Maestri BurattinaiS


Георгиевская ленточка

Live - Il briefing del ministero della Difesa russo

russian military command center
© Sputnik. Alexander Vilf
Cronaca della conferenza stampa sul tema "Le forze armate della Federazione Russa nella lotta contro il terrorismo internazionale. Nuovi dati"


Appello ai giornalisti "Sconfiggete la peste del nostro secolo"

Infine il viceministro della Difesa Antonov ha rivolto un appello ai giornalisti:
"Vi abbiamo presentato dei fatti che possono essere usati come autentiche prove all'interno di indagini giornalistiche. Noi continueremo a combattere l'ISIS e distruggere le sue fonti di sussistenza in Siria. Voi aiutateci a farlo al di fuori dei confini siriani. Aiutateci a sconfiggere questa peste del nostro secolo".
Erdogan mente sapendo di mentire
Erdogan? Non ammetterebbe la colpa neanche se gli coprissero la faccia col petrolio — Anatoliy Antonov.
La Russia ha distrutto 32 siti e 11 stabilimenti di lavorazione del petrolio dell'ISIS in due mesi
"L'aviazione russa colpisce i luoghi dove viene conservato e trasformato il petrolio dell'ISIS. In due mesi, come conseguenza degli attacchi russi sono stati distrutti 32 siti di lavorazione del petrolio, 11 stabilimenti e 23 stazioni di estrazione. Sono state distrutte 1080 autocisterne impegnate nel trasporto di petrolio al di fuori dei confini siriani. Questo ha permesso di dimezzare il volume di petrolio estratto illegalmente dall'ISIS in Siria" — ha specificato il viceministro della difesa russo Antonov.
Il cinismo della Turchia non conosce limite

In Turchia i giornalisti che hanno dimostrato il traffico di petrolio trafugato dall'ISIS sottoforma di convogli umanitari, sono stati arrestati. La Turchia si è introdotta in un paese esterno e lo sta depredando. Se i padroni disturbano, bisogna eliminarli. Compreso chi li aiuta. Dall'attacco dei turchi morti i nostri soldati.

Le dimmissioni di Erdogan non sono il nostro obiettivo. Il nostro obiettivo è fermare il finanziamento dei terroristi. Nessuno in Occidente si interessa del perchè il figlio di Erdogan sia a capo della compagnia che gestisce la vendita di petrolio dai porti turchi? Del resto questi affari possono essere affidati solo a persone di propria conoscenza. La verità non si nasconde.

Il petrolio trafugato in Siria ritorna sottoforma di armi

Il petrolio estratto illegalmente dall'ISIS ritorna in Siria, sottoforma di armi, mezzi e uomini. Nel corso dell'ultimo mese sono arrivati in Siria dalla Turchia circa 2500 uomini armati.

Cifre, non promesse

Noi non abbiamo osservato attacchi della coalizione USA sugli impianti di estrazioni controllati dall'ISIS. Attualmente ogni giorno l'ISIS dispone di 8500 mezzi che trasportano 2000 barili di petrolio.

Vader

Il Meglio del Web: Il "neo sultano" turco Erdogan si agita furibondo per lo "sputtanamento mondiale" subito ad opera di Putin

erdogan
© controinformazione.info
Non sappiamo come finirà l'attuale acrisi nei rapporti tra Russia e Turchia ma una cosa è certa: la denuncia fatta da Vladimir Putin sul doppio gioco mantenuto dalla Turchia con il terrorismo dell'ISIS e degli altri gruppi che operano in Siria, possiamo prevedere che causerà molti più danni al governo del "neo sultano" Recep T. Erdogan di quanti ne avrebbe potuto causare una rappresaglia di tipo militare per vendicare l'abbattimento ingiustificato dell'aereo russo Su-24.

Recep T. Erdogan aveva sfidato la Russia a trovare le prove degli affari sporchi dei turchi con lo Stato Islamico. Aveva persino adombrato la possibilità di sue dimissioni qualora venisse dimostrata la sua responsabilità in tale traffico. La Russia ha preso Erdogan in parola ed ha alzato il tiro, presentando le prove circa le tre rotte dove avveniva il trasporto di petrolio fra Turchia e Isis, e mettendo in causa anche la complicità nel business della famiglia del "neosultano". Non solo questo ma anche promettendo di produrre nuove evidenze sull'addestramento dei terroristi sul suolo turco e sul traffico di armi. Cosa che anche il comando USA conosce bene visto che tutto si è svolto in accordo con Washington e sotto direzione della CIA.

