Maestri BurattinaiS


Evil Rays

Soros sposta 18 miliardi alla sua Ong per la "democrazia": quale paese verrà attaccato?

soros
Nel sovradosaggio di informazioni quotidiane che riceviamo, non il giusto peso forse ha assunto la notizia che George Soros, abbia donato, cioè trasferito, la cifra incredibile di 18 miliardi di dollari dai suo fondi di speculazione alla famigerata Open Society Foundations, nata per "promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani".

C'è chi come Bloomberg ha scritto che la decisione sia legata ad una questione fiscale. C'è chi come il New York Times scrive che si tratta di una "gara" con Bill Gates per chi sia più buono e filantropo. Ma non è male leggere anche le parole scritte dall'esperto Kulikov: "Soros è stato accusato ripetutamente di abbattere i governi di un certo numero di stati sovrani. Quanto al cosiddetto "sviluppo democratico" dell'Europa dell'Est e dell'ex Unione Sovietica, Soros ha speso oltre 2 miliardi di dollari per l'intromissione nella politica interna di questi stati negli ultimi tre decenni. Destabilizzando le economie e la situazione sociale in tali stati cerca di creare ovunque il cosiddetto caos controllato, in quanto permette di distruggere eventuali resti di stato."

Cult

Antifa in teoria e in pratica

Antifa
Da Counterpunch una ampia analisi sulle origini e la pratica di un fenomeno finora poco esplorato ma già fortemente penetrato nelle mentalità, soprattutto della gente di sinistra: la moderna ideologia "antifascista", che nel nome si richiama alla rispettata tradizione dei combattenti per la libertà, usurpandone il credito grazie al facile meccanismo associativo, ma nei fatti non è che una degenerazione che include nel concetto di "fascismo" tutto quel che esula dal "politicamente corretto", col risultato di soffocare il dibattito e servire di fatto da psico polizia per la repressione dell'ultima arma rimasta nelle mani del popolo, la libertà di espressione. Nell'articolo una ampia disamina della versione europea e della versione americana di questo inquietante fenomeno contemporaneo.

di Diana Johnstone, 9 Ottobre 2017

"I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti" - Ennio Flaiano, scrittore italiano e coautore di soggetti e sceneggiature dei più grandi film di Federico Fellini.

Nelle ultime settimane, una sinistra totalmente disorientata è stata esortata da più parti a unirsi intorno ad un'avanguardia a volto coperto che si definisce Antifa, per antifascista. Incappucciata e vestita di nero, Antifa è sostanzialmente una variante dei Black Bloc, famosi per scatenare violenza nelle manifestazioni pacifiche in molti paesi. Importata dall'Europa, l'etichetta Antifa suona più politica. Serve anche allo scopo di stigmatizzare gli obiettivi che attacca come "fascisti".

Nonostante il suo nome europeo importato, Antifa, è fondamentalmente solo un altro esempio della continua degenerazione nella violenza dell'America.

Precedenti storici

Antifa è salita alla ribalta per il suo ruolo nel rovesciamento della orgogliosa tradizione di "libertà di espressione" di Berkeley, per aver impedito di parlare lì a esponenti della destra. Ma il suo momento di gloria è stato il suo scontro con i conservatori a Charlottesville il 12 agosto, soprattutto perché Trump ha commentato che c'erano "persone valide da entrambe le parti". Con esuberante Schadenfreude, i commentatori hanno colto al volo l'opportunità di condannare l'odiato Presidente per la sua "equivalenza morale", dando così una benedizione ad Antifa.

2 + 2 = 4

Quando Amnesty International "lavora" per il Dipartimento di Stato

amnesty international

di Maurizio Blondet


Lo scorso febbraio, Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui sosteneva che a Damasco, nella prigione di Seydnaya, il regime di Assad , fra il 2011 e il 2015, ha impiccato 13.135 prigionieri, tutti "civili", e "fatto morire per tortura e per fame migliaia di persone".

