Figli della SocietàS


Stock Down

La Guerra al Contante Avanza su Tutti i Fronti. "Prima di Tutto Vennero a Prendere i Centesimi..."

Immagine
© italia.co
La "lotta al contante" è un fenomeno globale, come ci mostra questo articolo rilanciato da Zero Hedge. Presentata come una questione di trasparenza e comodità, applaudita da molti, l'abolizione del contante è una manna per il potere delle banche, una minaccia alla privacy e potenzialmente, in futuro, una minaccia alle libertà sociali e politiche fondamentali: un unico potere centrale potrebbe teoricamente tenere sotto controllo - ed eventualmente impedire - qualsiasi transazione, qualsiasi acquisto, qualsiasi spostamento. La società senza contante, presentata come una liberazione, è in realtà la peggiore distopia orwelliana.

di Don Quijones via WolfStreet.com, 08 novembre 2015

La guerra al contante sta avanzando su tutti i fronti. Una regione in cui i titoli dei giornali sono stati monopolizzati da questo tema, cioè dalla guerra contro la moneta fisica, è la Scandinavia. La Svezia è diventato il primo paese a includere i propri cittadini come cavie, in buona parte volenterose di esserlo, per un esperimento di economia distopica: tassi di interesse negativi in una società senza contante. Come riporta Credit Suisse, non importa dove vai o cosa vuoi comprare, troverai sempre un piccolo onnipresente cartello che dice "Vi hanterar ej kontanter" ("Non accettiamo il contante"):

Che sia per una tazza di vin brulè al mercatino di Natale, per una birra al bar, anche il più piccolo addebito viene regolato in modo digitale. Perfino i venditori ambulanti di giornali come Faktum e Situation Stockholm, agli angoli delle strade, dovranno portarsi dietro il lettore di carta di credito.

Una cosa simile si sta svolgendo in Danimarca, dove circa il 40 percento della popolazione paga utilizzando MobilePay, un'applicazione della Danske Bank che permette di effettuare tutti i pagamenti via smartphone. Essendoci sempre più negozianti che rifiutano i pagamenti in denaro fisico, una società senza contante "non è più un'illusione, ma una visione che può essere realizzata in un tempo ragionevole" dice Micheal Busk-Jepsen, direttore esecutivo dell'Associazione dei Banchieri Danesi.

Il più grande laboratorio del mondo di abolizione del contante

Mentre la Svezia e la Danimarca possono essere i due paesi più vicini all'abolizione completa del contante, il banco di prova più importante per un'economia senza contante è a mezzo globo di distanza, nell'Africa sub-sahariana. In molti paesi africani, andare in giro senza contante non è solo un fatto di praticità (come in Scandinavia), è fondamentalmente una questione di sopravvivenza. Meno del 30 percento della popolazione ha conti in banca, e ancora meno hanno carte di credito. Ma quasi tutti hanno un telefono cellulare. Ora, grazie all'enorme aumento dell'utilizzo delle comunicazioni tramite telefonia mobile, e a causa dell'enorme numero di cittadini senza conti bancari, l'Africa è diventato il luogo perfetto per il più grande esperimento sociale di vita senza contante.

Le organizzazioni governative e non-governative dei paesi occidentali stanno lavorando gomito a gomito con le banche, le compagnie di telecomunicazioni e le autorità locali per rimpiazzare il contante con denaro alternativo spostato tramite telefoni cellulari. Le organizzazioni coinvolte includono CitiGroup, Mastercard, VISA, Vodafone, USAID, e la Fondazione Bill e Melinda Gates.

In Kenya il denaro trasferito dal più grande operatore di telefonia mobile, M-Pesa (di proprietà di Vodafone) conta per oltre il 25 percento del PIL del paese. Nel paese africano più popoloso, la Nigeria, il governo ha lanciato una Carta d'Identità biometrica Mastercard, che funge anche da carta di credito. Il "servizio" fornisce a Mastercard l'accesso diretto a oltre 170 milioni di potenziali clienti, per non parlare dei loro dati personali e biometrici.

L'azienda ha recentemente ottenuto anche un contratto con il governo per progettare la Hunduma Card, che sarà utilizzata per pagare i servizi pubblici. Per Mastercard questi accordi con il governo sono essenziali per raggiungere la nobile visione di un "mondo oltre il contante".

