Figli della SocietàS


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Salvini, quando qualcuno si suiciderà per le sanzioni vedremo cosa farà Renzi

Matteo Salvini
© Sputnik. Taras Litvinenko
Oggi il parlamento europeo voterà a favore del rinnovo delle sanzioni contro la Russia. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini in visita a Mosca, per ribadire il "NO" alle sanzioni e l'appoggio alla politica estera della Russia.

All'inizio di una fitta giornata di incontri in cui la delegazione della Lega Nord sarà alla Duma, e vedrà i rappresentanti del partito "Russia Unita" Matteo Salvini ha tenuto una conversazione con la stampa, a cui era presente il corrispondente di Sputnik Italia.

Rinnovi alle sanzioni, l'Italia vittima dell'Europa

"Purtroppo continua un clima da Guerra Fredda, subito da un'Europa ed un'Italia di conigli. Noi siamo in mezzo e le prendiamo sia dall'una e dall'altra parte.Renzi mi ricorda un cane che abbaia ma non morde. Lui che è il presidente del Consiglio e rappresenta l'Italia doveva dire no alle sanzioni e la discussione si sarebbe arenata. Nella UE se la Lituania dice no a una cosa, come successo col piano immigrazione, tutto si ridiscute da capo. Renzi invece è "vorrei ma non posso", parla ma non fa, evidentemente dipende dagli interessi di qualcuno. Noi siamo qui a Mosca per marcare questa distinzione e portare avanti il nostro interesse e l'interesse dell'Italia che causa di queste sanzioni ha perso 2 miliardi di euro in due anni secondo le stime della Coldiretti. Il rinnovo delle sanzioni è un atto criminale, un vero suicidio."

Bell

Ttip, la partita geopolitica del 2016

Stop TTIP
© flickr
di Monica Di Sisto

"Il mandato politico che abbiamo ricevuto dai Governi dell'Unione ci impegna a chiudere un accordo che non abbassi direttamente in alcun modo gli standard di sicurezza ambientale, sociale e generali in vigore in Europa. Dovete fidarvi, e alla fine del negoziato, quando il trattato sarà chiuso in ogni sua parte, potrete verificare quanto questo impegno sarà stato da noi rispettato". Il negoziatore europeo del Trattato transatlantico di liberalizzazione del commercio e degli investimenti Ignacio Bercero, nel faccia a faccia organizzato il 25 novembre scorso al Ministero dello Sviluppo economico dal viceministro Carlo Calenda con la Campagna Stop TTIP è stato molto chiaro: fino all'ultimo giorno, vietato disturbare il manovratore. Nel corso dell'incontro la Campagna ha sollevato punto per punto, scorrendo il testo dell'accordo ormai pubblico, tutte le finestre normative attraverso le quali sarà possibile per gli interessi di pochi trasformare i diritti di tutti in ostacoli al commercio da rimuovere più in fretta possibile nella pletora di "organismi transatlantici" che il trattato andrà a costituire, dove non meglio definiti politici e tecnici individuati dalla Commissione europea e dal Ministero al Commercio Usa si occuperanno di velocità degli sdoganamenti come di etichette sui prodotti, di dazi come di standard di qualità, di caratteristiche dei prodotti come di diritti del lavoro. Ma Bercero non è mai entrato nel merito, limitandosi a dichiarare: fidatevi di noi e vedrete.

Se i Governi europei premeranno abbastanza forte, e Obama riuscirà a smuovere anche quella parte del Congresso che ancora diffida del TTIP, entro il 2016 il trattato sarà confezionato e la palla passerà al Parlamento europeo, che se non sarà soddisfatto del risultato raggiunto potrà bocciare quanto raggiunto fino a quel momento con un agile segno di tastiera. Ma chi può fidarsi di un Parlamento attraversato da forti tensioni nazionali e radicalizzazioni, al punto da trasformare ogni partita, persino quella dolorosa dei rifugiati, o quella danarosa del quantitive easing, in derby tra europeisti ed euroscettici, tra destra radicale e rigurgito centrista? Non c'è posto, in questi tempi, per sottili analisi d'impatto, per valutazione attente di danni e guadagni. Su uno zerovirgola di presunti aumenti del Pil si giocano le credibilità di intere legislature anche a casa nostra, e per questo, più che aspettare l'ultimo minuto, preferiamo continuare a monitorare passo a passo il TTIP, per capire meglio quanto c'è di vero e quanto c'è di tattica negoziale in affermazioni così rassicuranti.