Il rapporto è stato immediatamente citato dal Dipartimento di Stato, con l'aggiunta che nella orribile prigione, anzi "mattatoio di Assad" (per il Guardian) si usano forni crematori. Più precisamente, "un edificio che noi crediamo un crematorio", diramò l'assistente segretario di Stato per il Medio Orienta Stuart Jones. "Il Dipartimento di Stato ha dati che sono uccisi in quel carcere fino a 50 prigionieri al giorno".

A leggere davvero il rapporto di Amnesty, si scopre che l'astronomica cifra di 13.135 impiccati civili risulta da calcoli aritmetici "basati sulla testimonianza di persone non citate per nome nel rapporto". Insomma la celebre organizzazione "umanitaria" ha messo in gioco il suo prestigio, credibilità, e fama di oggettività per appoggiare il programma di aggressione del Dipartimento di Stato (Cia, NATO ecc.) contro la Siria. E' ovvio l'effetto che il rapporto vuole raggiungere: perbacco, Assad ha i crematori! Necessita d'urgenza un intervento umanitario contro il nuovo Hitler!

La cosa si spiega ricordando che la direttrice esecutiva di Amnesty International fra il 2012 e il 20'13, Susan Nossel (j), è una femminista americana che prima, nel 2009, ha lavorato - guarda la combinazione - per il Dipartimento di Stato di Hillary Clinton, col grado di "deputy assistant Secretary of State"; in quella veste "ha guidato l'impegno Usa presso il Consiglio Onu dei Diritti Umani, promuovendo risoluzioni contro Iran, Siria, Libia, Costa d'Avorio in tema di diritti umani, libertà d'espressione di associazione; nonché la prima risoluzione ONU sui diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender". E' anche la curatrice della nota storia "persecuzione delle Pussy Riot" e autrice della relativa grancassa mediatica.

Hourglass

La Formazione della 'Nuova Politica' Britannica

jeremy corbin

DI JOHN PILGER

johnpilger.com


Al recente Congresso del Partito Laburista tenutosi nella cittadina inglese sul mare di Brighton, sembrava che i partecipanti non notassero un video proiettato all'ingresso principale. Il terzo produttore di armi al mondo, BAE Systems, fornitore dell'Arabia Saudita, stava promuovendo le sue armi, bombe, missili, navi e aerei da combattimento.

Pareva una falsa immagine per un Partito su cui adesso milioni di britannici puntano le loro speranze politiche. Un tempo dominio di Tony Blair, è ora guidato da Jeremy Corbyn, la cui carriera è stata molto diversa e unica tra la classe politica dirigente britannica.

In un'arringa al Congresso, l'attivista Naomi Klein ha descritto l'ascesa di Corbyn come "parte di un fenomeno globale. Lo abbiamo visto nella storica campagna di Bernie Sanders nelle primarie statunitensi, alimentata dalle nuove generazioni che sanno che la politica sicura di centro non offre loro alcun tipo di sicurezza futura".

In realtà, al termine delle elezioni primarie statunitensi dello scorso anno, Sanders portò i suoi sostenitori nelle braccia di Hillary Clinton, una guerrafondaia liberale da lunga tradizione nel Partito Democratico.

Da Segretario di Stato del presidente Obama, la Clinton presiedette l'invasione della Libia nel 2011, che portò ad una fuga precipitosa di rifugiati verso l'Europa. Gongolò per il raccapricciante assassinio del presidente libico. Due anni prima, la Clinton aveva dato il suo consenso al colpo di stato che rovesciò il presidente democraticamente eletto dell'Honduras. Il fatto che sia stata invitata in Galles il 14 ottobre per essere conferita di un dottorato onorario presso l'Università di Swansea perché lei è "sinonimo dei diritti umani" è un mistero.

Alarm Clock

Goldman fa scommettere ai propri clienti sulla prossima crisi finanziaria

goldman sachs

FONTE: ZEROHEDGE.COM


Poco più di dieci anni fa, mentre S&P raggiungeva livelli record e c'era la fila attorno ai manager di hedge fund, desiderosi di mettere i soldi altrui in investimenti ultra-rischiosi, Goldman ebbe un'illuminazione: creare prodotti che avessero un'enorme convessità, cioè che promettessero un po' di crescita (come alcuni basis points in rendimento) o un calo illimitato, collegarli ai peggiori asset possibili e venderli agli idioti in cerca di profitti (raccogliendo una commissione di transazione), facendo profitti enormi una volta che tutto fosse andato in rovina. Gli strumenti, ovviamente, erano CDO, e non molto tempo dopo che Goldman ne vendette una gran quantità, il sistema finanziario è crollato ed ha avuto bisogno di un multitrilionario salvataggio da cui il mondo non ha ancora recuperato.

