Maestri BurattinaiS


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Secessione in Catalogna: è tutta colpa di Putin

putin

di Massimo Mazucco.


I giornalisti italiani ormai sono senza vergogna. Sentite questo articolo de "La Stampa", intitolato : "Mosca ha fatto operazioni di disinformazione anche in Catalogna".

Mamma mia, a leggere il titolo ti vengono i brividi. Che cosa avranno fatto mai i russi cattivi, questa volta? Si saranno infiltrati fra le fila dei nazionalisti, dicendo loro che se votavano "no" sarebbero stati espulsi dalla regione catalana? Oppure si sono infiltrati fra quelle dei secessionisti, dicendo loro che avrebbero avuto la nazionalità russa se avessero votato "sì"?

Nulla di tutto questo, a quanto pare: il peccato più grave commesso da Sputnik News e di RT, secondo la ricerca di DFRLab citata dall'articolo, sarebbe stato quello di distorcere il significato di una frase di Juncker: il presidente della UE ha detto "rispetteremo l'opinione dei catalani", mentre i russi maledetti hanno tradotto "rispetteremo la scelta dei catalani".

Un altro "peccato mortale" di cui vengono accusate le due testate russe è "un gioco di rimandi in cui le due fonti si autoaccreditano, e si rilanciano" a vicenda. Come se riprendere un articolo postato da una testata simile alla tua fosse diventato un'eresia internazionale.

La Stampa invece parla di "episodi di disinformation e deception per fomentare il caos e descrivere scenari di guerra civile in Spagna sono stati pilotati e sfruttati dal Cremlino, sostengono questi lavori, anche con l'uso di una potente amplificazione automatizzata sui social network." Per poi concludere: "La Catalogna è insomma l'attuale teatro di operazioni russe nella sfera della information war di Putin."

Che Guevara

Catalogna: reazione a catena

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© REUTERS/ Francois Lenoir

Il punto di non ritorno è stato superato. Il referendum c'è stato nonostante le feroci violenze scatenate dal governo centrale contro cittadini con le mani alzate che esprimevano una opinione e un diritto. Quelli che sono riusciti a votare, opponendosi alla repressione, hanno dato il 90% dei voti all'indipendenza.


Il governo di Madrid è sconfitto irrimediabilmente. Dopo le prime dichiarazioni bellicose, ora ci si rende conto, a Madrid, che proseguire con l'uso della forza sarebbe catastrofico per la Spagna. Intanto la Catalogna intera va in sciopero generale per premere ora sullo stesso governo regionale affinché la dichiarazione d'indipendenza venga formalizzata. Una reazione a catena è una prospettiva reale e, se sarà avviata, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Una dichiarazione di indipendenza incombe in base alla legge che è stata approvata, seppure a maggioranza, alcune settimane fa dal Parlamento della Generalitat.

L'Unione Europea, del tutto impreparata a fronteggiare un evento "europeo" di tale portata, ha preso, in ritardo, una posizione che a prima vista appare prudente ma che in sostanza è pilatesca e potrebbe rivelarsi, alla lunga, disastrosa: il voto di Barcellona è "illegale", ma la questione è "spagnola". In realtà a Bruxelles non potranno ignorare che gli effetti della crisi catalana si riverseranno sull'Europa nel suo complesso. Le per ora deboli reazioni di Bruxelles, di Berlino e di Parigi, di Roma dicono che gli altri governi europei non sanno cosa fare e cosa dire. Il Presidente Mattarella e il capo del governo italiano Gentiloni hanno ripetuto banali, seppure logiche, esortazioni al dialogo politico. Ma la situazione è già fuori controllo e le posizioni del governo centrale oscillano tra dichiarazioni bellicose e balbettamenti. Un terreno di discussione pacifico non esiste.

Newspaper

La fine dell'oasi catalana

bandiera

di Andrea Geniola


Quella dell'oasi è stata per lungo tempo la metafora attraverso la quale è stata descritta la situazione politica catalana a partire dal post-franchismo: una sorta di miraggio in cui lo sviluppo democratico e quello economico andavano, apparentemente, di pari passo accompagnando il successo della soluzione autonomista alla secolare questione dell'articolazione delle differenze nazionali e linguistiche nella Spagna democratica. Alcuni ne hanno visto arrivare la crisi già inizi del nuovo secolo e altri ne hanno messo in discussione l'esistenza la vigenza stessa. In realtà si è trattato in un certo senso del paradigma ottimistico della Spagna democratica che con successo archiviava quattro decadi di dittatura e si lanciava verso il traguardo dello sviluppo economico, della crescita democratica e della soluzione definitiva alle questioni poste dalla sua pluralità nazionale interna. Il processo di crisi dell'oasi catalana è quindi anche quello della crisi del modello spagnolo stesso.

