Maestri BurattinaiS


Star of David

Il Meglio del Web: La Soluzione Finale? Israele regolerà i conti e revocherà i diritti ai palestinesi

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© moronwatch.net
"Il terrorismo non paga[...] Israele è qui per restare, per sempre, che i nostri nemici lo vogliano o meno". Queste le parole di Benjamin Nethanyau pronunciate martedì alla Knesset. Il premier ha nuovamente chiesto ai dirigenti dell'Autorità Palestinese di smetterla di fomentare le violenze riguardo alle "legittime" azioni di auto difesa degli israeliani aggrediti dai terroristi.
"Israele regolerà i conti con gli assassini, con chi tenta di ammazzare innocenti e con coloro che li incoraggiano. Non solo revocheremo i loro diritti, ma faremo loro pagare fino in fondo le loro responsabilità. Useremo tutti i mezzi necessari per riportare tranquillità ai cittadini di Israele".
Le nuove misure di sicurezza sono state comunicate nel corso della notte: la polizia israeliana sarà autorizzata ad imporre la chiusura di interi quartieri palestinesi di Gerusalemme qualora avvenissero scontri con le forze dell'ordine, questi quartieri saranno sorvegliati anche da unità dell'esercito. Altre 300 guardie private presidieranno il trasporto pubblico. Per i palestinesi responsabili di attacchi è prevista la revoca del diritto di residenza a Gerusalemme, la demolizione delle loro case e la confisca delle proprietà. I corpi dei palestinesi responsabili degli attacchi non saranno più restituiti alle famiglie ma saranno sepolti in segreto, onde evitare funerali di massa e conseguenti proteste.

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Netanyahu shock: Hitler voleva espulsione, non sterminio ebrei

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© REUTERS/Atef Safadi/Pool
Il premier israeliano parlando al Congresso sionista "riscrive" la storia addossando le colpe dell'Olocausto ai palestinesi: "Fu in Gran Mufti di Gerusalemme a chiedere lo sterminio".

Stanno facendo il giro del mondo le parole pronunciate dal premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso Sionista questa mattina.
Hitler all'epoca non voleva sterminare gli ebrei ma espellerli. Il Muftì andò e gli disse 'se li espelli, verranno in Palestina'. 'Cosa dovrei fare?' chiese e il Muftì rispose 'Bruciali'.
Così Netanyahu sul ruolo del Gran Mufti Haj Al-Husseini, leader palestinese ai tempi della Seconda guerra. Immediate le reazioni degli esperti di Shoah, che hanno accusato il premier israeliano di diffondere pericolose distorsioni della realtà.

Commenta: E questo dovrebbe essere il primo ministro aperto al dialogo e sempre pronto a mediare sul conflitto israelo-palestinese, che incontra continuamente - a questo punto è ovvio che si prenda anche molte pause - portavoce da tutto il mondo per trovare la soluzione dei due stati? Nonostante tutto, non sembra essersi mossa una foglia. Tutti sanno cosa vuole Netanyahu, a parte i media ed i pezzi da novanta della politica internazionale, che fingono ancora di non averlo capito, o che per qualche motivo sono costretti a far orecchie da mercante: trovare la famigerata 'soluzione' quando il secondo stato sarà completamente inglobato a suon di abusi territoriali e frotte di insediamenti di coloni che spuntano come funghi dopo giorni di pesante pioggia.




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Competizione Globale: gli USA in difensiva mentre la Russia ritorna in forza nel Medio Oriente

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© l'antidiplomatico.it
In meno di un mese il presidente russo, Vladimir Putin è riuscito a recuperare lo svantaggio che la Russia aveva accumulato nel 2014, dopo la secessione della Crimea, l'esplosione della ribellione separatista filo-russa nell'Ucraina Orientale e la proclamazione unilaterale di due repubbliche popolari nel Donbass. Un contesto che aveva reso furibondi le "eccellenze" della Casa Bianca, estremamente preoccupate con un possibile "ritorno imperiale" della Russia nello scacchiere internazionale.

Per questo motivo e dopo aver scoperto che le sanzioni contro i luogotenenti di Putin non avevano prodotto alcun effetto, gli USA fecero scattare la prima ritorsione geo-strategica siglando un accordo "in off" con l'Arabia Saudita e i paesi del Golfo (Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Oman), per aumentare la produzione del petrolio e del gas, oltre i parametri fissati dall'OPEP. Un accordo che immediatamente provocò un consistente ribasso del prezzo del barile di petrolio.

Accortisi che il mercato aveva reagito positivamente e che l'abbassamento del prezzo del barile stava mettendo in ginocchio l'economia del Venezuela bolivariano, oltre ad avere fermato la politica d'investimenti che la Russia pretendeva realizzare nell'ambito dei progetti formulati dai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), le "eccellenze" della Casa Bianca hanno tentato il colpo grosso provocando una successiva svalutazione del prezzo del petrolio, permettendo all'Iran di tornare a esportare liberamente il suo petrolio e il gas. Infatti, nel gennaio del 2016, con la rimessa in produzione di tutti i pozzi di petrolio e di gas iraniani, che erano stati chiusi a causa delle sanzioni economiche, il mercato sarà oggettivamente saturo. Quindi, il prezzo del barile di petrolio potrebbe scendere fino a 20US$, provocando nuovi disastri nell'economia venezuelana ma anche in quella russa!

Inseguendo questa prospettiva, gli analisti economici della CIA, hanno garantito alla Casa Bianca che con il prezzo del barile di petrolio, sempre più stracciato, la Russia e soprattutto il Venezuela, andrebbero incontro a una profonda recessione con conseguenze tragiche per la credibilità dei due governi.

Previsioni che facevano nuovamente sorridere il presidente degli USA, Barak Obama, dopo i rimbrotti, poco fraterni, della candidata Hillary Clinton e quelli ancor più meno gentili del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu e del sovrano saudita, Salman. Infatti, il sionista Netanyahu, all'unisono con il saudita Salman, aveva criticato duramente Barak Obama per aver concesso all'Iran il permesso di costruire la centrale nucleare. Più accesi, invece i toni nel Partito Democratico dove il clan dei Clinton ha accusato Barak Obama di non aver appoggiato la campagna di Hillary, oltre a "...dividere il Partito Democratico con delle strane trovate geo-politiche...".

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Flashback Serena Shim, il mistero della reporter di PressTv uccisa in Turchia. Per Iran è un "incidente sospetto"

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Un incidente "sospetto". Così l'iraniana Press Tv definisce l'incidente d'auto in cui una sua giornalista di origini libanesi con la cittadinanza americana è rimasta uccisa in Turchia, vicino al confine con la Siria. Serena Shim, 30 anni, è morta ieri mentre rientrava in un albergo dopo aver lavorato a Suruc, nella provincia turca di Sanliurfa. L'auto su cui viaggiava si è scontrata con un mezzo pesante.

Solo venerdì scorso, Serena Shim aveva riferito ai colleghi di Press Tv che l'intelligence turca la accusava di spionaggio, in riferimento probabilmente ad alcuni suoi reportage riguardo all'ambigua posizione turca rispetto alla questione Isis nella zona di Kobane. In quell'occasione la giornalista aveva confidato il suo timore di essere arrestata.

La vicenda viene riportata dai media iraniani, turchi e libanesi. "Serena Shim è rimasta uccisa domenica mentre era in Turchia inviata sul lato turco del confine con la Siria, nei pressi della città strategica di Kobane, per coprire la guerra tra i terroristi dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante e i combattenti curdi", ha riferito Press Tv.

Commenta: Parte della Turchia sembra essere stata un punto di passaggio e smistamento per rifornimenti ai combattenti di ISIS, e forse altro ancora.


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Venezuela: continua a calare la povertà nonostante guerra economica e inflazione indotta

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La curva della povertà in Venezuela continua a scendere nonostante i forti attacchi portati contro l'economia nazionale, il sabotaggio e l'inflazione indotta. La guerra economica non riesce a fermare i progressi del processo bolivariano.

Il vicepresidente per la Pianificazione e la Conoscenza, Ricardo Menéndez, ha spiegato che negli ultimi anni sotto la guida del Presidente Nicolás Maduro la percentuale di persone che vive in povertà è continuata a calare allo stesso ritmo del periodo di Hugo Chávez. La povertà estrema per bisogni primari insoddisfatti (NBI) è passata dal 5,5% del 2013, al 5,4% dell'anno successivo, per attestarsi quest'anno al 4,9%.

In una conferenza stampa tenutasi a Caracas l'esponente del governo bolivariano ha illustrato i progressi raggiunti grazie alle politiche sociali implementate dal governo, con l'ausilio di alcuni grafici comparativi, che mostrano gli indici di povertà strutturale in Venezuela dal 1990 a oggi.

Ricardo Menéndez ha sottolineato che se nel 1990 il tasso di famiglie con bambini in un'età compresa tra i sette e i dodici anni che non frequentavano la scuola era del 5,2%, questo stesso tasso nel 2015 è dello 0,6%.

Inoltre il tasso delle famiglie monoreddito mentre nel 1990 era del 12,8%, nel 2015 si assesta al 3,1%. Numeri e dati che suffragano la bontà dell'azione portata avanti dal governo bolivariano in ambito sociale, dove sono stati fatti passi da gigante.

Chess

Le armi segrete Russe cambiano il corso della storia in Siria

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© opinione-pubblica.com
Negli ultimi giorni si è molto discusso delle capacità belliche impiegate in Siria. Bombe millimetriche in grado di colpire bersagli con elevata precisione, missili da crociera lanciati a migliaia di chilometri di distanza da navi di piccole dimensioni, veicoli di ultima generazione impiegati in combattimento e una guerra elettronica/informatica che ha raggiunto un peso specifico di fondamentale importanza per l'esito della guerra.ù

A Marzo Sputnik International raccontava, senza ricevere particolare attenzione dai media occidentali, di un nuovo sistema di guerra elettronica in dotazione alle forze armate Russe: Il Richag-AV. Molti esperti hanno notato come il nuovo dispositivo montato su quasi tutti i mezzi in dotazione alle forze armate impiegate in Siria abbia cambiato letteralmente il corso della guerra impedendo a NATO/GCC di comunicare e coordinarsi con le forze presenti sul terreno (IS, Al Nusra, FSA) e interferendo gravemente nelle comunicazioni tra alleati (Israele, GCC, NATO).

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© opinione-pubblica.comEW (Electronic Warfare – Guerra Elettronica)
Questo complicato sistema di guerra-elettronica introdotto da poco rientra all'interno del più ampio sistema di guerra elettro-informatica chiamato in gergo C4I (comando, controllo, comunicazioni, computer, informazioni ed interoperabilità). Come viene illustrato dall'esperto Valentin Vasilescu:
L'"arma segreta" più sofisticata con cui i russi impongono la supremazia nella guerra elettronica (EW - Electronic Warfare), resta avvolta nel mistero, come anche il formidabile sistema russo di raccolta ed elaborazione delle informazioni. Entrambi fanno parte del complesso automatico C4I (comando, controllo, comunicazioni, computer, informazioni ed interoperabilità) che i russi hanno creato in Siria, permettendogli l'identificazione degli obiettivi dei bombardamenti e loro assegnazione ai diversi aerei, evitando che la NATO scopra qualcosa del modus operandi dei russi. In assenza di un minimo di informazioni, la NATO non può scatenare efficaci contromisure elettroniche (ECM) contro i russi in Siria. I mezzi della guerra elettronica terrestre, navale e aerea che la Russia ha dispiegato nel teatro operativo in Siria per monitorare l'intero spettro elettromagnetico, individuano i trasmettitori nemici e li confondono. La guerra elettronica s'estende oggi al disturbo di comunicazioni e alla sorveglianza radar ed elettro-ottica.

War Whore

Bush e Blair decisero di invadere l'Iraq un anno prima dell'inizio della guerra

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L'ex primo ministro britannico, Tony Blair, avrebbe dato il suo assenso a partecipare alla guerra in Iraq un anno prima dell'invasione del 2003, rivela un memo segreto della Casa Bianca. I documenti statunitensi ottenuti dal Daily Mail e pubblicati domenica sono parte del lotto di email dal server privato dell'ex Segretario di Stato, Hillary Clinton, che i giudici degli Stati Uniti hanno le hanno chiesto di rivelare. Tra le carte trapelate c'è un memo scritto nel marzo 2002 dall' ex Segretario di Stato americano Colin Powell per l'allora presidente George W. Bush, in cui dice: "Sull' Iraq, Blair sarà con noi nel caso in cui dovessero essere necessarie operazioni ... Egli è convinto su due punti: la minaccia è reale, e il successo contro Saddam produrrà successo regionale". Peccato che nel frattempo, Blair sosteneva che "questo è un problema che ci impone di considerare tutte le opzioni", e "non stiamo proponendo un'azione militare"

Il documento è stato scritto una settimana prima del famoso incontro tra Bush e Blair al ranch di Crawford in Texas, dove il premier inglese per la prima volta segnalò la sua disponibilità a sostenere l'azione militare in Iraq.

Bombshell memo shows Blair signed up for Iraq war a YEAR before the invasion http://t.co/Q8RjHZcX6I pic.twitter.com/QOcs385OHh
— Daily Mail U.K. (@DailyMailUK) 17 Ottobre 2015


Nella nota dal titolo "Secret ... Memorandum for The President" Powell ha anche detto che "il Regno Unito seguirà il nostro esempio in Medio Oriente. Cinque mesi dopo l'incontro al ranch di Crawford, il governo britannico ha pubblicato un dossier sulle presunte armi di distruzione di massa, sostenendo che Saddam Hussein possedeva armi chimiche e biologiche e aveva anche un programma di armi nucleari. Questo dossier è stato uno dei motivi che ha portto all'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti e in seguito tutte le accuse sono state dimostrate essere false.

I documenti appena divulgati rivelano anche che Blair ha accettato di agire come il PR di fatto dii Bush e convincere i legislatori scettici e l'opinione pubblica che l'Iraq rappresentava una vera e imminente minaccia. In cambio, Blair voleva che gli Stati Uniti trattassero il Regno Unito come un partner alla pari in una "relazione speciale" con l'obiettivo di aumentare il suo sostegno tra la popolazione. In uno dei documenti, Powel ha scritto a Bush che Blair voleva ridurre al minimo "il prezzo politico" di unirsi agli Stati Uniti nella campagna irachena, aggiungendo che gli elettori del PM "avrebbero cercato i segni che la Gran Bretagna e l'America sono veramente partner alla pari."

Megaphone

Il Meglio del Web: Intervento russo contro il terrorismo in Siria: tutte le dichiarazioni dei media occidentali rivelatesi false

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Un drone in Turchia, missile in Iran, truppe terrestri russe in Siria ed altre bugie smascherate.


Rispetto alla propaganda incontrastata del passato, in grado di farvi accettare, passivamente, indicibili crimini contro l'umanità della Nato (Usa e fedeli schiavi), nello scacchiere internazionale di oggi qualcosa di molto importante è accaduto. Più che i nuovi Jet e i nuovi carri armati che esaltano in molti oggi della Russia di Putin, il Cremlino ha compiuto una rivoluzione storica con la costruzione di una rete di informazione - il canale e il sito web Russia Today, presente ormai anche in spagnolo, francese e tedesco - in grado di costruire una forza pari e contraria alla corporation delle menzogne dei media occidentali. Si tratta chiaramente di una fonte di parte, ma, del resto, esattamente come tutte le fonti che leggete ogni giorno. Non esistono fonti imparziali. Quando batte una notizia l'Ansa credete che lo faccia in modo imparziale? Per non parlare, chiaramente, di chi nel nostro paese difende tanto l'Albo dei giornalisti, da Repubblica a Corriere: pensate ancora che quello che leggete su quei giornali sia fonte imparziale? Fonti imparziali non esistono, spetta ad ognuno il dovere morale e la curiosità di porsi domande, cercando risposte tra tutte le fonti esistenti.

Ecco oggi, rispetto al passato, è proprio questa ricerca che è finalmente possibile. Rispetto al passato totalizzante della propaganda di massa che vi ha fatto credere che in Iraq vi fossero armi di distruzione di massa puntate sull'occidente o che Gheddafi fosse il responsabile di un eccidio del suo popolo, queste menzogne possono essere rivelate al mondo attraverso canali che arrivano a milioni e milioni di persone.

War Whore

Perchè l'America non abbandona la missione in Afghanistan?

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"Avete sentito tutti cosa ha detto il presidente Barack Obama. Stiamo valutando se prolungare di un altro anno la nostra presenza in Afghanistan, come ci è stato chiesto dall'amministrazione americana. Se l'impegno americano in Afghanistan prosegue, penso sia giusto anche da parte nostra ci sia un impegno".
Con queste parole Matteo Renzi, durante il discorso tenuto all'università di Venezia nella giornata di giovedì annuncia il proseguo della missione italiana in Afghanistan. Parole che fanno il paio con quelle di Obama, che 3 giorni fa ha dichiarato che
"l'impegno degli Stati Uniti verso l'Afghanistan e la gente afghana va avanti," aggiungendo che "5.500 truppe resteranno nelle basi Usa del Paese".
Che l'Afghanistan, per l'amministrazione Obama possa risultare un pantano a tutti gli effetti e la fotografia di una politica decisamente inefficace è sotto gli occhi di tutti, soprattutto sotto gli occhi dell'opinione pubblica americana che ultimamente ha evidenziato un non più tanto nascosto malessere verso la missione afghana. Ma, nonostante queste premesse, gli Usa non possono permettersi un ritiro dal paese in questione. Per quale motivo? Perché il mantenimento di un'instabilità politica in Afghanistan, per quanto dispendiosa per le casse statunitensi, è di vitale importanza per le politiche di Washington. Nel 2004, Lynn Pascoe (vice segretario del dipartimento di stato americano per l'Europa e l'Eurasia), ricordava che gli obiettivi della missione in Afghanistan erano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e lo sviluppo di un libero mercato energetico aperto a investitori stranieri. Che tradotto, sanciva la metamorfosi dall'originaria guerra al terrorismo alle ben nota guerra economica.

Heart - Black

Ordine di scuderia: censura sui crimini sauditi

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A fronte dello tsunami d'insulti, maldicenze ed illazioni all'indirizzo dei cosiddetti "cattivi" (Iran, Siria, Russia ecc.), le lamentele occidentali sul "medio evo" saudita al riguardo delle donne, della libertà di parola e, più in generale, di tutto quel che concerne i "diritti umani" fanno la figura della classica puntura di spillo.

Mediamente "si sa" in giro che le donne là non possono guidare la macchina; che il tal blogger è stato frustato e che le condanne a morte si accompagnano alla "barbara" usanza delle pene corporali; e che esiste la ben poco "multiculturale" questione dello sfruttamento, ai limiti della schiavitù, della manodopera straniera. Ma è poca roba al confronto con tutto quello che viene messo sul conto dei governi invisi agli occidentali, per i quali non si fanno sconti e, anzi, la fabbrica delle menzogne ne sforna sempre una al giorno.

A quelle labili e saltuarie denunce si va a sommare qualche settoriale protesta per il trattamento dei non musulmani. Settoriale perché alla maggior parte degli occidentali della regione non interessa più nulla, se non come fattore "identitario". Ma il tutto emerge sporadicamente, senza troppa convinzione e, soprattutto, senza tutta quell'insistenza perfida con la quale i "media" martellano all'indirizzo anche di altri "Stati islamici" come l'Iran, dove peraltro le donne non stanno affatto così male, sempre che con "bene" non s'intenda l'impazzimento della cosiddetta "donna moderna" che in tutto e per tutto deve scimmiottare il maschio (un maschio anch'egli impazzito, tra l'altro).