Dieci anni dopo, Goldman lo sta facendo di nuovo, solo che, al posto dei mutui subprime, stavolta si è concentrata sulle banche europee quasi insolventi.

E proprio come prima dell'ultima crisi, GS sta ancora una volta offrendo ai propri clienti la possibilità di trarre vantaggio dall'imminente crollo, o, come la mette Bloomberg, "meno di un decennio dopo l'ultima crisi bancaria, Goldman Sachs e JPMorgan stanno offrendo agli investitori un nuovo modo per scommettere sulla prossima".

L'operazione in questione è un total return swap, un prodotto con elevata alta leva, simile ad un CDS, ma con sottili differenze. Prende infatti di mira i titoli Tier 1 o AT1 o "buffer" rilasciati dalle banche europee, di solito sono i primi ad essere cancellati quando c'è anche un modesto evento di insolvenza (vedasi Banco Popular), per non parlare di una vera e propria crisi finanziaria.

GS e JPM stanno offrendo agli investitori di scommettere a favore o contro obbligazioni bancarie ad alto rischio, che i regolatori finanziari possono cancellare se un prestatore è in difficoltà. Secondo Max Ruscher, direttore di indici di credito della sede londinese di IHS Markit Ltd., che amministra i parametri di riferimento cui gli swap sono collegati, anche altre banche sperano di unirsi alla festa ed iniziare a fare operazioni sui contratti TRS.

Perché ora? Spiega Bloomberg:
In un momento in cui i mercati finanziari corrono da un record all'altro, il mondo si getta a capofitto verso gli investment returns.

Footprints

Flashback Bernard-Henri Levy: Come un intellettuale da salotto ha portato la Libia nel caos

Libia distruzione
La Libia di Gheddafi, nonostante tutto, era molto meglio di quella di oggi: un Paese nel caos portato alla capitolazione da un filosofo francese alla ricerca di brividi

Tra il 2011 e il 2015 la Libia è passata da essere il primo Paese africano nell'indice di sviluppo umano (Human Development Index - Hdi), con cui le Nazioni Unite valutano lo standard di vita di una nazione, a essere uno stato fallito.

Due governi, uno islamico a Tripoli e l'altro secolare a Tobruk, una guerra civile che conta migliaia di vittime, la corte suprema privata della sua autorità, un ambasciatore americano ucciso fuori dal suo consolato in fiamme, tutte le ambasciate chiuse, ultima quella italiana, lo Stato islamico che imperversa liberamente per il Paese e addestra i suoi uomini minacciando l'Europa, e in particolare l'Italia, da molto vicino.

Solamente sei mesi dopo la fine della guerra - nell'ottobre del 2011 - con il potere nelle mani dei ribelli, Human Rights Whatch dichiarava che gli abusi apparivano "essere così diffusi e sistematici che potrebbero essere considerati crimini contro l'umanità".

A ottobre 2013 l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riportato che "la stragrande maggioranza degli 8.000 detenuti, per ragioni riguardanti il conflitto, sono trattenuti senza un regolare processo" in carceri dove Amnesty International ha scoperto che "sono soggetti a pestaggi prolungati con tubi di plastica, sbarre di metallo o cavi. In alcuni casi sono soggetti a shock elettrici, sospesi in posizioni contorte per ore, tenuti continuamente bendati e con le mani legate dietro la schiena o privati di acqua e cibo".

In un video recentemente diffuso da un sito d'informazione libico, sono filmate le torture subite da Saadi Gheddafi, terzo figlio del raìs ma più noto a noi italiani per essere un ex calciatore di Perugia e Udinese.

