firma trasversale dal Pd alla Lega Nord - che ha come obiettivo dichiarato la censura ("filtri preventivi") e carcere addirittura per coloro che in modo arbitrario vengono bollati come diffusori di notizie false. Si tratta di una conseguenza diretta della battaglia liberticida di Laura Boldrini, a cui Le Iene hanno deciso di prestare il fianco.

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Da Garibaldi a Putin, tutta la storia degli italiani di Crimea

castello di nido di rondine sulla roccia

Gli italiani e la Crimea, gli italiani di Crimea. Una terra così unica e per molti versi simile all'Italia, che da sempre attrae viaggiatori, mercanti, architetti ed altri geni dal Belpaese. Finalmente un libro raccoglie le storie degli italiani che hanno lasciato la propria penisola per scrivere il loro nome nella storia dell'altra.


A Sputnik Italia presenta il volume "Italiani di Crimea. Storia e destini" Giulia Giacchetti Boico, autrice e a sua volta italiana di Crimea.

Chi erano e chi sono oggi gli italiani di Crimea?

Quella degli italiani di Crimea è una comunità formata nella seconda metà dell'Ottocento. Si trattò per lo più di emigranti provenienti dalla Puglia, ma entro la data dell'Unità d'Italia la comunità contava rappresentanti di diversi stati italiani. La prima immigrazione era composita, c'erano mercanti, navigatori, personalità religiose. Nel '900 dopo la rivoluzione russa alcuni tornarono o furono rimpatriati in Italia (per lo più a Trieste).

coperta
© Foto: Pagina Facebook "Italiani di Crimea"La copertina del libro "Italiani di Crimea. Storia e Destini"

Eiffel Tower

Islamici e comunisti votano Le Pen

Marie Le Pen
© Getty
Gli immigrati di seconda e terza generazione ed alcuni ex comunisti francesi voteranno per Marine Le Pen. A prima vista sembrerebbe un ossimoro storico, invece tutto si incastra perfettamente con quanto sta avvenendo attorno al sempre più dibattuto fenomeno del "populismo". Il Front National, del resto, è ormai il primo partito di Francia (sono i sondaggi a consolidare ogni giorno questo dato). Se questo è avvenuto è perché il superamento della dialettica destra/sinistra ha attecchito sul tessuto elettorale del popolo d'oltralpe, facendo sì che fasce sociali tradizionalmente legate all'universo socialista cominciassero a scegliere Marine Le Pen quale portavoce delle loro istanze.

Così come accade ovunque, il populismo riesce ad imporsi. Diventa, ormai, eccessivamente semplice trovare online storie di francesi con genitori provenienti dall'Algeria, dalla Tunisia e dalle altre ex colonie francesi, immigrati principalmente di fede musulmana, tesserati o simpatizzanti del Fn. Già durante le elezioni regionali del 2015, del resto, venne fuori che il 22% dei cittadini francesi di origine araba scelsero il Front. I recenti sondaggi del quotidiano La Croix si spingono a pronosticare un 26% per le imminenti consultazioni di aprile. Altri, i più ottimisti, sostengono che la formazione guidata dalla Le Pen sarà sostenuta dal 37% degli arabi di seconda generazione ( 22% dei quali islamici praticanti), dal 24% dei cittadini di origine centroafricana e nordafricana e dal 20% degli omosessuali. Dato che lascia stupiti se si tiene presente che nel 2002, quando fu Jean Marie Le Pen ad arrivare al ballottaggio, i sostenitori del Fn provenienti da paesi arabi ed africani si attestarono solamente attorno all'8%.

La Francia profonda, quindi, le banlieu, la periferie distanti dai grandi centri globalizzati dove l'alta finanza ha costruito i suoi quartier generali, prescindendo dalla geografia e dalla tradizione elettorale, stanno preparandosi per sostenere con carrellate di consensi Marine Le Pen.