Wolf

Conferenza sul clima a Parigi: abiti nuovi per un accordo vecchio

Immagine
© l'antidiplomatico.it
L'accordo sul clima che si prepara a Parigi reca con sé l'ombra dell'Accordo di Cancún e, come quello, non raggiungerà l'obiettivo. Entrambi gli accordi, infatti, si basano su impegni volontari che danno la priorità agli interessi delle compagnie e dei governi inquinatori piuttosto che alle necessità dell'umanità e della vita sulla Terra. Per limitare l'aumento della temperatura terrestre entro i 2°C, l'Accordo di Cancún avrebbe dovuto garantire la riduzione delle emissioni annue di gas serra a 44 giga-tonnellate di CO2 equivalente (Gt CO2e) entro il 2020. Invece, con gli impegni presi nella città messicana, nel 2020 raggiungeremo le 56 Gt CO2e.

L'Accordo di Parigi dovrebbe garantire che le emissioni globali scendano entro il 2030 a 35 Gt CO2e; ma sulla base dei Contributi volontari determinati a livello nazionale (Indc, Intended National Determined Contributions), nel 2030 saremo oltre quasi del doppio...intorno alle 60 Gt CO2e.

Entrambi gli accordi hanno evitato di affrontare il compito più importante: porre un limite all'estrazione dei combustibili fossili (petrolio, gas e carbone), responsabile del 60% delle emissioni totali di gas serra. Se non si lascia sottoterra l'80% delle riserve accertate, è contenere entro i 2° C l'aumento della temperatura.

L'accordo di Parigi, inoltre, non garantisce l'obiettivo di zero deforestazione entro il 2020, posto negli Obiettivi di sviluppo sostenibile di recente approvati; eppure, la deforestazione produce il 17% delle emissioni globali. Al contrario, continua il cammino verso il commercio del carbonio e le compensazioni (offsets) che permettono ai paesi di "sostituire" le foreste native abbattute con piantagioni arboree in monocoltura.

Infine, gli accordi di Cancún e Parigi non hanno meccanismi legali per assicurare la loro applicazione. Anche gli impegni finanziari per l'adattamento e la mitigazione sono incerti. Davvero, "il re è nudo".

Un altro domani è possibile!

Il futuro non è scritto. Dipende dalle nostre azioni nell'oggi. Quanto accadrà alla COP21 a Parigi è il risultato di un lungo processo durante il quale le grandi multinazionali si sono impossessate dei governi e dei negoziati climatici alle Nazioni unite. L'Accordo di Parigi è un buon affare per i politici in cerca di popolarità e di rielezione, perché non li obbliga a far nulla. Ed è buono anche per le industrie estrattive perché permette loro di continuare con il business as usual e di godere dei nuovi mercati del carbonio come Redd+, Climate Smart Agriculture, le compensazioni relative all'uso dei suoli, e anche delle false tecnologie come la Cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs, Carbon Capture and Storage), la bioenergia e la geo-ingegneria.

Arrow Down

L'ultimo schiaffo

Immagine
© opinione-pubblica.com
I pochi beni di Ermes Mattielli andranno ai due nomadi che l'avevano derubato più volte. L'estrema umiliazione dopo le tante sofferenze patite negli ultimi anni della sua vita. Un oltraggio alla dignità di chi vive onestamente ma soprattutto uno sputo alla memoria del povero rigattiere vicentino, vessato prima dai due rom dalle mani lunghe e poi da una "giustizia" che, a partire dagli anni 90′, è diventata sempre più ideologica e meno "giusta", puntellando nuovi assetti politici e sociali e cristallizzando i precetti delle religioni dei "diritti umani" care ai soliti noti. Il "patrimonio" del pensionato di Arsiero, è costituito da una casupola ed un magazzino malandato del valore di poche migliaia di euro. I familiari di Mattielli (che non aveva genitori, moglie, figli, fratelli o sorelle) potranno rifiutarsi di ricevere l'eredità, viste le modeste proprietà e soprattutto quel risarcimento di 135mila euro disposto dal giudice. In base all'art. 596 del codice civile, in mancanza di altri successibili, l'eredità è devoluta allo Stato italiano: l'acquisto avviene di diritto senza bisogno di accettazione e non può farsi luogo a rinunzia. Il secondo comma dell'art. 586 prevede inoltre che lo Stato risponda dei debiti del defunto nei limiti di ciò che ha ricevuto dal defunto stesso e che provveda alla liquidazione dell'eredità nell'interesse di tutti i creditori e legatari che abbiano presentato dichiarazione di credito.