Nella nuova Libia sognata da pensatori e politici occidentali, si stima che novantatré giornalisti siano stati attaccati, arbitrariamente arrestati, assassinati o picchiati solo nei primi nove mesi del 2014. Come conseguenza di quest'anarchia e delle violenze diffuse, le Nazioni Unite hanno calcolato che circa 400mila libici hanno lasciato le loro case e 100mila hanno lasciato del tutto il Paese. La Libia è in ginocchio. Molti oppositori del regime oggi rimpiangono l'ordine che questo, almeno un tempo, riusciva a garantire.

Secondo un'analisi di Alan J. Kuperman, professore presso The University of Texas at Austin, pubblicata sulla rivista americana Foreign Affairs nel marzo del 2015, prima dell'intervento occidentale la guerra civile libica era sul punto di concludersi con un costo complessivo di circa mille vite umane. Sul numero finale delle vittime le stime sono discordi: variano da 8mila a 30mila morti. Il dato più accreditato è fornito dal ministero per i Martiri e i Dispersi del governo post-Gheddafi, che ne conta 11.500.

L'intervento Nato avrebbe quindi aumentato le morti di almeno dieci volte. A questo dato vanno aggiunte le morti causate dalla guerra civile scoppiata al termine del conflitto: il sito internet Lybia Body Count stima che il numero delle vittime solamente nel 2014 sia stato di 2.825. Nel corso del 2015, fino al 30 luglio, sarebbero almeno 1.063.

Inoltre è riportato che le milizie che combattono oggi in Libia fanno un uso indiscriminato della forza: ad agosto del 2014 il Tripoli Medical Center ha calcolato che su cento morti nei recenti scontri, cinquanta erano donne o bambini. Al contrario di quanto sostenuto dalla propaganda dei ribelli, i dati dimostrano che il regime di Gheddafi si era invece dimostrato tollerante nei confronti dei ribelli che avessero deposto le armi, e che aveva anche cercato di evitare morti tra donne e bambini.

Non c'è dubbio che la Libia di Gheddafi, pur non essendo un regime democratico o votato ai diritti umani, era molto meglio di quello che abbiamo oggi: un Paese nell'anarchia dove nessun diritto è rispettato. La responsabilità di questo disastro, costato migliaia di vite umane, è stata principalmente della Francia dell'ex presidente Nicolas Sarkozy.

In secondo luogo degli Stati Uniti e del Regno Unito che, stimolati dalla Francia, hanno visto non solo la "necessità ma anche la possibilità di intervenire", come ha sostenuto il primo ministro britannico David Cameron. Ma quello che sorprende di più è la responsabilità da imputare a un solo uomo. Non è un politico né un militare, ma un filosofo francese: Bernard Henry Levy (BHL).

Newspaper

Che ne sarà della Libia?

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© Sputnik. Andrey Stenin

Un Paese in balìa del caos dal 2011 e smembrato in bande. Sospesa fra il passato e un futuro incerto, la Libia oggi rappresenta una vera incognita. Prioritaria per l'Italia e fattore cruciale sullo scacchiere internazionale, che ne sarà della Libia?


"Incognita Libia, cronache di un Paese sospeso", esce nelle librerie il saggio di Michela Mercuri che ripercorre la travagliata storia libica arrivando ai fatti più recenti. Il volume con la prefazione di Sergio Romano spiega le contraddizioni della Libia, nazione che in preda a milizie e gruppi criminali è sprofondata in una grave crisi economica.

Analizzando il complesso risiko libico, l'autore del saggio propone anche delle possibili soluzioni per la stabilizzazione della Libia, dove l'Italia, lasciata sola dagli "alleati" europei, potrebbe cooperare con la Russia, attore fondamentale nella regione. Sputnik Italia ha raggiunto per un'intervista Michela Mercuri, autore di Incognita Libia, docente di storia contemporanea dei Paesi Mediterranei all'Università di Macerata.

— Michela Mercuri, com'è strutturato il suo libro?

— Il libro parte dalla storia della Libia, dalla fine dell'800 quando il Paese era sotto l'Impero Ottomano, poi arriva fino ai giorni nostri passando attraverso le rivolte arabe e la caduta di Gheddafi. Questo libro dà uno sguardo generale alla Libia attuale parlando di vari aspetti: il ruolo degli attori internazionali, che giocano nel risiko libico, i rapporti con l'Italia e gli attuali assetti interni. Il libro tocca tutti i temi controversi della Libia di oggi, ma dà uno sguardo verso il futuro, parlando dei problemi e delle possibili soluzioni per stabilizzare la Libia.

