Maestri BurattinaiS


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Le sanzioni contro la Russia convengono all'Ue

Moscow's cathedral
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Nonostante tanti sbandierati propositi alla fine l'Unione Europea, come ampiamente prevedibile, ha prorogato di altri sei mesi le sanzioni economiche contro la Russia. Sanzioni che danneggiano in primis proprio la stessa Ue e che dimostrano in modo plastico quanto l'Europa sia del tutto subalterna alle volontà degli Stati Uniti.

E così nonostante le aperture e le speranze l'Ue ha pensato bene di prorogare per altri sei mesi le sanzioni economiche contro la Russia. Nulla di imprevedibile appunto dal momento che l'isteria antirussa in concomitanza dei fatti risalenti al 2014 in Ucraina ha raggiunto il parossismo. Le sanzioni erano state decise contro Mosca per via del presunto atteggiamento aggressivo assunto dalla Russia nel conflitto ucraino il 31 luglio 2014 per un anno, e confermate per sei mesi lo scorso 22 giugno. Inutile ricordare che nel caso dell'Ucraina appare perlomeno discutibile ravvisare solamente in Mosca un atteggiamento aggressivo dal momento che l'Ue e molti politici occidentali si sono recati materialmente e fisicamente a Kiev ai tempi del Maidan per esortare la popolazione a cacciare Yanukovich con quello che potrebbe tranquillamente venire considerato come un Golpe.

Indipendentemente però dalla ricerca delle colpe e delle responsabilità a chi convengono le sanzioni economiche imposte dall'Ue alla Russia? Sicuramente non convengono all'Europa, con paesi come l'Italia che hanno perso letteralmente milioni non potendo più esportare in Russia. Una scelta inspiegabile quella dell'Unione Europea, ancor più che la Russia è un prezioso alleato in chiave anti-terrorismo in Medio Oriente. Si può dire lo stesso della Turchia che da tempo ha favorito il transito di jihadisti nel suo territorio senza che nessuno alzasse i toni contro Ankara? Come mai nessuno ha mai pensato di sanzionare la Turchia per via del suo atteggiamento ambiguo nei confronti dello Stato Islamico? Molto strano dato che quegli stessi che accusano la Russia e impongono le sanzioni sono quegli stessi che definiscono l'Isis il "male assoluto", salvo poi far finta di nulla quando gli si fa notare che i russi sono gli unici a combattere sul campo contro il Califfo.

E non è mancata la risposta salace e puntuale del ministro degli Esteri russo, Lavrov, che ha riferito alla Tass: "L'Ue sbaglia a legare le sanzioni contro la Russia alla soluzione del conflitto nel sud-est ucraino perché si tratta di una guerra" iniziata non dalla Russia, ma dalle attuali autorità ucraine, che hanno cercato di sopprimere con la forza il malcontento nel Donbass per il colpo di Stato a Kiev nel febbraio 2014" .

Anche perchè a non rispettare i famigerati accordi di Minsk sono anche e soprattutto le autorità ucraine, che però godono di una sostanziale carta bianca, potendo fare un pò quello che vogliono senza rischiare alcuna conseguenza. Insomma il timidissimo tentativo di Renzi di chiedere lo stop alle sanzioni nei confronti di Mosca è stato abortito sul nascere, forse perchè, evidentemente, l'Ue non è nemmeno libera di scegliere con chi commerciare e con chi intrattenere rapporti di amicizia.

Newspaper

Turchia. I curdi dell'Hdp cercano convergenza con Mosca

Demirtas
Il partito filocurdo Hdp in Turchia ha annunciato a una tv locale di Diyarbakir per bocca del suo leader, Salahattin Demirtas, che nei prossimi giorni volerà a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Ufficialmente tale visita rientra tra i tentativi di disinnescare la tensione tra Mosca e Ankara dopo l'abbattimento da parte dei turchi di un Sukhoi russo il 24 novembre scorso.