Dunque, gli immobili passeranno allo Stato che poi provvederà a "girarli" ai nomadi feriti. I funerali di Ermes Mattielli che si terranno oggi alle 14:30 nella chiesa di San Michele Arcangelo di Arsiero, saranno pagati con i soldi consegnati due settimane fa al 62enne da Graziano Stacchio e Robertino Zancan. I fondi (circa duemila euro), sono stati raccolti con la vendita delle magliette dedicate al benzinaio di Nanto con la scritta "Io sto con Stacchio". "Ho una gamba di legno, ma neppure l'invalidità minima. Vivo con l'orto, le galline. Mi hanno messo alla carità. Andavo in giro con l'Ape a raccogliere rottami, sbarcavo il lunario. Adesso devo pagare 135mila euro. Ma chi li ha mai visti 135mila euro? Vivo con poco più di 100 euro, me li faccio bastare. Oggi ho mangiato quattro patate e du ovi", aveva raccontato Mattielli recentemente. Una vita di sacrifici per morire da povero. Oltre il danno anche la beffa. L'ennesima vergogna all'italiana.

Che Guevara

Gli italiani dicono "no" alla guerra e alla NATO

Immagine
© Foto: fornita da Chiara Paladino
L'Italia fino al 6 novembre sarà laboratorio di esperimenti bellici e teatro di vere prove di guerra. La Trident Juncture 2015 è la più massiccia esercitazione Nato dai tempi della guerra fredda.

Se gli Stati Uniti vogliono mostrare al mondo la loro Forza di reazione rapida e esibire i propri muscoli a Mosca, ciò non significa che l'Italia con le tantissime basi americane sul suo territorio debba diventare un laboratorio di guerra. Anche se per il ministro della Difesa Pinotti e il governo l'Italia deve essere la più grande portaerei del Mediterraneo, per gli italiani le cose non stanno così. C'è chi dice "no" alla guerra, alle basi americane che provocano danni all'ambiente e alla salute dei cittadini, "no" alle maxi esercitazioni Nato. I media principali italiani però non dicono una parola sulla Trident Juncture e non danno voce a chi vorrebbe esprimere il suo dissenso.

Immagine
© Foto: fornita da Chiara Paladino
La Sicilia assieme la Sardegna, essendo le regioni più colpite dai giochi di guerra firmati Nato, si mobilitano e dicono un forte "basta". Chiara Paladino, membro del coordinamento della provincia di Trapani contro la Guerra e contro la Nato ha rilasciato un'intervista a Sputnik Italia sulla loro lotta e la manifestazione di protesta che si è svolta recentemente a Marsala.

— Chiara, parlaci della manifestazione che avete organizzato a Marsala qualche giorno fa e del vostro dissenso.

— La manifestazione di sabato è stata il culmine di una mobilitazione che è iniziata un mese fa. Partendo da Marsala ci siamo riuniti in un coordinamento provinciale, che ha raccolto diverse città della provincia di Trapani, quelle più vicine geograficamente all'aeroporto di Birgi. Noi, il comitato No guerra No Nato e il coordinamento No Muos insieme abbiamo indetto questa manifestazione regionale.

Alla manifestazione hanno partecipato gli abitanti della Sicilia, ma anche i movimenti in difesa dei diritti civili e le lotte sociali, il movimento No Triv. L'importante è stato il movimento dal basso, la partecipazione dei cittadini, abbiamo capito come gli abitanti abbiano preso conoscenza del fatto che è a partire dagli abitanti dei territori che cambiano le cose.

I nostri "no"erano contro la guerra, contro la Nato nello specifico, perché è nata come alleanza di difesa, ma in realtà è un'alleanza volta all'offensiva, l'abbiamo visto in Afghanistan, in Libia. Diciamo "no"alle strutture belliche, alle esercitazioni che si svolgono fino al 6 novembre nella nostra area.

— Quali sono i danni per le città siciliane provocati dalle esercitazioni Nato e dalle innumerevoli basi americane?

— Noi siciliani è da anni che viviamo sulla nostra pelle quelli che sono i danni e le conseguenze di queste infrastrutture che si trovano in più parti del nostro territorio: mi riferisco ai radar di Lampedusa, all'aeroporto di Sigonella, ai radar vicino a Marsala. Si è riscontrato come le antenne del Muos di Niscemi abbiano aumentato la percentuale di malformazioni fetali, di inquinamento dei mari e dei laghi. Parliamo anche di estinzione di fauna e vegetazione. L'aeroporto di Marsala, luogo che ospita le esercitazioni Nato, è prospiciente alla riserva naturale dello Stagnone, che diversi zoologi hanno definito un unicum in tutta Europa, perché è un laboratorio zoologico. L'inquinamento vicino alla riserva è acustico, un tipo di inquinamento, come spiegano gli esperti, che non viene avvertito nell'immediato. Le ripercussioni si avranno nel ciclo vitale. Abbiamo ricevuto anche le lamentele delle persone che vivono nelle campagne della zona, le quali durante la notte vengono svegliate da boati fortissimi. C'è da ricordare che martedì scorso due aerei grandissimi hanno dovuto fare un atterraggio di emergenza nel preziosissimo parco di Selinunte!

Better Earth

La yuanizzazione del Mondo inizia alla City di Londra

Immagine
© www.bbc.co.uk
Il governo cinese promuove l'internazionalizzazione della "moneta del popolo" ('RMB') attraverso una politica di alleanze che ignora le barriere ideologiche. Inizialmente gli sforzi della diplomazia dello yuan erano focalizzati sulla regione Asia-Pacifico, tuttavia in un secondo momento s'è reso necessario avere il sostegno dell'occidente. Dopo che il Presidente Xi Jinping ha visitato Londra, il 19 - 23 ottobre, si gettavano le basi dell'età d'oro tra Cina e Regno Unito, con entrambi i Paesi che cercano di rilanciare l'economia globale con la yuanizzazione.

Pechino vuole che lo yuan diventi valuta di riserva globale. Mentre il percorso per raggiungere la piena convertibilità è ancora molto lungo, la Cina aumenta la presenza della propria moneta più di ogni altro Paese negli ultimi anni. Lo yuan è oggi la seconda valuta più utilizzata per il finanziamento del commercio, ed è la quarta nei pagamenti transfrontalieri, secondo i dati della Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT, nell'acronimo in inglese).

La strategia del gigante asiatico per yuanizzare l'economia globale è supportata dalla 'gradualità'. Nessuna fretta tra i leader cinesi. Il Partito comunista [della Cina] è consapevole che ogni passo falso potrebbe causargli una "guerra finanziaria". Federal Reserve e dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti lottano affinché dollaro e Wall Street non riducano l'influenza nel mondo della finanza.

Il governo cinese prende precauzioni per conseguire obiettivi a lungo termine, procedendo passo dopo passo e furtivamente per non correre grossi rischi. Perciò in un primo momento, la Cina ha ottenuto il supporto del continente asiatico, firmando accordi di scambi ('Swap') valutari o installando banche dei regolamenti diretti ('RMB offshore clearing banks'), ed offrendo quote d'investimento per la partecipazione al programma degli Investitori Istituzionali Qualificati in Renminbi ('RMB Qualified Foreign Institutional Investor Program').

In una seconda fase, il governo cinese volse lo sguardo sul nord Europa. Per posizionare la propria moneta nella serie A, l'assistenza tecnica dei Paesi occidentali è cruciale. La Cina ha iniziato ad innalzare la 'partnership strategica' con il Regno Unito che, tra l'altro, nonostante il declino dell'economia, resta protagonista nella gestione della finanza internazionale. Non va trascurato che la City di Londra sia il più grande mercato di cambi mondiale e rappresenti il maggior numero di operazioni 'over the counter'.

A metà 2013 il Regno Unito era il primo Paese a promuovere l'uso dello yuan in Europa. Germania, Francia, Svizzera e Lussemburgo vi parteciparono installando banche dei regolamenti diretti facilitando l'uso della "moneta del popolo" ('RMB'). Tuttavia, alcuno di essi è una seria minaccia per il Regno Unito. La City di Londra registrò più di metà delle operazioni denominate in yuan nel continente europeo.

Newspaper

Il rapporto di Medici Senza Frontiere sul bombardamento dell'ospedale di Kunduz

Immagine
© l'antidiplomatico.it
Il rapporto di Medici Senza Frontiere sul bombardamento dell'ospedale afghano da parte delle forze statunitensi ha rilevato che non c'erano combattenti armati o armi all'interno del complesso, e nessun combattimento nelle immediate vicinanze dell'ospedale, al momento dei bombardamenti.

Nel rapporto pubblicato giovedi, Medici Senza Frontiere ha denunciato "il brutale e implacabile attacco aereo da parte delle forze americane" che ha avuto luogo a Kunduz il 3 ottobre e ha ucciso almeno 30 persone.

"Le regole di MSF all'interno dell'ospedale erano state attuate e rispettate, compresa la politica della 'nessuna arma' e MSF era in pieno controllo dell'ospedale al momento dei bombardamenti".

Il documento precisa che "non c'erano combattenti armati all'interno del complesso ospedaliero e non c'erano combattimenti nelle immediate vicinanze" del centro traumatologico al momento del raid.

L'ospedale era "pienamente funzionante" al momento delle incursioni aeree, con 105 pazienti ricoverati e operazioni in corso, secondo i risultati delle indagini.
Inoltre, MSF precisa che "l'accordo di rispettare la neutralità della nostra struttura medica basata sulle sezioni applicabili del diritto umanitario internazionale era pienamente in vigore e concordato con tutte le parti in conflitto prima dell'attacco." Nonostante la neutralità, l'ospedale è stato il bersaglio di un attacco aereo degli Stati Uniti, portando MSF ad interrogarsi su come si sia potuto verificare l'attacco.

"Rimane la questione del se il nostro ospedale ha perso il suo status protetto agli occhi delle forze militari impegnate in questo attacco - e se sì, perché," si legge nel documento rilasciato da MSF.

X

L'Arabia Saudita responsabile della sospensione di Al-Mayadeen, canale Tv satellitare libanese

Immagine
© l'antidiplomatico.it
Il presidente del canale panarabo al-Mayadeen, Ghassan Ben Jeddou, ha denunciato le pressioni di Arabsat, il più grande fornitore satellitare nel mondo arabo, al governo libanese per censurare la loro copertura degli eventi della guerra nello Yemen.

In una conferenza stampa, questa mattina, a Beirut, Ben Jeddou ha confermato che l'operatore di servizi di comunicazione satellitare ha sospeso i servizi alla sua emittente in Libano, in quanto sarebbero state arrecate offese ad un paese arabo amico, alludendo all'Arabia Saudita. Il Presidente di Al-Mayadeen ha dichiarato che ci sono pressioni da parte di alcuni paesi arabi sul governo libanese affinché chiuda il canale, o direttamente si chiede all'emittente di non affrontare la questione umanitaria nella guerra contro lo Yemen lanciata dalla coalizione saudita.

Non vogliono parlare delle incursioni contro i civili yemeniti, ha spiegato il giornalista e dirigente della tv libanese, che ha rivelato come tali pressioni esistessero anche prima del lancio ufficiale del canale nel giugno 2012.

Ben Jeddou ha parlato davanti a una grande folla di rappresentanti di forze politiche e di tutti i media arabi, di vari partiti politici, accorsi alla conferenza in segno di sostegno e di solidarietà, così come in difesa della libertà di espressione e per protestare contro la decisione di Arabsat e la parte politica che la sostiene.
Fonti consultate da Prensa Latina hanno riferito che i proprietari di Arabsat, stazione satellitare tra le più potenti e con più clienti nei paesi arabi, hanno minacciato le autorità libanesi di spostersi in Giordania, se non avessero punito Al-Mayadeen.

Nella misura inferta al canale tv libanese, ha influito anche un recente talk show in cui un ospite ha attaccato le autorità saudite per la tragedia durante l'ultimo pellegrinaggio dell'Hajj alla Mecca, dove sono rimasti uccisi 770 fedeli, secondo Riyadh, e più di mille 1000, secondo altre fonti.

Inoltre, i giornalisti televisivi radunati per opporsi alle misure coercitive hanno chiesto che la libertà di espressione sia rispettata, allo stesso tempo hanno apprezzato la solidarietà ricevuta da vari media arabi e dall resto del mondo, tra cui il canale latinoamericano Telesur.

Fonte: al mayadeen

Cult

Ku Klux Klan: Anonymous svela alcune identità del KKK

Immagine
© oltremedianews.it
Anonymous, il sito internet più famoso del mondo gestito da un gruppo di hacker, ha svelato poche ore fa l'identità di 57 appartenenti al gruppo di matrice razzista-xenofoba del Ku Klux Klan. L'iniziativa, che prende il nome di "Hoodoff" (giù i cappucci) era stata lanciata lo scorso 28 ottobre con l'obbiettivo di arrivare all'identificazione di circa 1000 appartenenti.

Tra i nomi fatti circolare in queste ultime ore ci sono anche quelli di alcuni esponenti della politica americana attuale: uno su tutti è Jim Gray, sindaco della cittadina di Lexington, nello stato del Kentucky, che però ha voluto subito smentire tale accusa. Lo scontro tra Anonymous e il Ku Klux Klan va avanti da più di un anno: precisamente dall'agosto 2014 quando a Ferguson, piccola città del Missouri, un giovane nero disarmato, Michael Brown, venne ucciso da un agente bianco.

Lo stesso Ku Klux Klan aveva minacciato di usare una "forza brutale" per contrastare le manifestazioni di protesta fatte partire dagli afroamericani di Ferguson in risposta a quel delitto che, per molti, aveva un chiaro sfondo razzista. Da lì era cominciato lo scontro con Anonymous che è arrivato alla prima pubblicazione.

Secondo i bene informati, sono ancora molti i politici che saranno citati dal sito e accusati di far parte della più importante organizzazione razzista americana. A tremare sono anche i piani alti della politica statunitense, vedremo cosa verrà fuori nei prossimi giorni.

Megaphone

La Germania è seconda solo al Lussemburgo in quanto a riciclaggio di denaro sporco

Immagine
© eunews.it
A un anno dallo scandalo dell'enorme evasione fiscale organizzata in Lussemburgo, nulla è cambiato nella UE per le multinazionali che evitano come sempre di pagare le tasse sui loro enormi profitti. Il sito euractiv riporta i risultati di un'indagine che vede ancora il Lussemburgo, seguito dalla "virtuosa" Germania, tra i peggiori riciclatori di denaro e autori delle peggiori finanze creative. Che la UE rimanga un paradiso per i grandi evasori fiscali non può certo stupire nessuno. E' infatti risaputo che l'attuale presidente della Commissione Juncker era il Primo Ministro e Ministro delle Finanze del Lussemburgo mentre questo piccolo paese perfezionava accordi con le multinazionali per fare risparmiare loro miliardi di euro in tasse.

Di James Crisp, 3 novembre 2015

La vulnerabilità al riciclaggio di denaro sporco dell'opaco settore finanziario tedesco è seconda solo a quella del Lussemburgo e la Germania è uno dei peggiori Stati membri per l'evasione, secondo un'analisi delle nazioni UE pubblicata a un anno dallo scandalo fiscale " Luxleaks". La maggior parte dei 15 paesi esaminati non sono efficaci nell'affrontare elusione ed evasione fiscale, dice la relazione coordinata dalla Rete Europea sul Debito e lo Sviluppo (Eurodad), e lascia "ampie opportunità" alle multinazionali e agli individui ricchi di nascondere il denaro. "Alcuni dei paesi più preoccupanti sono sempre il Lussemburgo e la Germania, che offrono un'ampia gamma di opzioni per nascondere le proprietà e per il riciclaggio di denaro," ha detto la rete di 48 ONG, tra cui Oxfam e Christian Aid.

Il riciclaggio di denaro trasforma i proventi del crimine in denaro apparentemente legale o in beni e è stato collegato al terrorismo internazionale. Lo scandalo Luxleaks ha spinto in cima all'agenda politica l'elusione fiscale delle aziende, che è tecnicamente legale, e l'evasione fiscale, che è illegale. Il 5 novembre 2014, un consorzio internazionale di giornalisti investigativi, ha rivelato che il Lussemburgo elargiva generosi accordi fiscali alle multinazionali, nel tempo in cui l'attuale Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker era premier e ministro delle finanze del paese. 22 degli Stati membri dell'UE utilizzano accordi fiscali per fare affari con le società, dice la relazione 50 sfumature di evasione fiscale. "Con aliquote d'imposta inferiori in alcuni casi all'1% [..] tali accordi fiscali sono ora diventate uno strumento chiave nell'elusione fiscale aziendale".

L'Eurodad ha analizzato un solo tipo di accordo fiscale, gli "Advance Pricing Agreements" (APAs). Alla fine del 2013, il Lussemburgo ne aveva 119, il Regno Unito era secondo con 73. La Germania aveva 21 APAs in vigore, due in più rispetto alla media UE. Nel mese di ottobre, gli Stati membri hanno deciso lo scambio automatico di informazioni sulle loro sentenze fiscali. L'accordo entrerà in vigore nel gennaio 2017. La Commissione europea ha avviato indagini su aiuti di stato contro diversi Stati membri, tra cui il Lussemburgo, riguardo i loro accordi di tassazione con le aziende.

Arrow Down

Oltre Due Milioni di Greci Verso il Blackout per Bollette Non Pagate

Immagine
© greenreport.it
La Grecia incatenata all'euro fa un altro passo verso il medioevo. Zero Hedge riferisce di come l'azienda elettrica pubblica stia programmando di lasciare al buio oltre due milioni di greci, a causa di bollette non pagate. Quel che è peggio, quasi metà del conto delle bollette non è consumo effettivo, ma tasse di vario genere, incluso il canone televisivo...

di Zero Hedge, 05 novembre 2015

L'Azienda Elettrica Pubblica greca è arrabbiata. Il totale delle bollette non pagate dai clienti ha raggiunto la cifra astronomica di 2,5 miliardi di euro. L'Azienda è così arrabbiata che sta programmando di tagliare l'elettricità il più presto possibile a tutti quelli con debiti in essere - e si tratta della bellezza di 2,1 milioni di cittadini greci, che rischiano il blackout.

Come riportato da KeepTalkingGreece, molti greci non possono permettersi di pagare la bolletta bimestrale perché il conto da pagare risulta quasi raddoppiato a causa delle tasse supplementari che vi sono contenute, come tasse sulle emissioni, cose ecologiche varie, tasse comunali, canone della televisione pubblica, ecc.

Per esempio l'ammontare della spesa bimestrale per l'elettricità è stimata dalla DEH a 52 euro, però mi viene chiesto di pagare 100 euro per via delle tasse supplementari. Il conto include un 13 percento di IVA, ma anche "interessi" di 0,44 euro, sebbene io paghi regolarmente con ordine bancario, e non sia mai stato in ritardo. Ogni 4 mesi ricevo una bolletta basata sul mio consumo reale - e non su una "stima" - e mi sento svenire. I mesi estivi sono più costosi a causa dell'uso del condizionatore d'aria, i mesi invernali sono anch'essi costosi, a causa dell'uso dei dispositivi di riscaldamento dell'appartamento. Il conto esplode di diverse centinaia di euro.

Non sono l'unico ad avere difficoltà a pagare le bollette. In molti non ce la fanno. Secondo i report dei media greci, ci sono 2,1 milioni di utenti che hanno debiti arretrati per le bollette elettriche. Si tratta di famiglie, attività commerciali, artigiani, piccole e medie imprese. Ora l'azienda pubblica sta programmando di "chiudere l'interrutore" e lasciarli tutti al buio. Non senza preavviso, naturalmente. L'azienda manderà ai consumatori degli avvertimenti, e se essi non si mettono in regola, i loro tentativi di accendere la luce alla sera, preparare la cena ai figli, tenere il formaggio in frigo, utilizzare il telefono, guardare la televisione, scaldare la casa, o anche solo lamentare la propria condizione su internet, saranno disperati.