Sicurezza alimentare: desideri e realtà

Quanto la cronaca ci ha raccontato nei giorni successivi ad un tanto importante incontro, racconta infatti un'altra storia. Innanzitutto sul tema dell'agroalimentare: nel briefing "Il fattore "C": rischi e opportunità nel TTIP per il settore agroalimentare europeo" ci siamo basati sui Rapporti n. 198 "Agricoltura nel TTIP: Tariffe, Contingenti tariffari (Tariff-Rate Quotas/TRQs) e Misure non tariffarie (Non-TariffMeasures/NTMs)", e n. 199 "Valutazione degli effetti sul commercio agroalimentare tra Usa e Ue di alcune Misure Sanitarie e Fitosanitarie (Sanitary and PhytosanitaryMeasures/SPMs) e Barriere Tecniche al Commercio (Technical Barriers to Trade)ix appena pubblicati Servizio ricerche economiche del Ministero dell'Agricoltura americano e abbiamo scoperto che il fitto commercio agroalimentare Usa-Ue sarebbe limitato proprio da alcune misure sanitarie e fitosanitarie e da barriere non tariffarie che imporrebbero alle merci in viaggio un peso equivalente a un dazio del 120% medio rispetto alloro valore. Le tariffe in vigore tra Usa e Ue sono relativamente basse rispetto agli standard globali, anche se il nostro mercato è più "protetto" rispetto a quello Usa. La tariffa semplice media applicata per tutti i beni è stimata intorno al 3,5 per cento per le esportazioni dell'UE verso gli Stati Uniti e del 5,5 per cento per le esportazioni americane verso l'UE. Inoltre, il 37 per cento di tutte le linee tariffarie negli Stati Uniti e il 25 per cento nell'Unione europea sono già a zero. Le materie prime agricole, tuttavia, tendono ad avere tariffe maggiori rispetto ai prodotti non agricoli. Quali sono però, a conti fatti, queste barriere? Barriere che, peraltro, se saltassero assicurerebbero comunque agli Usa un volume di esportazioni doppio rispetto a quello prevedibile per l'Ue, che causerebbe secondo tutte le valutazioni d'impatto una vera e propria frenata degli scambi intra-europei e la saturazione di molti dei settori importanti anche nel nostro Paese come quelli di carni, frutta, verdura, latte e formaggi, olii vegetali. I tecnici degli Stati Uniti le indicano senza reticenze: le restrizioni poste dall'Europa per l'uso di trattamenti di riduzione degli agenti patogeni (PRT), ossia l'uso di antibiotici, clorati e altre delizie per immunizzare manzo e pollami; le restrizioni alla importazione e l'uso di prodotti agricoli derivati da agricoltura biotech per soia e mais;, il divieto a bovini e carni bovine allevati con ormoni, il basso livello che fissiamo per i residui chimici in frutta, verdura e noci; le restrizioni alla carne di maiale e di altri animali trattati con antibiotici; i limiti al numero di cellule somatiche consentito nel latte crudo, le restrizioni fitosanitarie sulle sementi riesportate. Se vogliamo accelerare il commercio agroalimentare transatlantico di percentuali significative, dobbiamo azzerarle tutte, dicono i tecnici. Come questo sarà possibile senza compromettere, come da mandato politico, la sicurezza alimentare dei nostri Paesi è un mistero della fiducia negoziale. Un mistero fideistico che si scontra con la cruda realtà.

Quenelle

"We are all muslims". Michael Moore alla Trump Tower

Michael Moore
Oltre a farsi fotografare con un cartello con la scritta "We are all muslim" (Siamo tutti musulmani) davanti alla Trump Tower per protestare contro l'idea del candidato repubblicano alla nomination presidenziale di vietare l'ingresso negli Usa a tutte le persone di fede musulmana.

Il regista Michael Moore ha pubblicato sul suo account Facebook una lettera indirizzata allo stesso Trump nella quale, dopo aver raccontato il loro primo incontro, scrive:
"Ecco una statistica che sta per farti drizzare i capelli: l'ottantuno per cento dell'elettorato che sceglierà il presidente il prossimo anno sono donne, gente di colore, o giovani di età compresa tra 18 e 35 anni.

Così, in preda alla disperazione e alla follia, hai fatto appello a un divieto a tutti i musulmani di entrare in questo paese. Sono stato cresciuto credendo che siamo tutti fratello e sorella, senza distinzione di razza, credo o colore. Ciò significa che se si vuole mettere al bando i musulmani, bisogna prima mettere al bando me. E tutti gli altri.

Siamo tutti musulmani.


Così come siamo tutti messicani, siamo tutti cattolici ed ebrei e bianchi e neri e di tutte le sfumature intermedie. Siamo tutti figli di Dio (o della natura o di qualsiasi altra cosa in cui credi), parte della famiglia umana, e niente che diciamo o facciamo può cambiare questo fatto di una virgola. Se non ti piace vivere seguendo queste regole americane, allora hai bisogno di chiuderti in una qualsiasi delle tue Torri, stare lì, e pensare a quello che hai detto.

E poi lasciarci in pace in modo che possiamo eleggere un vero presidente che è allo stesso tempo compassionevole e forte.

Siamo tutti musulmani. Affrontalo

Tutto il mio meglio, Michael Moore"

Colosseum

In Europa bisogna stare con Renzi, o italioti

Italia dignità
© italia-24news.it
Un giornalista idiota ha goduto pubblicamente, sul suo giornale, di come la Merkel ha umiliato e deriso Matteo Renzi "il parolaio". Mettendone in rilievo il fatto che Renzi in Europa non conta nulla, non lo invitano ai pre-vertici, ci minacciano di infrazione europea perché non abbiamo preso le impronte ai clandestini, eccetera.

Ora, lo so che sono prediche inutili. Ma se in Europa Renzi non conta nulla, è colpa di noi italioti. Non è Renzi; è l'Italia a non contare nulla, perché è divisa e proclama di avere schifo dei suoi leader, e pronta a dargli torto e sbranarli, al minimo segnale che venga da Berlino, Washington, Bruxelles. Gli stranieri sanno che possono fare qualunque cosa, contro il nostro governo di turno, e trovare in Italia una parte, magari grossa, che applaude - per odio al governante di turno. E' successo con Berlusconi: lo hanno addirittura mandato via e sostituito con un uomo loro, facendoci per giunta pagare miliardi perché, per cacciare Berlusconi, ci hanno fatto espandere lo spread di 500 punti. Berlusconi è un pirla, e da pirla s'è lasciato cacciare; ma l'insulto, la diminuzione e l'umiliazione, l'abbiamo subita - e pagata - tutti noi. Metà di noi, pure scodinzolando, e prestandosi al golpe. Dovevamo difendere tutti insieme non Berlusconi, ma la violazione del diritto, della democrazia contro l'ingerenza straniera più offensiva. Non l'abbiamo fatto. Gli stranieri non dimenticano, e ce lo fanno continuamente pagare. Ci hanno fatto versare 125 miliardi al Fondo di Stabilità, la Germania se n'è servita ampiamente prendendosene 418 per salvare le sue banche, la Francia da sola se n'è accaparrata 128 - e desso a noi negano il diritto di salvare le banchette. E metà di noi godono, la maggior parte dei nostri media applaudono, perché ciò inguaia la ministra Boschi, "l'amante di Renzi" - ma vergognatevi, italioti..

soldato UE
La nuova Europa
Lo so che è una predica inutile. Siamo il paese che da secoli chiama lo straniero sul suo territorio, perché distrugga la fazione avversa. Però ci provo. Vi siete accorti che giornali prima favorevoli o rispettosi, cominciano a trattare Renzi come hanno trattato Berlusconi? E' che dall'estero hanno dato l'ordine di linciaggio - perché Renzi dice cose che l'Europa non vuol sentire. Prima, Renzi piaceva alla Merkel; adeso non piace più. Ed è stata avviato il tritacarne dell'italiota.

Yoda

Conferenza stampa di fine anno del presidente Putin

Putin
© Sputnik. Michael Klimentyev
l 17 dicembre il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha tenuto la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Ecco la cronaca testuale della conferenza stampa.

Dopo 3 ore 11 minuti si e conlusa la conferenza stampa di Vladimir Putin

E' disposto a cambiare la legge che vieta l'adozione dei bambini russi in alcuni paesi stranieri?

Il governo russo non deve avere fretta di cambiare la legge sull'adozione dei bambini russi all'estero. Il numero dei bambini adottati è più alto di quello dei bambini che necessitano di cure.

Serve in futuro alla Russia una base in Siria?

E' una domanda complessa. Non so se serva davvero. Se dobbiamo colpire qualcuno anche così (senza base) lo colpiamo lo stesso.

La Russia smetterà di fornire il gas all'Ucraina?

Non credo che vada eliminato il transito del gas in Ucraina e neanche che vada posto in competizione con il Nord Stream. Il punto chiave è che ogni gasdotto deve garantire affidabilità, sicurezza e costanza degli approvvigionamenti. Se le autorità ucraine mantengono il loro impegno, non ci sono problemi. Diversamente dovremo rivedere i piani.

Qual'è la sua opinione sull'omicidio Nemtsov?

Ritengo che questo sia un omicidio che vada indagato ed i cui colpevoli debbano essere puniti, chiunque essi siano.

Signor presidente, come stanno le sue figlie?

Per molte ragioni, non ultime quelle di sicurezza non ho mai parlato della vita private delle mie figlie. Io ritengo che ogni persona abbia il diritto di costruirsi il proprio destino. Le mie figlie non sono mai state viziate. Non hanno mai avuto privilegi. Fanno la loro vita e la fanno con dignità. Le mie figlie non fanno politica, non fanno business, lavorano e parlano e usano per lavoro 3 lingue europee.

L'anno prossimo ci saranno le elezioni negli USA. Come vede le prospettive di lavoro con il nuovo presidente statunitense?

Prima bisogna capire chi è. Noi siamo pronti a dialogare. Dopo l'ultimo incontro con Kerry mi è parso che gli USA siano d'accordo con noi. Noi siamo aperti e trasparenti. Sono loro che provano sempre a "suggerirci" cosa fare e come. Se un osservatore straniero in USA alle elezioni si avvicina a più di 5 metri da una coda al seggio lo arrestano. Noi siamo pronti a sederci e parlare con qualunque presidente che venga eletto dal popolo statunitense.

Secondo lei è arrivata l'ora di privatizzare le compagnie statali come Rosneft e Aeroflot, per sostenere l'economia?

Le compagnie statali possono essere parzialmente privatizzate per aumentare l'efficacia del loro operato, non per fare cassa. Lo Stato no.

Qual'è lo stato è il futuro delle relazioni con la Georgia?

Noi non siamo la causa di questo deterioramento delle relazioni con la Georgia. Tornando ai fatti del 2008, la colpa storica è loro ed è in pieno sulle loro spalle. La colpa è dell'allora presidente Saakashvili che ha dato il via al processo di divisione del paese.

A Saakashvili hanno dato un visto lavorativo in USA e poi l'anno mandato in Ucraina. E come se gli avessero detto "Non soltanto vi governiamo. Ma vi mandiamo anche chi vi governa, perchè voi non siete in grado di farlo da solo. Su 45 milioni di personi non si riesce a trovare 10/15 persone in grado di governare? Questo è uno sputo in faccia al popolo ucraino.

Commenta: Conferenza stampa di fine anno del presidente della Federazione Rusa Vladimir Putin(in inglese):




Hearts

Una letterina per lo scolaro più solo del mondo

aron anderson e sua mamma
© Credits: Michael McGurk
Aron è l'unico scolaro della scuola elementare sull'isola sperduta di Skerries, arcipelago delle Shetland, a 630 chilometri dalla Scozia. Ma la sua scuola costa troppo per un solo allievo e da Edimburgo arriva la minaccia di chiusura. Così il social network Reddit ha avuto un'idea: far conoscere la storia e comunicare il suo indirizzo, in modo che quest'anno, a Natale, Aron riceva un sacco di cartoline di auguri e si senta meno triste e solo.

I compagni di gioco di Aron, dieci anni, sono un cane, un paio di anatre e un gregge di pecore. In loro compagnia, il piccolo percorre ogni giorno le colline verdissime, giù fino alla scogliera affacciata sui flutti rabbiosi del mare del nord. Lì si siede, le gambe incrociate, e cerca di indovinare cosa nasconde il mondo un po' più in là. Da grande vuole fare il pescatore, come suo padre, e avventurarsi a bordo del suo peschereccio fra le correnti tempestose della Scozia, in quel mare che sa essere magnanimo o crudele, assicurare la vita o la morte, e di cui Aron conosce tutti i segreti. In fondo è un ragazzino come gli altri, gli piace giocare a pallone, correre nei prati, far arrabbiare gli adulti quando può e d'estate, adora gettarsi in acqua tuffandosi dal molo.

In una cosa Aron non è un bambino come gli altri. Quando al mattino presto la luce del nord incendia l'orizzonte della sua isola, e lui infila quaderni e libri nella cartella, il ragazzino sa che in classe sarà solo. Aron è l'unico scolaro della sua scuola elementare sull'isola sperduta di Skerries, nell'arcipelago delle Shetland, a 630 chilometri da Edimburgo. Le giornate a scuola sono lunghe, soli, lui e la maestra, senza l'allegro vociare di altri bimbi con cui crescere e giocare. Su Skerries abitano appena una settantina di persone e sessantanove di queste sono adulti. Sferzata dal vento e da duecentocinquanta giorni di pioggia all'anno, Skerries è un posto dove il tempo trascorre lento, al ritmo della natura, dei cicli di pesca, delle maree e delle stagioni.

Dominoes

La grande fuga degli italiani dalle banche (e dai partiti)

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Mentre il Codacons lancia un'iniziativa « contro gli istituti di credito e gli organi di controllo che hanno permesso la rovina di 130 mila risparmiatori », l'Istituto Demòpolis presenta i risultati di un sondaggio: la fiducia degli italiani nelle banche crolla letteralmente dal 30% del 2005 al 12% del 2011 sino al 10% attuale. E per i partiti politici non va meglio: dal 23% del 2005 al 4% di oggi.
È partita l'offensiva legale del Codacons dopo il caso della Banca Etruria (con altri tre istituti di credito) e dei risparmiatori che hanno perso i loro risparmi. Azioni collettive, ricorsi al Tar e denunce: il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti dei consumatori intende affiancare i risparmiatori nella battaglia legale sul salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife con l'obiettivo di ottenere il rimborso integrale degli investimenti per una somma complessiva di 800 milioni di euro. Non solo: il Codacons chiede anche il riconoscimento delle responsabilità dei soggetti che hanno venduto titoli spazzatura e di coloro che non hanno vigilato.

L'Associazione parla di un'iniziativa «contro gli istituti di credito e gli organi di controllo che hanno permesso la rovina di 130 mila risparmiatori». Il Codacons, che ha raccolto 2.500 adesioni, annuncerà azioni risarcitorie collettive; due ricorsi al Tar del Lazio; quattro denunce a Procure della Repubblica, Corti dei Conti e Guardia di Finanza; richieste di sequestro presso le nuove banche. Inoltre, punta a una clamorosa sentenza che potrebbe mettere in discussione l'applicazione del cosiddetto "bail-in" a partire dal prossimo 1° gennaio, e cioè la nuova procedura per cui il salvataggio di un istituto di credito in difficoltà non si fa più con soldi pubblici dello Stato o delle Banche centrali com'è avvenuto sinora, ma attraverso la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti (come quelli dei correntisti che abbiano depositato più di 100 mila euro) o la loro conversione in azioni.

Intanto, secondo l'Istituto nazionale di ricerche Demòpolis, è in calo la fiducia degli italiani nel sistema bancario. In particolare, le vicende che hanno investito le quattro banche salvate con un decreto dal Governo Renzi hanno come conseguenza un'ulteriore aumento del pessimismo e della sfiducia dell'opinione pubblica verso le istituzioni finanziarie. «Per il sistema bancario», spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento, «è il punto più basso degli ultimi dieci anni, in coda nella graduatoria di credibilità espressa dai cittadini, poco al di sopra dei partiti politici, apprezzati da appena il 4 per cento degli italiani».

Георгиевская ленточка

Il Meglio del Web: Buon Natale, Vladimr Vladimirovic

Putin
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Chissà cosa regalerà per Natale Vladimir Putin quest'anno. L'anno passato fece giungere ai governatori regionali tre libri da meditare, e su cui aveva evidentemente meditato lui: La filosofia della Ineguaglianza del grande Nikolai Berdjaev, la Giustificazione del Bene del grandissimo Vladimir Solovev (1853-1900), e I nostri compiti di Ivan Ilyn (1883-1954).

Ivan Ilyin
Ivan Ilyin
Lo sappiamo perché Foreign Affairs, la rivista del Council on Foreign Relations, vi dedicò un articolo fremente di rabbia soprattutto contro l'ultimo autore: "Il posto dove lasciare Ilyn era l'ignominia - sbavava l'organo del globalismo, spiegando che era stato "un teorico del complotto, un nazionalista russo con tendenze fasciste. Cacciato in esilio dai bolscevichi nel '22 come Berdjaev, Iliyn, che era stato comunista prima della conversione, riparò in Germania dove assisté al sorgere del Terzo Reich e per qualche tempo credette che nei fascismi europei sorgesse il nucleo della vita che per lui era la sola veramente autentica: "Il senso dell'onore, il servizio cavalleresco, il sacrificio volontario, l'adesione alla disciplina, il patriottismo". Siccome era anche per uno stato autoritario, monarchico al vertice e popolare alla base (le tradizioni popolari al posto delle leggi), è facile gettare Ilyin nell'abisso della "Ignominia", ed attribuire anche a Putin lo stesso ignominioso colore. Nero. Ciò perché ai globalisti Usa sfugge la radice profondissimamente religiosa del pensiero di Ilyin. Non è un fascista europeo, ossia laico, e magari paganeggiante; è una ortodosso russo, credente, convinto che la Russia è grande solo per il Cristo e se non dimentica i doni della fede ricevuta. Il suo pensiero politico è "verticale" in un modo che non può che sfuggire a Foreign Affairs.

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Italia paese da mungere: imprese estere poco innovative che sfruttano settori ad alto valore aggiunto con scarsi benefici per l'occupazione

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Le imprese a controllo estero presenti in Italia, censite nel 2013 dall'Istat, sono 13.165. Poco più di 9.400 operano nei servizi e quasi 3.760 nell'industria. Rispetto ad un anno prima diminuiscono del 1,2%, ma il calo si concentra nel settore dei servizi (-2%), mentre nell'industria aumentano dello 0,7.
L'occupazione in tal modo offerta coinvolge più di un milione e centosettanta mila persone, in calo rispetto al 2012 dell'1,5%. In tal caso, la flessione avviene soprattutto nell'industria (-2,5%), nonostante la crescita del numero delle attività estere, ma si estende ovviamente anche il settore dei servizi, ove l'occupazione diminuisce dello 0,9.

Il calo delle imprese estere in Italia parte dal 2008. Da allora hanno lasciato il nostro paese l'8,6% delle imprese a controllo straniero, determinando un calo del 6% dell'occupazione.

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ENI, Report ed il bel mondo dei liberal di sinistra

Report
Domenica scorsa una ben precisa categoria d'italiani (quella che potremmo tecnicamente definire come "sinistra liberal", consegnata dallo smantellamento del PCI a posizioni sempre più atlantiste e filoamericane, e che ha in Rai Tre, La7, La Repubblica ed Il Fatto Quotidiano le sue principali Bibbie quotidiane) s'è riunita dinanzi al televisore per lasciarsi catechizzare da Report, con l'ennesima puntata denigratoria e diffamatoria nei confronti dell'ENI. L'ennesima perchè, a quanto pare, non è neppure la prima volta che la redazione capeggiata dalla Signora Gabanelli si dedica a simili attività non proprio ricreative.

Poco più di un anno fa, infatti, Report produsse una puntata a dir poco vergognosa nei confronti dell'Ente Nazionale Idrocarburi, a cui seguì una ben prevedibile querela. L'azione legale, com'era prevedibile, venne poi colpita ed affondata da una magistratura in corposa parte asservita agli interessi atlantici e d'oltre Oceano esattamente quanto quegli stessi giornali che provvedeva a difendere. C'è da scommetterci che anche stavolta andrà a finire così: con il magistrato "de sinistra" che soccorrerà il giornalista "de sinistra". Tutto in nome della diffamazione selvaggia dell'ENI, o di Finmeccanica, o di qualsiasi altra azienda strategica italiana, colpevole di poter godere ancora di un intollerabile spazio d'autonomia all'interno di un'Italia completamente asservita a Washington e alla NATO.

Perchè anche su questo c'è poco da dire e da fare: le nostre aziende strategiche non sono tollerate da chi pretende d'esercitare un dominio completo e diretto sul nostro paese. Esse vengono viste come foriere di un possibile spostamento dell'Italia al di fuori del dominio atlantico. Non fu forse per questo che Enrico Mattei venne ammazzato? Lavorava, il fondatore dell'ENI, "a portare l'Italia fuori della NATO e alla testa dei Paesi Non Allineati". A quanto pare, anche se l'ENI di oggi non è più quello dei tempi di Mattei, essendo stato in una certa misura "normalizzato" e "neutralizzato", esso continua comunque ancora ad apparire agli occhi di molti come una sorta di "mina vagante" in grado di minare o di sbilanciare la politica estera italiana verso direzioni ritenute pericolose per qualsiasi amministrazione della Casa Bianca. E, del pari, anche per gli altri alleati europei nostri "fratelli" maggiori, come la Francia e l'Inghilterra.