Si rafforzano i legami tra la Russia e i curdi di Turchia, non proprio una minoranza come le altre dal momento che la questione curda continua ormai da anni a tenere banco e proprio i curdi sono protagonisti in questo periodo in quanto subiscono una tenace repressione da parte delle autorità turche. Selahattin Demirtas, leader del filocurdo Partito democratico del Popolo (Hdp) ha annunciato tramite una tv locale di Diyarbakir di essere in procinto di partire per Mosca per incontrare il ministro degli Esteri russo Lavrov e discutere della spinosa spirale di nervosismo che ha guastato i rapporti tra Russia e Turchia dopo l'abbattimento da parte di Ankara di un Su-24 russo al confine con la Siria. A seguito di quell'atto ostile Mosca ha accusato Erdogan di usare il confine siro-turco per commerciare petrolio con l'Isis e la tensione è salita notevolmente in tutta la regione.

I rapporti tra curdi e russi dunque si starebbero rafforzando pericolosamente per Ankara, non a caso Demirtas ha annunciato entro il 2016 di voler aprire una sede dell'Hdp proprio a Mosca, ma anche in altre metropoli europee come Parigi e Londra. Al momento l'Hdp, piaccia o meno, rappresenta l'unica reale opposizione al regime di Erdogan, che ovviamente guarderà all'avvicinamento dei curdi alla Russia con rinnovato timore. Probabile che Demirtas sia in missione anche per provare a blandire la furia dei russi che non hanno preso per niente bene l'abbattimento dell'aereo e le dichiarazioni aggressive di Erdogan e soci successive all'incidente. Magari Demirtas tenterà di convincere il Cremlino a revocare le sanzioni contro la Turchia, ma la sensazione è che Putin non si farà convincere in alcun modo. Viceversa sembra più facile che Erdogan e il governo turco si innervosiscano ulteriormente, inasprendo in questo modo la repressione interna che negli ultimi giorni ha colpito pesantemente proprio la comunità curda.

USA

Flashback Il Meglio del Web: SOTT Talk Radio #91: Gli Eserciti Segreti della NATO in Europa - Intervista con Daniele Ganser

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Questa settimana qui a SOTT Talk Radio abbiamo parlato della più grande storia mai raccontata nella moderna Europa: La guerra segreta della NATO contro i civili europei. Guerre clandestine, terrorismo false-flag, assassinii, guerre economiche, rivoluzioni colorate, interferenze nelle elezioni... non è un segreto che l'establishment statunitense abbia fatto tutto questo e più applicando un psicopatica 'strategia della tensione' in tutto il mondo sin dalla Seconda Guerra Mondiale.

Quello che non è generalmente conosciuto è che certe 'guerre segrete' si sono svolte anche in Europa. Per brevissimi momenti, la coordinazione di CIA e MI6 di una campagna del terrore in Europa durata 40 anni - conosciuta in Italia con il nome in codice 'Operazione GLADIO' - venne alla luce in molteplici fonti di informazione europei nel 1990, ma lo scandalo venne velocemente sepolto dalla semi-fortuita invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein, con il conseguente ingaggio della prima 'missione di spedizione' NATO in Irak.

Abbiamo parlato con il Dr. Daniele Ganser, autore del fondamentale libro Gli eserciti segreti della NATO. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale, al momento tradotto in dieci lingue. Ganser è uno storico e lettore di storia contemporanea, problemi energetici e geo-strategia all'Università di St. Galle a Basilea in Svizzera. Leggete pure...


Qui la traduzione trascritta:

USA

Il Meglio del Web: Un Marine: "Lo Stato-mostro, siamo noi"

USA flag
© pinterest
"Penso alle centinaia di prigionieri che abbiamo catturato e torturato in centri di detenzione improvvisati guidati da minorenni venuti dal Tennessee , New York e Oregon . Mi ricordo le storie . Ricordo vividamente i marines dirmi dei pugni , schiaffi , calci , gomitate , ginocchiate e testate agli iracheni. Ricordo i racconti di torture sessuali : costringere gli uomini iracheni a compiere atti sessuali su reciprocamente mentre marines gli tenevano i coltelli contro i testicoli , a volte li sodomizzavano con i manganelli".