Gli Usa naturalmente si sono schierati a difesa di Ankara, ma la Russia non sembra intenzionata a mollare la presa su Erdogan, reo di non aver presentato le scuse ufficiali dopo l'abbattimento del jet al confine turco-siriano.

Tutte le prove presentate dai russi dimostrano che il presidente turco Erdogan "e la sua famiglia", nonché "le più alte autorità politiche" della Turchia "sono coinvolti" nel "business criminale" del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupati dall'Isis in Siria e in Iraq. Il vice ministro della Difesa russo, Anatoli Antonov, nella sala stampa multimendiale del Ministero, dopo aver esibito le prove documentate con tanto di filmati e foto aeree, ha definito la Turchia "il consumatore principale di questo petrolio rubato ai proprietari legittimi della Siria e dell'Iraq".

War Whore

Il comando Nato Sud Est si sposta in Romania

convoglio militare statunitense
© AFP 2015/ DANIEL MIHAILESCU
A Deveselu apre una base militare con missili che saranno parte dello scudo antimissile europeo.

Spostata da Napoli a Bucarest una parte del Comando Nato della Divisione Sud-Est.

Pochi mesi fa il segretario della Difesa USA, Ashton Carter, ha dichiarato che gli "Stati Uniti sono stati costretti ad aumentare la propria presenza militare in Europa in risposta alle azioni della Russia nel vecchio continente".

Fra pochi giorni sarà pronta la base di Deveselu, nella Romania centro meridionale. L'impianto, costato 400 milioni di dollari interamente forniti da Washington e dotato di antimissili balistici, farà parte dello scudo antimissile europeo.

Nel 1987 Stati uniti e Unione Sovietica firmarono il Trattato sulle forze nucleari a medio raggio. L'accordo obbliga entrambe le parti a distruggere tutti i missili balistici e da crociera con raggi d'azione tra i 500 e i 5.500 chilometri.

Eppure, secondo il ministero degli Esteri rumeno, "il Trattato non si applica allo sviluppo dei missili intercettori aerei dispiegati a Deveselu".
Vicina all'Ucraina, Paese con il quale confina per 531 chilometri, e all'autoproclamata Repubblica della Transnistria, la Romania ha oggi una posizione geografica strategicamente importante.

Bucarest è fermamente schierata in favore delle sanzioni europee contro Mosca già dal 2014.

Alarm Clock

Missile contro il gasdotto: scenario Turchia-NATO-Russia più complesso

Caccia jet 01
Il missile Aim-120 Amraam lanciato dall'F-16 turco (ambedue made in USA) non era diretto solo al caccia russo impegnato in Siria contro l'ISIS, ma a un obiettivo ben più importante: il Turkish Stream, il progettato gasdotto che porterebbe il gas russo in Turchia e, da qui, in Grecia e altri paesi della Ue.

Il Turkish Stream è la risposta di Mosca al siluramento, da parte di Washington, del South Stream, il gasdotto che, aggirando l'Ucraina, avrebbe portato il gas russo fino a Tarvisio (Udine) e da qui nella UE, con grandi benefici per l'Italia anche in termini di occupazione. Il progetto, varato dalla russa Gazprom e dall'italiana Eni e poi allargato alla tedesca Wintershall e alla francese Edf, era già in fase avanzata di realizzazione (la Saipem dell'Eni aveva già un contratto da 2 miliardi di euro per la costruzione del gasdotto attraverso il Mar Nero) quando, dopo aver provocato la crisi ucraina, Washington lanciava quella che il New York Times definiva «una strategia aggressiva mirante a ridurre le forniture russe di gas all'Europa». Sotto pressione USA, la Bulgaria bloccava nel dicembre 2014 i lavori del South Stream affossando il progetto.

Contemporaneamente però, nonostante Mosca e Ankara fossero in campi opposti riguardo a Siria e ISIS, la Gazprom firmava un accordo preliminare con la compagnia turca Botas per la realizzazione di un duplice gasdotto Russia-Turchia attraverso il Mar Nero.