All'indomani della Diada la macchina dello Stato si è messa in moto per evitare la celebrazione del referendum di secessione convocato per l'1 ottobre. In una serie di operazioni di polizia e atti amministrativi senza precedenti le autorità spagnole hanno successivamente sequestrato ogni tipo di propaganda referendaria (sia informativa sia a favore del Sì) e dieci milioni di schede referendarie, censurato le informazioni relative alla sua celebrazione attraverso la chiusura di siti e profili delle reti sociali ad esso dedicati, assunto il controllo diretto delle finanze della Generalitat (il governo regionale autonomo), arrestato funzionari chiave nella logistica e informatica necessarie alla celebrazione referendaria, assediato per mezza giornata la sede nazionale della CUP (l'organizzazione parlamentare della sinistra indipendentista anticapitalista, Candidatura d'Unitat Popular) e disposto il passaggio del comando dei Mossos d'Esquadra (la polizia catalana) sotto comando diretto della Policía Nacional.

Anche se va detto che nei fatti repressivi di questa settimana i Mossos hanno avuto il ruolo di appoggio logistico nella Operación Anubis (così è stata chiamata) e hanno garantito "la sicurezza e la protezione" degli agenti di Policía Nacional e Guardia Civil durante le operazioni. Financo le pubblicazioni periodiche di associazioni, organizzazioni e partiti sono state censurate e sequestrate per ordine superiore e ritirate da Correos, il servizio postale spagnolo e non sono arrivate agli abbonati.

Non torneremo sulla cronaca di questi fatti e nemmeno sull'enorme risposta civica di massa che ne è seguita. Tale risposta popolare, che ha coinvolto anche settori ed entità non direttamente implicate nella causa indipendentista e celebrazione del referendum, ci da sola la portata di quanto sta accadendo.

IL GOVERNO DI MADRID HA DECISO DI SOSPENDERE DE FACTO L'AUTONOMIA CATALANA ASSUMENDO IL CONTROLLO PROGRESSIVO DELLE ISTITUZIONI REGIONALI.

Evil Rays

Il Meglio del Web: Prima vennero per i nazisti e i pedofili...

nazi pedophiles

Prima vennero per i comunisti e io non alzai la voce perché non ero un comunista. Poi vennero per i socialdemocratici e io non alzai la voce perché non ero un socialdemocratico. Poi vennero per i sindacalisti e io non alzai la voce perché non ero un sindacalista. Poi vennero per gli ebrei e io non alzai la voce perché non ero un ebreo. Poi vennero per me e non era rimasto nessuno ad alzare la voce per me.

Martin Niemöller (1892 - 1984)
Devo iniziare questa analisi chiedendo la vostra comprensione per il fatto che includerà un sacco di citazioni complete. In circostanze normali avrei semplicemente fornito i link, ma considerando l'argomento di cui discuterò, e come alcune cose improvvisamente "spariscono" da Internet, le citazioni complete sono probabilmente l'opzione migliore. L'argomento che voglio affrontare è la brutale repressione della libertà di espressione da parte dell'Impero AngloSionista per mezzo delle sue "fedeli corporazioni".

Prima vennero per il Daily Stormer

Inizierò questa discussione da una sintesi di ciò che è accaduto di recente al sito nazista The Daily Stormer, come descritto da Wikipedia. Il motivo per cui sto utilizzando Wikipedia è per la sua chiara ostilità verso il The Daily Stormer, quindi non può essere accusata di simpatie o di esagerare quel che è successo. Ecco il suo resoconto: (grassetto e corsivo aggiunti)
Il The Daily Stormer ha contribuito ad organizzare il raduno Unite the Right, una manifestazione di estrema destra a Charlottesville, Virginia, l'11 e il 12 agosto 2017, durante il quale una contro-manifestante, Heather Heyer, è stata uccisa dopo essere stata investita da un'auto. Weev [importante membro dello staff del Daily Stormer] ha chiesto ai lettori del The Daily Stormer di individuare e partecipare al funerale della Heyer, chiamandola "grassa sciattona".

Il 13 agosto, il sito è stato informato da GoDaddy, il registrar del suo dominio, di aver violato i termini di servizio deridendo la Heyer, e ad Anglin [l'editore] sono state date 24 ore per individuare un nuovo registrar per il sito. Il giorno successivo si è trasferito su Google, che ha quasi immediatamente annullato la registrazione per violazione dei termini, chiudendo anche il suo account YouTube. Il giorno successivo, il sito web si è iscritto a Tucows, che lo ha cancellato qualche ora più tardi per continuo incitamento alla violenza. Il 15 agosto, Weev ha annunciato che il sito si è trasferito nel dark web, e che ora è accessibile solo tramite Tor, mentre Facebook ha vietato i collegamenti al sito e Discord ha bandito il suo canale. Il 16 agosto, anche Cloudflare, il fornitore del DNS e del servizio proxy utilizzato per proteggere il The Daily Stormer, ha interrotto il suo servizio. Cloudflare si rifiutava tradizionalmente di sospendere i siti in base al loro contenuto, ma il CEO Matthew Prince ha fatto un'eccezione, pubblicando un annuncio e una spiegazione sul blog della compagnia. Il 17 agosto, dopo un trasferimento su dailystormer.ru, il controllore dei media russi del Roskomnadzor [Servizio Federale per la Supervisione nella Sfera della Connessione e Comunicazioni di Massa] hanno chiesto la chiusura del dominio.

Il The Daily Stormer è tornato brevemente sulla rete in chiaro con un dominio di primo livello generico .lol, dailystormer.lol, amministrato da Namecheap, ma dopo due giorni, Namecheap ha cancellato il dominio. Il CEO della società Richard Kirkendall ha dichiarato che "vista la qualità e il contesto del materiale, accompagnato al sostegno a gruppi e cause violente, si passa dalla libertà di parola protetta ad incitamento alla violenza", in particolare citando una dichiarazione pubblicata dal The Daily Stormer: "Non ci vuole un dottorato di ricerca in matematica per capire che Uomini bianchi + orgoglio + organizzazione = Ebrei che vengono infilati nei forni". Il sito è tornato sul web come punishedstormer.com il 24 agosto, ospitato da DreamHost, i cui altri clienti di estrema destra includono National Vanguard e North-Western Front. DreamHost ha dichiarato di "difendere la libertà e la democrazia"; con attacchi di negazione del servizio [DOS, denial-of-service], Anonymous ha fatto disconnettere tutti i loro siti.

Top Secret

Il Meglio del Web: Giulietto Chiesa: '11 settembre, il grande inganno'

il grande inganno

Giulietto Chiesa annuncia la programmazione speciale di Pandora tv in vista del nuovo anniversario del grande inganno dell'11 settembre.





Tratto da: Pandoratv.it.

Commenta: Qui sotto riportiamo un documentario eccellente sulla strage del 11 Settembre:




Red Flag

Rivelato il progetto di regime change in Venezuela

new york times

di David William Pear


Quando gli Stati Uniti volevano rovesciare un governo, lo facevano fare segretamente all'Agenzia Centrale di Informazioni (CIA), particolarmente quando questi governi erano stati democraticamente eletti, come l'Iran (1953), il Guatemala (1954), il Cile (1973), il Nicaragua (1980), Haiti (2006), Honduras (2009), l'Ucraina (2014) e la Siria, dove questo progetto sanguinario è ancora in corso, dove la conta dei cadaveri continua ad aumentare e dove milioni di rifugiati sono senza rifugio.

Nel corso degli ultimi decenni, gli Stati Uniti sono diventati più sfrontati nei loro progetti di regime change. Quel che di solito si faceva in segreto, attualmente viene praticato senza complessi sotto gli occhi di tutti. Il progetto di regime change in Venezuela del 2017 è oramai diventato di pubblico dominio. La gran parte degli Statunitensi non è in grado di vedere la foresta che viene loro nascosta dagli alberi della propaganda, che li ha ingannati sulle ragioni dell'attuale caos venezuelano. La principale delle quali è il finanziamento da parte degli Stati Uniti, a colpi di milioni di dollari, dei partiti politici dell'oligarchia. Senza questi soldi, i partiti politici dell'opposizione sarebbero più divisi e più deboli di quanto non siano.

I grandi media fanno propaganda dicendo che il presidente Maduro è un dittatore. Che Maduro reprime e uccide il suo popolo di pacifici manifestanti. Che i giudici della Corte Suprema del Venezuela sono suoi complici e sono andati oltre i loro poteri costituzionali. Che il referendum costituzionale voluto da Maduro è illegale. Che lo scrutinio è stato truccato. Che l'opposizione è composta da democratici che vogliono la democrazia. Che Maduro ha distrutto l'economia del Venezuela. Che la stampa e la televisione sono censurati da Maduro. Che il presidente Barack Obama ha imposto delle sanzioni al Venezuela, perché esso costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Che il presidente Trump ha imposto ulteriori sanzioni perché si preoccupa della democrazia, della libertà e del governo del Venezuela.

Nulla di tutto questo è vero. Però i grandi media continuano a ripeterlo: New York Times, Washington Post, Guardian, Fox News, CNBC e CNN. I membri del Congresso continuano a ripetere queste menzogne, un'espressione che raramente utilizzo. Dalla co-cospirazione dei media dominanti in occasione della invasione illegale dell'Iraq nel 2003 da parte dell'amministrazione Bush-Cheney, non sono mai caduti così in basso e non si sono mai tanto macchiati di complicità, diffondendo propaganda menzognera a sostegno della politica estera statunitense di aggressione illegale. Chiunque ancora si facesse illusioni sulla libertà e sull'indipendenza dei media statunitensi dominanti, deve ravvedersi guardando la disinformazione che ci dispensano oggi a proposito del Venezuela.

Sheeple

Il Meglio del Web: Come sfuggire dal governo zootecnico mondiale

pecorella
© Sputnik. Evgeniy Epanchitsev

di Maurizio Blondet


Ogni tanto ripenso ai 220 mila che ai primi di luglio sono andati a Modena per ascoltare Vasco Rossi.

Non solo hanno pagato i biglietti per riascoltare dal vivo un settantenne trasgressivo di paese, rendendolo ancora più ricco; si sono mossi da tutta Italia in gruppo pagandosi il treno, la benzina, il pedaggio autostradale, per convergere a Modena; hanno mangiato panini, hanno dormito sulle panchine o pernottato in qualche nelle stazioni, o all'addiaccio; hanno accettato di correre rischi persino mortali, come sapevano era avvenuto poco prima durante l'adunata di piazza Cavour a Torino.

Hanno sopportato insomma i disagi — eh sì — da soldati in marcia, e senza un lamento, anzi contenti, perfino spontaneamente disciplinati.

Dico: pensate se fossero capaci di farlo per uno scopo politico. Se arrivassero in 220 mila a Roma, una volta, per protestare contro la sottrazione di diritti come cittadini, lavoratori, elettori. Cheso, contro le vaccinazioni come inaudita "pretesa dello stato, giuridicamente obbligatoria, di metterci dentro sostanze di cui non sappiamo la composizione" manco fossimo animali; contro l'immigrazione senza limiti al costo di 4,5 miliardi l'anno mentre "in Italia gli indigenti sono passati in 5 anni da 1,5 e 4 milioni", per un insieme scelte politico economiche "assurde" ostinatamente imposte dalle oligarchie nonostante i "risultati rovinosi", il che "non può essere accidentale ma il prodotto di un sistema progettato, implementato e difeso". Per gridare che le mitiche speranze dell'europeismo sono state tradite. Per urlare che "nel mondo reale, il liberismo di mercato non ha gli effetti promessi dal modello ideale, ossia che il mercato non è "libero" ma gestito da cartelli; non tende ad evitare o assorbire le crisi, ma le genera e amplifica; non tende a massimizzare la produzione di ricchezza reale ma quella di ricchezza finanziaria, non tende a distribuire le risorse ma a concentrarle in mano a pochi monopolisti", insomma che il sistema "dissolve la società invece di renderla più efficiente", anzi "dissolve l'idea stessa dell'uomo".

Crusader

Il Meglio del Web: La liberazione di Deir Ezzor e la rabbiosa impotenza degli Stati Uniti

deir er zor
di Federico Dezzani

Dopo tre anni di assedio, martedì 5 settembre, le truppe governative siriane hanno rotto l'assedio dell'ISIS attorno alla città di Deir Ezzor, ricongiungendosi con la resistenza militare e la popolazione civile. La vittoria non ha soltanto un forte significato simbolico, ma anche un'evidente valenza strategica: con la liberazione di Deir Ezzor, Damasco e Mosca superano di slancio gli angloamericani nella corsa per il controllo dell'est della Siria, dove si fa sempre più precaria la posizione dei ribelli sostenuti da Washington. Fallito il tentativo di "riagganciarla" al blocco occidentale, la Russia sta emergendo come il nuovo dominus del Medio Oriente: il rinnovo delle sanzioni economiche e le rappresaglie diplomatiche testimoniano l'impotenza degli Stati Uniti, relegati ai margini dei nuovi assetti regionali.

Sfumati anche gli ultimi disegni separatistici

Non c'è alcun dubbio che nei piani degli strateghi angloamericani la città di Deir Ezzor abbia sempre rivestito un ruolo di primo piano: bagnata dal fiume Eufrate, nodo stradale cruciale tra Siria ed Iraq, ricca di idrocarburi, questo centro urbano, che contava 200.000 abitanti prima della guerra, avrebbe dovuto costituire una delle colonne portanti del "Califfato", la cui nascita è sempre l'inconfessabile priorità nelle cancellerie occidentali. Un'entità politica, di matrice sunnita ed estremista, collocata nel cuore del Medio Oriente, affiancata da un Kurdistan ritagliato anch'esso tra Siria, Iraq e Turchia: due nuovi corpi politici, studiati per impedire all'Iran di proiettarsi fino al Mediterraneo e garantire la supremazia angloamericana in una regione balcanizzata.

Sull'asse Raqqa-Ramadi, la città di Deir Ezzor è sempre mancata all'appello, anche quando sembrava (2014-2015) che il Califfato fosse ormai una realtà acquisita: all'avanzare dell'ISIS, la guarnigione locale si asserraglia in città ed avvia una strenua resistenza contro gli assedianti. Di fronte alla tenacia di quest'enclave governativa, nel settembre 2016 la coalizione a guida americana lancia "per errore" una serie di raid aerei: muoiono 62 soldati dell'Esercito Arabo Siriano ed un centinaio rimangono feriti, suscitando le ire di Mosca e Damasco. L'immediata offensiva dell'ISIS fallisce però l'impresa di scardinare le difese e quando, nel gennaio successivo, i miliziani conquisteranno infine l'aeroporto della città, i russi ricorreranno ad un ponte aereo per garantire il rifornimento degli assediati.

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Russiagate: clamoroso falso. La dimostrazione

russiagate
© REUTERS/ Toby Melville

Una accurata analisi dei dati oggettivi (e verificabili) dimostra che tutta la storia (storiella, storiaccia, fake-news) del cosiddetto Russiagate fu (è) una colossale menzogna.


Da mesi il mondo intero viene menato per il naso (dai servizi segreti USA, dalle "presstitutes" americane e da quelle europee, dai sostenitori di Obama e Hillary) mediante una campagna ordita di false informazioni e accuse contro la Russia e contro Putin.

Adesso abbiamo i dati, e resta da chiedersi come mai nessun organo del mainstream, per esempio italiano, non li pubblica. Nemmeno per contestarli. Noi lo facciamo oggi. Ciascuno può leggerli, analizzarli. Sarà interessante e utile per tutti.

L'analisi è stata condotta da Skip Folden (ex manager dell'IBM per l'informazione tecnologica) e certificata da William Binney, ex Direttore Tecnico della National Security Agency (NSA). La firma è collettiva: di un gruppo di 17 esperti di assoluto valore, in pratica l'intero Comitato direttico del VIPS (Veteran Intelligence Professionals for Sanity). Che si potrebbe tradurre in italiano con "Professionisti Veterani dell'Intelligence [americana] per la Salute Mentale)". In una parola: buonsenso, ovvero siamo in mano a una congrega di dementi. Chi vorrà sapere chi sono questi ex agenti di altissimo livello nei servizi segreti USA potrà consultare l'elenco nominativo in calce al documento citato di Consortium News.

Dollar

In America ti pagano per protestare contro Trump

manifstanti anti trump

Succede solo in #America - Se solo penso a tutte le manifestazioni di piazza a cui ho partecipato senza ricevere il becco di un quattrino mi vien su una rabbia.. Eppure la cosa è fattibile, e in America pare sia stata realizzata tramite annuncio di lavoro rivolto ad attori disposti a manifestare a pagamento.
C'è chi parla di fake news e non c'è modo di avere certezza che la notizia non sia stata divulgata ad arte, ma finora nessuno si è scandalizzato più di tanto per l'uscita della notizia e non siamo di certo in campagna elettorale per un posto da Presidente della Repubblica. Dunque, la notizia è piuttosto credibile. L'ha appena twittata il giovane attivista repubblicano Charlie Kirck.

Per inciso, val la pena di ricordare che Charlie Kirck è il fondatore e direttore esecutivo del Turning Point USA, un movimento nazionale studentesco molto noto e presente sui più grandi media nazionali. Kirck è un iperliberista a favore del libero mercato e, solo in quanto tale, sinceramente, poco affidabile. Ma l'immagine che accompagna il teeeet è piuttosto chiara: si tratta infatti dello screenning di un annuncio di Craiglist, il più famoso portale di ricerca lavoro d'America, una specie di Qui c'è d'Oltreoceano.

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