Vince Emanuele
Vince Emanuele, ex Marine
Vincent Emanuele è stato in Irak fra il 2003 e il 2005, nel primo battaglione del Settimo Marines. Adesso, ossessionato dai ricordi, ha preso coscienza di una realtà intollerabile: noi americani abbiamo commesso "il peggior crimine di guerra del 21 secolo". Siamo noi la potenza mostruosa nemica dell'umanità e della civiltà, siamo noi quei "nazisti" contro cui ci avevano insegnato a vigilare - e non abbiamo vigilato, perché a farlo siamo Noi.

Ci vuole coraggio a leggere quel che l'ex Marine rievoca.

"Quelli di noi in unità di fanteria avuto il piacere di fare retate di iracheni durante raid notturni, legando le mani con lo zip d plastica, mettendogli il sacco nero sulla testa e scaraventandoli nel posteriore dello Humvees e camion mentre le loro mogli e bambini cadevano in ginocchio e piangevano. A volte, li prendevamo di giorno. Il più delle volte non opponevano resistenza. Alcuni tendevano le mani quando i Marines gli spegnevano le cicche in faccia. Li portavamo ai centri di detenzione, dove sarebbero tenuti per giorni, settimane e anche mesi. Le loro famiglie non sono mai state informate di dove li tenevamo.

E quando li rilasciavamo, li portavamo sul camion lontano dalla base operativa avanzata nel mezzo del deserto, a miglia e miglia dalle loro case. Gli tagliavamo le fascette che li legavano, il sacco nero dalla testa, e li facevamo andare. Qualcuno dei più disturbati dei nostri Marines gli sparavano colpi del mitragliatore in aria e vicino ai piedi - così per ridere - così loro scappavano, ancora piangenti per il calvario subito nel centro di detenzione, sperando di essere stati liberati. Per quanto tempo saranno sopravvissuti, là nel deserto? Dopotutto, non importava a nessuno di noi
".

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L'Iran elogia l'Italia: sulla Siria ha una visione più realistica degli altri paesi

Italia-Iran
In merito alla crisi siriana e quelle regionali «l'Italia ha una visione più vicina alla realtà» rispetto alle «politiche illusorie» di altri Paesi e dunque, nel nuovo clima creato dall'accordo sul nucleare, «ci attendiamo segua la propria interpretazione della realtà della regione e aiuti a facilitare gli accordi tra le parti coinvolte, per una soluzione immediata dell'attuale situazione in Siria». Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Jaber Ansari, rispondendo ad una domanda in conferenza stampa. Ansari ha anche sottolineato che, in questi ultimi anni di difficili rapporti tra l'Iran e l'Europa a causa delle sanzioni, l'Italia ha seguito una propria linea nelle sue relazioni con Teheran, che saranno conseguentemente rafforzate nella fase di attuazione dell'accordo di luglio.

RAPPORTI ECONOMICI - L'Italia è stato il primo partner commerciale dell'Iran in seno all'Unione europea all'inizio del 2006. Gli scambi commerciali ammontavano a 6 miliardi di euro nel 2008. Per l'Italia prima delle sanzioni in Iran erano particolarmente attive Eni, Danieli, Ansaldo, Pirelli, Tecnimont, Technip, Snam Progetti. Il famoso porto di Bandar Abbas fu realizzato dall'Italcontractors, il consorzio guidato da Condotte (Iri-Italstat). Malgrado le sanzioni, Roma ha continuato a mantenere rapporti economici con Teheran ma non commerciali. L'Ice ha invitato gli imprenditori iraniani nelle maggiori fiere. La Confindustria ha sempre monitorato la situazione.

Secondo un rapporto della Sace, tra il 2000 e il 2013 il nostro Paese aveva in Iran una quota di mercato media del 4,6% e il nostro export verso il Paese cresceva a due cifre finché non sono arrivate le sanzioni. Con la prima ondata del 2006 le nostre esportazioni sono calate del 19%, nel 2012-2013 del 25%: il risultato per l'Italia è stata una perdita, a partire dal 2006, di oltre 15 miliardi. Gli iraniani, per tradizione pagatori affidabili, con il divieto Ue del 2012 di trasferimento di fondi tra banche europee e iraniane, sono diventati insolventi e Sace dall'avvio delle sanzioni ha liquidato 600 milioni di euro di sinistri a imprese italiane per esportazioni assicurate in Iran. I settori principali che ne hanno risentito sono, oltre a quello petrolifero, la meccanica strumentale, le apparecchiature elettriche, la chimica, mobili e gioielli.

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Viaggio nell'Africa in guerra col terrore di ISIS, al Qaeda e Boko Haram

Al-Qaeda/Boko Haram
Ennesimo attentato a Mogadiscio, capitale della Somalia: un'autobomba ha ucciso tre persone e provocato otto feriti. Al momento l'attentato non è stato ancora rivendicato da nessuna sigla in particolare, anche se molti indizi portano a sospettare degli al Shabaab legati ad al Qaeda. E' però notizia degli ultimi mesi che in Somalia abbia sempre più guadagnato terreno anche l'ISIS, che certamente in uno Stato tanto destabilizzato ed evanescente non poteva non individuare un'ottima preda per le sue ambizioni espansionistiche.

Che la Somalia fosse una potenziale ed appetibile preda per il terrorismo lo si sapeva già dai tempi di Bin Laden, il "Califfo del Terrore". Oggi, però, c'è un nuovo Califfo, al Baghdadi, che in fatto di terrorismo ha dimostrato d'essere il tipico allievo in grado di superare il maestro.

Al Qaeda, come ebbi già modo di descrivere in un mio libro, "ISIS - Una minaccia all'Islam", è stata l'apripista del movimento-Stato di al Baghdadi. Da al Qaeda l'ISIS ha appreso le tattiche d'organizzazione di una rete terroristica, il concetto di "franchising del terrore" (il mettere cioè liberamente e virtualmente a disposizione di chiunque il proprio logo per rivendicare i suoi attentati, che vengono così "nobilitati" da un marchio di grido anzichè restare episodi isolati, collegati magari ad una sigla anonima ed improvvisati, e pertanto anche destinati ad essere facilmente dimenticati) e via dicendo. Del resto, per molto tempo, prima ancora d'assumere il nome di ISIS, l'organizzazione oggi guidata da al Baghdadi è stata proprio una branca di al Qaeda.

Proprio per il fatto che al Qaeda sia stata l'apripista dell'ISIS, dall'Iraq in avanti, non possiamo stupirci di vedere la seconda in azione in tutti quei teatri dove in passato ha furoreggiato la prima. Pertanto, se al Qaeda ha agito con successo in paesi come l'Afghanistan, l'Iraq, la Siria, lo Yemen, il Sudan, oltre a regioni strategiche come il Maghreb ed il Corno d'Africa, l'ultima cosa di cui dovremmo meravigliarci è di vedere l'ISIS apparire ugualmente in quei territori, proseguendone il sogno d'erigere un Califfato sanguinario.

Ecco perchè la Somalia, e tutta la regione del Corno d'Africa in genere, può costituire un interessante e sicuramente inevitabile approdo per l'organizzazione-Stato capeggiata da al Baghdadi. Il discorso vale ovviamente anche per il Maghreb, dove da tempo fa parlare di sè l'organizzazione AQMI (al Qaeda nel Maghreb), insieme ad altre che soprattutto in Libia ed in Mali hanno fatto tristemente parlare di sè. Infine vi è Boko Haram, nell'Africa Nera, che è notoriamente affiliato all'ISIS avendo fondato un proprio emirato che ha giurato fedeltà ad al Baghdadi. Il Camerun, la Nigeria, il Ciad, sono tutti paesi che devono dolorosamente fare i conti con questa terribile piaga.

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Raid vs leader di Hezbollah a Damasco, vittime tra civili: sospetti su Israele

la città di Damasco distrutta
© Sputnik. Mikhail Voskresensky
A seguito di un raid aereo nei sobborghi di Damasco è rimasto ucciso il leader delle milizie libanesi sciite Samir Kuntar, fino al 2008 detenuto in una prigione israeliana. Secondo i media siriani, nell'attacco ci sono state vittime tra i civili.

Il leader dei miliziani libanesi sciiti Samir Kuntar, che nel 2008 era stato rimesso in libertà da una prigione israeliana nell'ambito di un accordo sullo scambio di prigionieri tra Israele ed "Hezbollah", è rimasto ucciso a seguito di un attacco missilistico contro un edificio a Jaramana, nei sobborghi di Damasco, riferisce l'agenzia "Reuters".

Secondo l'agenzia di stampa, il fratello Bassam Kuntar ha segnalato la morte di Samir con un post sulla sua pagina Facebook, dove lo ha definito un "martire".

Secondo una delle versioni, l'attacco missilistico sarebbe stato compiuto dalle forze aeree israeliane. Diversi media siriani hanno riferito che il raid ha provocato vittime tra i civili.

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Esercito di Assad conquista diversi centri a sud di Aleppo

soldati siriani
© Sputnik. Mikhail Voskresenskiy
L'esercito siriano ha ripreso il pieno controllo del villaggio di Karasu, situato nei pressi di una zona ricca di depositi d'armi. I terroristi jihadisti del "Fronte Al-Nusra", che si trovavano nella zona, hanno subito pesanti perdite.

L'esercito siriano con il sostegno delle milizie di volontari ha liberato dai terroristi il centro di Khan Tuman e i suoi dintorni; i fondamentalisti hanno subito perdite pesanti, ha riferito l'agenzia di stampa nazionale "Sana".

Secondo l'agenzia, la piccola città è situata nella periferia meridionale di Aleppo ed anche i terreni agricoli circostanti sono stati strappati ai jihadisti.

"Nell'ambito dell'operazione l'esercito ha ristabilito il pieno controllo sul villaggio di Karasu situato in una zona con molti depositi d'armi... Dopodichè è stata lanciata un'offensiva sulla città di Khan Tuman," — ha riferito una fonte militare all'agenzia.

Secondo la fonte, i terroristi del "Fronte Al-Nusra", che occupavano l'area, hanno subito pesanti perdite ed hanno perso molte armi.

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Iraq. Attacco Usa porta alla morte di più di trenta soldati di Baghdad

carri armati iracheni durante una parata
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Gravissimo episodio in Iraq dove, sulla base da quanto riferito da RT.com e Sputnik, più di 30 soldati iracheni sarebbero rimasti uccisi a causa di un attacco aereo dell'esercito americano. Aumenta il malcontento nel Paese nei confronti della presunta guerra all'Isis portata avanti dalla coalizione a guida Usa.

Secondo quanto riferito in bella mostra da tutti i principali media russi, come Sputnik e RT.com, che peraltro hanno citato fonti locali, più di trenta soldati iracheni sarebbero rimasti uccisi e una ventina feriti a seguiti di un attacco aereo portato avanti dall'esercito americano. Hakim al-Zamili, leader del Comitato parlamentare per la Sicurezza e la Difesa dell'Iraq, ha rilasciato una dichiarazione riportata da Sputnik secondo cui "trenta soldati iracheni della 55esima brigata dell'esercito iracheno sono stati uccisi e almeno 20 feriti dopo un attacco aereo dell'aviazione americana nella cittadina di Al-Naimiya, nella provincia di Fallujah".