Si parla molto gli ultimi anni della stabilizzazione della Libia, ma al momento non mi sembra ci siano soluzioni concrete né condivise da parte di tutti gli attori europei. Il libro insomma affronta il passato e il presente, ma cerca di proporre alcune soluzioni per la stabilizzazione futura del Paese, tenendo conto dei problemi che persistono in Libia.

Magnify

La strage di LAS VEGAS è stata annunciata 3 settimane prima

mandela bay las vegas

Sul sito 4chan , un tale "John" ha postato, l'11 Settembre scorso, questi post:


4chan

Gold Seal

Il Meglio del Web: Perché la NATO non sta bombardando Madrid da 78 giorni?

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È un po' tardi perché l'Unione Europea ricordi la legge internazionale sul suo confine occidentale, quando l'ha ignorata su quello orientale. Così parla Marko Gasic, commentatore di affari internazionali.


Il leader della Catalogna si è impegnato a dichiarare nei prossimi giorni l'indipendenza della regione dalla Spagna.

Carles Puigdemont, presidente della regione scissionista, ha detto martedì alla BBC di esser pronto a dichiarare l'indipendenza "alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima".

Le autorità spagnole continuano a dire che il voto di domenica era illegale ed incostituzionale, mentre l'UE ha dato il proprio sostegno al primo ministro per risolvere la crisi.

La mossa è stata criticata dal presidente serbo, che ha accusato l'Unione di aver avuto una posizione diversa sul Kosovo.

Il presidente serbo Aleksandar Vucic non ha moderato i termini quando ha fatto una domanda piuttosto ovvia: "Come avete fatto a dichiarare legale la separazione del Kosovo, avvenuta senza previo referendum, e come hanno fatto 22 paesi dell'Unione Europea a legalizzare questa secessione, in barba al diritto comunitario?"

Marko Gasic, commentatore di affari internazionali, ha detto che il voto in Kosovo è stato riconosciuto perché quel paese non fa parte dell'Unione.
"Alcuni dicono che l'UE abbia due pesi e due misure su questo argomento. Io direi che semplicemente non conosce o non rispetta il diritto internazionale, perché si oppone alla secessione catalana e supporta quella kosovara in Serbia", dice Gasic ad RT.
Ha aggiunto: "Questa è palese schizofrenia".

Cult

CETA: l'accordo può sconfiggere la democrazia in Europa

ceta

Il CETA è parte di una serie di nuovi accordi internazionali, che, anche se rivestito con una copertura attrattiva, il suo contenuto e 'corrosivo per la democrazia. Articolo Isabel Pires, che parteciperà al dibattito "CETA e gli accordi commerciali internazionali" con José Paulo Ribeiro Albuquerque e João Gama, al Socialismo 2017 Forum.


Il CETA ( Accordo economico e commerciale globale - Unione Europea / Canada) fa parte di una serie di nuovi accordi internazionali, che, anche se rivestito con una copertura attrattiva, il suo contenuto e 'corrosivo per la democrazia. Questo accordo è stato negoziato nel corso di otto anni a porte chiuse, senza possibilità di controllo da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti eletti, ma in stretta collaborazione con le multinazionali. Così, il dibattito intorno allo stesso è stato avvolto in pseudo miti e incomprensioni.

A cominciare da quello per cui i suoi appassionati affermano di essere il suo beneficio più prezioso, la crescita economica e l'occupazione, uno studio commissionato dalla Commissione europea rivela che la crescita prevista in sette anni, sarà (solo!) 0,08 % del PIL dell'Unione europea (UE). Per quanto riguarda l'occupazione, vari studi indicano una potenziale perdita di 200.000 posti di lavoro in tutta l'Unione. Ma se la crescita economica è residuale e le minacce all'occupazione sono superiori a quelle garanzie, cosa affascina i suoi difensori? L'Europa è la regione del mondo dove gli standard ambientali e di sicurezza alimentare sono più alti.