Il 19 giugno Mosca e Atene firmavano un accordo preliminare sull'estensione del Turkish Stream (con una spesa di 2 miliardi di dollari a carico della Russia) fino alla Grecia, per farne la porta d'ingresso del nuovo gasdotto nell'Unione Europea.

Il 22 luglio Obama telefonava a Erdogan, chiedendo che la Turchia si ritirasse dal progetto.

Il 16 novembre Mosca e Ankara annunciavano, invece, prossimi colloqui governativi per varare il Turkish Stream, con una portata superiore a quella del maggiore gasdotto attraverso l'Ucraina.

Otto giorni dopo, il 24 novembre, l'abbattimento del caccia russo provocava il blocco, se non la cancellazione, del progetto. Sicuramente a Washington hanno brindato al nuovo successo. La Turchia, che importa dalla Russia il 55% del gas e il 30% del petrolio, viene invece danneggiata dalle sanzioni russe e rischia di perdere il grosso business del Turkish Stream.

Chi allora in Turchia aveva interesse ad abbattere volutamente il caccia russo, sapendo quali sarebbero state le conseguenze? La frase di Erdogan «Vorremmo che non fosse successo, ma è successo, spero che una cosa del genere non accada più» implica uno scenario più complesso di quello ufficiale. In Turchia ci sono importanti comandi, basi e radar NATO sotto comando Usa: l'ordine di abbattere il caccia russo è stato dato all'interno di tale quadro.

Qual è a questo punto la situazione nella «guerra dei gasdotti»? USA e NATO controllano il territorio ucraino da cui passano i gasdotti Russia-UE, ma la Russia può fare oggi meno affidamento su di essi (la quantità di gas che trasportano è calata dal 90% al 40% dell'export russo di gas verso l'Europa) grazie a due corridoi alternativi.

Il Nord Stream che, a nord dell'Ucraina, porta il gas russo in Germania: la Gazprom ora lo vuole raddoppiare ma il progetto è avversato nella Ue dalla Polonia e altri governi dell'Est (legati più a Washington che a Bruxelles). Il Blue Stream, gestito alla pari da Gazprom ed Eni, che a Sud passa dalla Turchia ed è per questo a rischio.

La UE potrebbe importare molto gas a basso prezzo dall'Iran, con un gasdotto già progettato attraverso Iraq e Siria, ma il progetto è bloccato (non a caso) dalla guerra scatenata in questi paesi dalla strategia USA/NATO.

Commenta: L'articolo di Danilo calza a pennello con le deduzioni di Joe Quinn, editorialista di SOTT.net, che arriva alle medesime conclusioni nel SOTT Focus: Sempre l'ultimo a sapere: Il governo Turco ha saputo dell'abbattimento del jet russo dopo l'accaduto?


Blackbox

SOTT Focus: Sempre l'ultimo a sapere: Il governo Turco ha saputo dell'abbattimento del jet russo dopo l'accaduto?

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© USAF/Senior Airman Anthony SanchelliI membri della forza aerea turca stano conducendo un esercizio aereo l'11 Aprile 2013, presso la base aerea di Incirlik, in Turchia.
Mentre è abbastanza chiaro che il governo di Erdogan sta mentendo riguardo l'abbattimento del jet Russo, e che ovviamente si trattava di una provocazione deliberatamente progettata come aveva detto il Ministro degli Esteri Russo Lavrov, ciò non significa tuttavia che il governo di Erdogan abbia pianificato l'abbattimento del jet Russo.

Furono le azioni del governo Turco nel periodo immediatamente successivo all'abbattimento del jet Russo che mi fanno ora pensare che questi ragazzi sono stati beccati coi pantaloni abbassati.

Chess

Il Meglio del Web: Segui il petrolio e magicamente la guerra saudita in Yemen e il caos africano trovano un senso

blood and oil
Un vecchio adagio della lotta antimafia dice, "segui il denaro". Bene, per quanto riguarda l'attuale lotta al terrorismo fondamentalista, si può adattare questo motto con "segui il petrolio". Sono infatti due gli sviluppi che abbiamo conosciuto nel corso del fine settimana che sembrano delineare scenari inattesi in quello che è lo scacchiere globale del potere ed entrambi hanno a che fare, più o meno direttamente, con l'oro nero.

Partiamo da qui,

Saudis isis
ovvero da una presa d'atto dell'ipocrisia che ammanta il pensiero occidentale dominante, quello che idolatra Oriana Fallaci e grida alla guerra contro tutto il mondo musulmano. Bene, questa tabella compara le pene a cui sono sottoposti i cittadini sauditi e del cosiddetto Califfato se ritenuti rei di determinati reati o comportamenti non coerenti con la legge coranica. Vedete qualche sostanziale differenza di diritto? Palesi gap giurisprudenziali? Peccato che Ryad, oltre ad essere un partner commerciale di mezzo Occidente, sedesse al G20 di Antalya e sia nostro formale alleato contro il terrorismo (che invece finanzia da sempre), mentre l'Isis è il cancro da estirpare in nome della guerra del mondo libero e democratico contro la barbarie teocratica.

Così, per mettere subito le cose in prospettiva. Ma ora veniamo ai dati,

saudi deficit
ovvero al sobrio deficit di budget dell'Arabia Saudita dovuto proprio al crollo del prezzo del greggio, siamo al 20% e anche le prospettive per il 2016 non paiono rosee. Certo, il 4 dicembre si riunisce a Vienna l'Opec, di fatto a guida saudita ma da Ryad hanno già fatto sapere che non si opererà alcun taglio alla produzione giornaliera, fissata a 30 milioni di barili, questo in ossequio al sempre più suicida tentativo di schiantare i margini del comparto shale oil Usa e di rubare quote di mercato europeo alla Russia applicando un forte sconto sulle forniture. Questo grafico,

saudi gdp


ci mostra come anche la ratio debito/Pil saudita sia in crescita nel medio termine, mentre questi altri due grafici

saudi peg
saudi rate
ci mostrano le criticità maggiori e più contingenti. Ovvero, pressione molto forte sul peg tra ryal saudita e dollaro statunitense e, soprattutto, il tasso sull'interbancario che segnala un aumento - e non di poco - delle fughe di capitali dal Paese. Il quale, giova ricordarlo, ha già annullato tutti i progetti infrastrutturali in cantiere per cercare di tamponare i gap di bilancio, lasciando invariata solo la spesa militare.

Newspaper

"L'ISIS è in Libia, minaccia l'Italia". Tutto vero, lo dice l'US.

ISIS brothers of bul**it
maurizioblondet.it
La notizia-bomba l'ha data il Wal Street Journal (di Rupert Murdoch), quindi c'è da preoccuparsi davvero: "Lo Stato Islamico ha rafforzato la sua presa nella sua roccaforte di Sirte in Libia". I guerriglieri del Califfo sono cresciuti "da 200 a circa 5 mila", sono "volonterosi combattenti", e lo hanno assicurato al giornale (di Murdoch) persone "dell'intelligence libica". Anzi, il "capo dell'intelligence militare per la regione che include la Sirte. Il quale risponde al nome di Ismail Shoukry, e dichiara: "Loro hanno esplicitato le loro intenzioni. Vogliono portare la loro lotta a Roma".

Ecco, ci siamo: l'ISIS minaccia direttamente Roma. Vedete com'è difficile la "lotta al terrorismo globale" o "lotta globale al terrorismo" annunciata ed iniziata nel 2001 da Bush jr.: appena l'ISIS viene schiacciato in Siria, ecco che riappare in Libia. Con la nuova filiale, ampliata e rinnovata. Un miracolo. E' come un fungo, l'ISIS. Sempre più vicino all'Italia. Anzi, di più, dice il giornale di Murdoch: l'ISIS in Libia "ha cercato reclute che abbiano le conoscenze tecniche per far funzionare i vicini impianti estrattivi petroliferi".

Quindi succhiano il petrolio anche da lì, e lo vendono (a chi? Le navi di Bilal Erdogan arriveranno?); diventano autosufficienti finanziariamente, e possono procurarsi armi (americane) e addestratori (Cia) per attaccare l'Italia. Essi infatti vogliono conquistare l'Italia, centro della cristianità.

Non è che scherziamo sopra questa minaccia. No, è da prendere sul serio. Soprattutto perché lo Stato Islamico ha postato questo tipo di mappe sui suoi siti.

isis
Se vedete, la mappa è stata firmata o distribuita dal MEMRI (Middle East Media Research Institute): un benemerito organo che scova gli articoli più luridi sui media islamici e li diffonde a noi giornalisti. Il MEMRI, come mi è capitato di ricordare recentemente, è diretto dal colonnello israeliano Yigal Carmon che l'ha fondato con Meyrav Wurmser, il quale dirige da par suo il Centre for Middle East policy ad Indianapolis: insomma due attivi dei servizi di Sion.

Quindi la minaccia è seria, quella è gente davvero pericolosa. Em' possibile che vogliano prendersi anche le installazioni che l'Eni ha ancora? O un vero e proprio attentato a Roma, per attrarre l'Italia in Libia con le armi? Chi lo sa. Tutto è possibile.

Se avverrà -e i media strilleranno - mega-attentato islamista nell'anno della misericordia, ricordiamo alcune realtà che i media, nella fretta e nell'angoscia, con gli occhi pieni di lacrime, potranno tralasciare.

"Daesh è una creazione degli Stati Uniti": generale Vincent Desportes nell'audizione davanti al Senato francese 12 dicembre 2014.

Commenta: Forse, dopo i recenti accordi tra Italia e Iran, e vista l'analisi di Mauro Bottarelli, qualche sorpresa potrebbe saltar fuori per l'Italia - e difficilmente vedranno l'ISIS come sola e unica parte interessata a tramare insidie contro l'Italia.


War Whore

Il grido di guerra di Hillary

hillary
© controinformazione.info
Se siete uno dei milioni di Americani che ritengono Hillary Clinton un pessimo futuro Presidente, allora congratulatevi con voi stessi, perché questo è esattamente ciò che ha dimostrato ieri [ormai alcuni giorni fa, NdT]. In un discorso al Consiglio per gli Affari Esteri (CFR), la Clinton ha detto senza mezzi termini che, se nel 2016 verrà eletta, trascinerà la nazione direttamente in guerra. Ricorrendo allo stesso immaginario del suo gemello ideologico, George W. Bush, la Clinton ha tuonato per un'ora e mezzo su Siria, guerra, terrorismo, no-fly zones, guerra, Jihadismo radicale, guerra e "minacce metastatizzate", qualunque cosa esse siano. Oh, ho parlato di guerra per caso?

Seriamente, anche se i Democratici si rammaricano e sostengono di non aver mai pensato che Obama sarebbe diventato la delusione che è stata, la stessa cosa non si può dire della Clinton. Madama Segretaria ha un pedigree bello lungo e gli avvertimenti sull'etichetta sono scritti a caratteri nitidi e facili da leggere. Non c'è proprio nessuna scusa per chi voglia votare un elemento ormai ben noto come Hillary, e poi lamentarsi di non aver capito che razza di incallita, calcolatrice, vecchia bisbetica fosse veramente questa donna.

La belligeranza della Clinton è ormai cosa ben nota. E' davanti a noi, e possiamo vederla tutti. Ha votato per l'intervento in Iraq, ha sostenuto il fiasco in Libia e ora si sta caricando per la Siria. La sua politica estera assetata di sangue è solo un po' più a sinistra di quella di John McCain e del suo socio, scappato dal manicomio, Lindsey Graham. Detto in parole semplici: un voto per la Clinton è un voto, volente o nolente, per diffondere sempre più la stessa morte e distruzione in tutto il pianeta, alla eterna ricerca del dominio imperiale. E' così semplice. Ecco un estratto del suo discorso:
"...dobbiamo essere chiari su ciò che abbiamo di fronte. Dopo (i fatti di) Parigi, abbiamo visto attacchi terroristici letali in Nigeria, Libano, Iraq e un aereo civile russo distrutto sopra il Sinai. Al centro del panorama odierno del terrore c'è l'ISIS. Questi perseguitano minoranze etniche e religiose, rapiscono e decapitano i civili, uccidono i bambini. In continuazione schiavizzano, torturano e stuprano donne e bambine. L'ISIS opera su tre livelli che si autosostengono: una enclave fisica in Iraq e Siria, una rete terroristica internazionale che comprende affiliati sia in regione che altrove e una connotazione ideologica di Jihadismo radicale. