Figli della SocietàS


Evil Rays

El Rey Felipe Accusa la Junta Catalana di "Slealtà".

catalogna vs madrid

Nel discorso durissimo del re di Spagna, che nulla ha concesso ai separatisti, ha colpito l'accusa di "slealtà" alla Costituzione
. Strana parola, mai usata nella politica italiana, anzi che dico, nemmeno nei rapporti personali fra di noi: quando mai il coniuge cornificato dall'altro coniuge lo accusa di "slealtà"? E' una parola che non esiste nel nostro vocabolario.

I nostri politici praticano correntemente la slealtà verso gli alleati, per questo le coalizioni da noi non durano. Il trasformismo, slealtà verso il tuo elettorato che ti ha votato perché ti crede aderente a un programma e ti vede invece passare ad un'altra fazione con altro programma, è una continuità storica, da noi.

"Slealtà verso la Costituzione?!", si son chiesti basiti gli italiani che hanno ascoltato Felipe. Noi, notoriamente, abbiamo la Costituzione più bella del mondo: eppure, come disse sarcastico Cossiga, obbediamo ad una "Costituzione Materiale" che è l'insieme delle deformazioni che hanno impresso alla Costituzione Legale (o formale: quella votata nel 1948) le forzature, i soprusi, le martellate che hanno inflitto i ceti potenti, per lo più politici o statali, per strapparne privilegi e favori legali indebiti alla propria corporazione. Insomma la Costituzione Materiale italica è il risultato di innumerevoli slealtà verso la Costituzione, storicamente stratificatesi ed accettate dagli altri ceti, quelli depredati dai loro diritti. A nessuno viene mai in mente di accusare la magistratura progressista, poniamo, di "slealtà" verso la legge che dovrebbero applicare. Forse nella sicurezza che, al bisogno, sarà consentito al proprio ceto, gruppo d'interesse e sindacati, corporazione, di martellare un po' la Costituzione più bella eccetera, per adattarla ai propri bisogno. Bisogni particolari.

Infatti, la Costituzione "Materiale" testimonia quello che siamo noi come nazione: un pullulare di particolarismi, di secessioni grandi e secessioni minime dal diritto comune.

Bad Guys

Il Meglio del Web: Il terzo totalitarismo

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di Alexander Dugin


In scienze politiche, il concetto di totalitarismo è sotteso alle ideologie comuniste e fasciste, che proclamano apertamente la superiorità del tutto (la classe e la società nel comunismo e nel socialismo; lo stato nel fascismo; la razza nel nazional-socialismo) sul dominio privato (l'individuo).

Ad esse si contrappone l'ideologia liberale, ideologia in cui, al contrario, il privato (l'individuo) è collocato al di sopra del tutto (come se questo tutto non possa essere compreso). Il liberalismo quindi combatte i totalitarismi in generale, inclusi quelli del comunismo e del fascismo. Ma, così facendo, il termine "totalitarismo" rivela il suo legame con l'ideologia liberale — né i comunisti né i fascisti sarebbero d'accordo con il termine. Pertanto, chiunque usi la parola "totalitarismo" è un liberale, indipendentemente dal suo livello di consapevolezza.

A prima vista, l'immagine è perfettamente chiara e non lascia spazio ad equivoci: il comunismo è il primo totalitarismo, il fascismo è il secondo. E il liberalismo è la loro antitesi, negando il tutto e collocando il privato al di sopra di esso.

Se ci fermiamo qui, possiamo riconoscere che l'Era Moderna ha sviluppato solo due ideologie totalitarie: il comunismo (il socialismo) e il fascismo (il nazismo), con le loro varianti e sfumature. Ma il liberalismo, che come teoria politica è apparsa prima delle altre due ed è durata più a lungo di queste, non potrebbe essere chiamato totalitario. Quindi l'espressione "terzo totalitarismo", che suggerisce una estensione della nomenclatura delle ideologie totalitarie, includendo il liberalismo, non avrebbe senso.