Al-Zamili ha anche promesso che verrà portata avanti una immediata indagine sull'attacco subito dall'esercito iracheno, che peraltro avrebbe appena ottenuto un importante vittoria sul campo proprio contro l'Isis prima di essere colpita. Peraltro il Ministero della Difesa russo ha anche ricordato come ben quattro aerei della Coalizione a guida Usa anti-Isis siano stati individuati sopra i cieli di Deir az-Zor, in Siria, nella giornata del 6 dicembre, quando un edificio sotto controllo dell'esercito siriano è stato colpito da un attacco aereo che ha portato alla morte di quattro soldati. Come se non bastasse in Iraq fonti locali parlano di un crescente malcontento nei confronti degli Stati Uniti che in teoria hanno cominciato a bombardare le posizioni dell'Isis sin dall'agosto del 2014, ma senza ottenere nessun successo importante.

Lo stesso premier iracheno Nouri al-Maliki ha definito tale campagna come "incredibilmente" inefficiente nel combattere i terroristi. Del resto proprio nelle scorse ore a Riad si sono radunati tutti gli alleati sunniti dell'Arabia Saudita per una chiamata alle armi contro Assad-Hezbollah e i loro alleati russi e iraniani, indicativamaente non è stato invitato l'Iraq, evidentemente perchè viene considerato come ostile agli interessi sunniti nell'area.

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Turchia. Ankara sfida ancora la Russia

Davutoglu
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La Turchia sembra somigliare sempre più a una mina impazzita che rischia di infiammare lo scenario mediorientale anche perchè gli Usa e la Nato non sembrano nemmeno volerne mitigare i comportamenti aggressivi. Anzi sembra quasi che Ankara serva per provocare Mosca, ruolo che il governo di Erdogan svolge con perizia. Il governo turco ha infatti definito "offensivo e poco diplomatico" il linguaggio di Putin, e ha letteralmente preso in giro il Cremlino dicendo che il "Kgb è morto da tempo".

Il governo turco sembra essere sempre più una mina vagante nello scenario internazionale. Ankara infatti sembra quasi comportarsi come un soggetto fuori controllo all'interno dello scenario geopolitico. L'abbattimento del Su-24 ha mostrato al mondo il reale volto di Erdogan, un volto che peraltro analisti e addetti ai lavori conoscevano già dato che ha impresso una svolta autoritaria alla Turchia di fronte al silenzio complice del "mondo libero". L'atteggiamento turco nei confronti dell'Isis può definirsi perlomeno come ambiguo, e soprattutto nessuno alla Casa Bianca o a Bruxelles ha fatto nulla per imporre al governo turco maggiore prudenza, anzi sembra quasi che Ankara sia stata in qualche modo premiata, al punto che verrebbe da chiedersi se non abbia ragione proprio Vladimir Putin che ha dichiarato nella conferenza stampa di fine anno che Ankara avrebbe abbattuto il Su-24 per fare bella figura nei confronti degli Usa.

Non solo, evidentemente la Turchia ha anche ottenuto garanzie di supporto da parte di Nato e Occidente in quanto Erdogan e soci sono tornati a provocare la Russia. Il premier Davutoglu ha infatti definito come "offensivo e poco diplomatico" il linguaggio di Putin. Non solo, Davutoglu ha detto che il presidente russo starebbe "ricordando i suoi vecchi tempi al Kgb. Ma il Kgb è morto da tanto tempo. L'era della propaganda in stile sovietico è storia. Tutte le dichiarazioni che fa, il mondo le schernisce con sarcasmo. Non possiamo prenderle sul serio" (Fonte Hurriyet). E poi ancora: "Le dichiarazioni di Putin non si adattano alla natura del mondo moderno o alle relazioni turco-russe. Per questo, invece di rispondere alle sue affermazioni nello stesso modo, sorrido e basta. Prendere le sue dichiarazioni sul serio sarebbe un insulto". Si adatta forse al mondo moderno appoggiare il Califfato dei tagliagole? Evidentemente ad Ankara sembrano pensarla in questo modo, e la cosa va benissimo alla Nato e all'Ue. Non a caso l'Unione Europea invierà 3 miliardi di euro per tenere chiusi i suoi confini, sin qui tenuti volutamente aperti per permettere un continuo transito di armi, persone, petrolio e denaro.