Tuttavia, il tema del "terzo totalitarismo" potrebbe apparire nel contesto della sociologia classica francese (la scuola di Dürkheim) e nella filosofia postmoderna. La sociologia di Dürkheim sostiene che i contenuti della coscienza individuale si formano interamente sulla base della coscienza collettiva. In altre parole, la natura totalitaria di qualunque società, anche di quella individualistica e liberale, non può essere annullata. Pertanto, lo stesso fatto di dichiarare che l'individuo è il più alto valore e la misura di tutte le cose (liberalismo) è una proiezione della società, cioè una forma di influenza totalitaria e di induzione ideologica. L'individuo è un concetto sociale: senza la società, l'essere umano isolato non sa se egli è o no un individuo, e se l'individualismo è o no il più alto valore. L'individuo impara che egli è un individuo, una persona privata solo in una società dove l'ideologia liberale domina e diventa una funzione dell'ambiente sociale. Perciò, chi nega la realtà sociale e afferma l'individuo, ha in sé anche una natura sociale. Di conseguenza, il liberalismo è un'ideologia totalitaria che mette in evidenza, attraverso i metodi classici della propaganda totalitaria, che l'individuo è il valore più alto.

Dominoes

Verona si prepara al referendum per l'autonomia del Veneto

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© Foto: Eliseo Bertolasi

Nella mattinata del 1° ottobre, a Verona è stato dato il via alle manifestazioni preliminari al referendum del 22 ottobre. Per il Veneto si preannuncia un referendum di portata storica. Le aspettative sono forti, i veneti saranno chiamati a votare per l'autonomia della loro regione da Roma.


Intorno allo stadio Bentegodi di Verona è sfilata una grande bandiera di San Marco.

Sputnik presente all'evento ha intervistato gli animatori dell'iniziativa.

Paolo Paternoster segretario Lega Nord di Verona, in prima fila, ha spiegato il significato della manifestazione.

— Tra tre settimane avremo il referendum per l'autonomia del Veneto. È un'occasione unica, storica, irripetibile e per questo motivo oggi abbiamo deciso questa manifestazione: sfilare attorno allo stadio per sensibilizzare i cittadini veronesi e veneti a recarsi in massa per votare a favore dell'autonomia del Veneto.

— Quale il suo pronostico?

— Per carattere noi siamo ottimisti, ma vista la mobilitazione dei nostri militanti, vista la presenza dei cittadini ai vari incontri tematici che facciamo sul territorio, nei comuni, in provincia.. penso sarà un successo non solo del "Si" ma soprattutto di partecipazione e affluenza. Questo è un vero referendum, con vere schede elettorali, con i seggi nelle scuole, un referendum con validità legale. Sarà poi compito del nostro governatore Luca Zaia battersi a Roma per cercare di porta a casa deleghe, competenze, anche soldi che sono quelli che ci vengono rubati ogni anno da Roma per poi essere spesi male.

Snakes in Suits

Il mio assurdo colloquio di lavoro con Ryanair

ryanair

DI SANDRO GIANNI


tpi.it

A giudicare dagli annunci nei portali per la ricerca di lavoro, sembra che sul mercato esistano solo tre tipi di occupazioni disponibili: sistemista Java, dialogatore e operatore call center. Se non conosci Java e hai zero voglia di vendere il tuo tempo per delle chiacchiere con degli sconosciuti, al telefono o dal vivo, la ricerca pare senza possibili sbocchi.

Aggiungi che la percentuale di risposta ai curriculum inviati rasenta lo zero e che la laurea e/o i master di cui sei in possesso non sono particolarmente quotati nella borsa degli skills... il quadro si complica parecchio.

Perciò, quando qualcuno ha finalmente risposto alla mia "iscrizione a un'offerta di lavoro" ho provato una strana sensazione, di affetto quasi. Ho pensato di dover ricambiare, presentandomi al colloquio. Ho detto "qualcuno", ma in realtà avrei dovuto dire "qualcosa": un algoritmo, un dispositivo automatico di risposta alle mail, un bot del portale.

Non posso saperlo, ma l'invito a comparire in un hotel nella zona di Tor Vergata è arrivato pochi millesimi di secondo dopo l'invio della mia iscrizione. Ciò esclude la mediazione umana e, dunque, una seppur minima selezione del curriculum, che avrebbe potuto equivalere a qualche decimale in più nella stima probabilistica di un'assunzione.

Il lavoro non era proprio quello dei miei sogni, ma provavo a vederci delle sfumature positive: la possibilità di viaggiare, avere un contratto decente, ricevere uno stipendio non troppo basso. Ovviamente, mi sbagliavo.

Red Pill

Attenti ai like su Facebook: potrebbero querelarvi

facebook
© Sputnik. Natalia Seliverstova

Ci provano veramente in tutti i modi a zittire i cittadini, a censurare coloro che osano esprimersi apertamente contro la classe dirigente.


Se solo potessero, introdurrebbero subito nel codice penale la fattispecie di "psicoreato" (e chi non sa cos'è, vada a leggersi di corsa Orwell): la strada verso di esso è comunque segnata, eccome se è segnata. Da oggi, infatti, per incorrere in pesanti guai giudiziari potrebbe bastare mettere like al post "sbagliato" di un amico su Facebook.

Il fattaccio è accaduto a sette cittadini italiani che hanno avuto un'idea tanto banale quanto malaugurata: concedere il pollice in su a un commento che è stato considerato diffamatorio da un magistrato, e oggi si trovano anch'essi sotto processo per diffamazione, in concorso. La vicenda era iniziata nel 2014, quando il sindaco di San Pietro Vernotico, piccola cittadina in provincia di Brindisi, e alcuni dipendenti della sua amministrazione vennero tacciati su Facebook di essere dei fannulloni e degli assenteisti. Gli epiteti sono stati sufficienti, secondo il procuratore designato Nicolangelo Ghizzardi, non solo per contestare all'autore del post il reato di diffamazione, ma anche per chiamare a rispondere della medesima accusa aggravata tutti coloro che avevano espresso il proprio apprezzamento al testo incriminato.

Sheriff

Per prevenire rivolte, arriva nel porto di Barcellona una nave con 16.000 poliziotti

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FONTE: ZEROHEDGE.COM



Gli sforzi di Madrid per fermare il voto della Catalogna sulla propria indipendenza, attualmente previsto per il 1° ottobre, sembrano essere sempre più decisi. All'inizio di questa settimana, la polizia spagnola ha preso il controllo delle finanze della regione, cercando di impedire che i politici separatisti spendessero ulteriori fondi pubblici sul referendum, ed ha fatto raid per sequestrare il materiale della campagna elettorale.


Ora, come osserva il New York Times questa mattina, la polizia spagnola, durante le operazioni condotte ieri, ha arrestato 14 persone, tra cui il segretario generale per gli affari economici, Josep Maria Jové.
La polizia spagnola mercoledì ha arrestato più di una dozzina di persone in Catalogna, facendo drasticamente aumentare le tensioni tra il governo nazionale ed i separatisti. L'episodio si è verificato meno di due settimane prima di un referendum molto controverso sull'indipendenza, che il governo di Madrid ha promesso di bloccare.

La polizia ha perquisito gli uffici del governo catalano mercoledì mattina ed ha arrestato almeno 14 persone, tra cui Josep Maria Jové, segretario generale per gli affari economici. Gli arresti non erano previsti, ma centinaia di sindaci ed altri funzionari in Catalogna erano stati avvertiti che sarebbero stati incriminati se avessero contribuito ad organizzare il referendum, così violando la legge spagnola.

Centinaia di indipendentisti hanno sùbito invaso le strade di Barcellona per protestare contro gli arresti. Jordi Sanchez, leader di una delle maggiori associazioni separatiste della regione, su Twitter ha invitato i catalani a "resistere in modo pacifico", ma anche ad "uscire e difendere le nostre istituzioni".

Newspaper

Il giornalismo non è più un lavoro

operazione mockingbird
Qualche nostro lettore occasionale a volte ci rimprovera per la durezza con cui trattiamo i giornalisti dei media mainstream. Che ci appaiono in genere o corrotti (quelli pagati bene) o incompetenti (stagisti gettati allo sbaraglio, che fanno tutti lo stesso pezzo sulla base di quel che dice l'Ansa o i Tg tra le 19 e le 20).

Anche tra noi c'è chi ha consumato qualche decennio in redazioni non proprio sconosciute e dunque ha visto di persona l'irresistibile avanzata di "professionisti" dell'informazione che si riconoscevano tra loro come tali in base alla comune assenza di qualsiasi opinione propria, alla pervicace ansia di carriera individuale (a quel punto dipendente esclusivamente dai favori del direttore e/o della proprietà), all'odio viscerale per chiunque esprimesse un punto di vista coerente, rispettoso dei fatti, "onesto" per dirla semplice.

La polarizzazione tra "opinionisti" superpagati per esprimere esattamente - e in bella forma - quel che la proprietà dei giornali vuol sentir dire e una (piccola) massa di cronisti generici, "porgitori di microfono" sul portone di partiti e sedi parlamentari, copi-incollatori di lanci d'agenzia rigorosamente privi di qualsiasi connotazione originale (il "precotto"), ha generato un panorama informativo piatto, servile, propagandistico, inutile ad ogni scopo che non sia il rincoglionimento di massa. Naturalmente, come sempre, ha generato anche il suo negativo: se i giornali diventano indistinguibili l'uno dall'altro (titolacci strillati a parte), allora ci rivolge altrove; e i giornali vendono sempre meno. In Internet non che si trovi molto di meglio, ma non ci si può più affidare sempre agli stessi avvelenatori di pozzi.

In questi giorni, in molti hanno fatto notare che nel 1973, intorno al golpe militare che rovesciò Allende, tutti i media dell'epoca erano assolutamente contro la junta sostenuta dagli Stati Uniti; persino qualche giornale di centrodestra... Oggi, al contrario, neanche il manifesto riesce a spendere una parola obbiettiva sul Venezuela e Maduro. C'entrano - molto - i rapporti di forza generali tra reazione e progresso, certo. Ma un ruolo non secondario viene svolto dal deperire di una professione sotto la spinta - benedetta per quasi 40 anni - delle "forze di mercato". Che non hanno evidentemente bisogno di alimentare un'informazione veritiera, dunque anche critica nei propri confronti.

Esageriamo?

E allora leggete l'opinione di un grande inviato come Alberto Negri, da quasi 40 anni in giro per il mondo (dal Medio Oriente all'Afghanistan, spesso pedibus calcantibus). Per conto de IlSole24Ore, quotidiano di Confindustria, mica della Pravda...

Alarm Clock

Caos migranti, l'inizio di una guerra sociale

proteste a roma
© REUTERS/ Yara Nardi

Lo sgombero dei migranti e i disordini in Piazza Indipendenza a Roma, avvenimenti che hanno sollevato un polverone mediatico, in realtà fotografano a pieno la situazione legata all'immigrazione nel Paese. Caos migranti, è l'inizio di una guerra sociale.


Al centro di Roma, nei pressi della Stazione Termini le forze dell'ordine hanno eseguito lo sgombero di un edificio occupato da quattro anni abusivamente da immigrati per la maggior parte etiopi ed eritrei richiedenti asilo. La situazione è precipitata negli spazi vicini allo stabile sgomberato in Piazza Indipendenza, dove si sono accampati gli immigrati.

Finite sotto accusa della stampa e dell'opinione pubblica le forze di polizia, ree di aver agito con violenza contro gli immigrati. È bene ricordare però che i poliziotti, intervenuti per motivi di ordine pubblico, sono stati aggrediti dai migranti con lancio di sassi e bottiglie. Nella tensione degli scontri risulta assordante il vuoto politico nell'intera faccenda.

La causa dei fatti di Roma in realtà è a monte e risiede nell'assenza totale di una politica migratoria adeguata. Sputnik Italia ha raggiunto per un'intervista in merito Toni Iwobi, responsabile federale del Dipartimento di sicurezza e immigrazione della Lega Nord.

Bizarro Earth

Il Meglio del Web: Gli interventi umanitari: la dottrina dell'imperialismo

NGO Imperialism
Definire il concetto di intervento umanitario è problematico e, quindi, l'implementazione della sua concettualizzazione è controversa. Da una parte, l'intervento umanitario è di regola inteso come un'azione di ultima spiaggia presa da uno stato o da un gruppo di stati per alleviare o far terminare palesi violazioni dei diritti umani per conto ed in favore di cittadini di una minoranza etnica dello stato-bersaglio, attraverso l'uso della forza militare. Dall'altra parte, l'intervento umanitario è percepito come una delle più sottili e nascoste forme di esercizio del potere nei sistemi geopolitici contemporanei. Vale a dire che le strutture ideologiche che provvedono a dare e sostenere la legittimazione per un più aperto e dichiarato esercizio del potere politico ed economico sono manifestate attraverso la retorica dell'interventismo umanitario.

Conseguentemente, il fenomeno dell'intervento umanitario è stato uno degli argomenti più controversi nel diritto internazionale, nella scienza politica e nella filosofia morale. Tuttavia, esaminando l'evoluzione del concetto, si può concludere che le motivazioni per l'intervento umanitario sono moralmente e giuridicamente intollerabili, agendo quest'ultimo come una forza dell'imperialismo liberista.

Più oltre, la storia illustra che l'intervento umanitario è parte di un più ampio processo utilizzato dalle potenze quale strategia d'impiego della loro influenza economica e politica. "La storia internazionale è piena di interventi giustificati da principi altisonanti" (Doyle, 2006,5).

Bizarro Earth

Venti di questi cargo inquinano più di tutte le auto del mondo

Cargo CMA CGM big ship
Pieni di alta coscienza ambientale, di sicuro siete già molto preoccupati di quanto inquinano gli automezzi a combustione interna, specie Diesel. Presto vi faranno allarmare sempre più, grazie ad appositi servizi mediatici. Ma ecco la soluzione: come a segnale convenuto, Volvo annuncia che produrrà solo auto elettriche o ibride, BMW costruirà una Mini elettrica in Gran Bretagna, "Mercedes sfida Tesla: dieci modelli elettrici dal 2022". Elon Musk, il più geniale imprenditore secondo i media, ha già costruito la Tesla Gigafactory, "la più grande fabbrica del mondo", che (promette) "dal 2018 potrà fornire celle al litio per 500.000 vetture all'anno".

E se accadesse che la maggior parte dei consumatori, arretrati ed ecologicamente scorretti, non fossero convinti della convenienza di acquistare auto elettriche con batterie al litio, decisamente più costose? Niente paura: ecco i governi che, sempre solleciti del vostro bene, già annunciano: vieteremo l'entrata delle auto a Londra entro il 2040, a Berlino entro il 2020, "Parigi ed Oslo dichiarano la guerra al Diesel", i sindaci di diverse capitali stanno seguendo: solo auto elettriche nei centri cittadini. Il governo Usa elargirà a Elon Musk 1,3 miliardi di sussidi pubblici, per la sua geniale impresa (Musk è geniale anche nell'intercettare sussidi pubblici). Vi toccherà comprare un'auto elettrica. Ostinarsi a tenere un diesel sarà segno di rozzezza e insensibilità, come essere "omofobo" e populista.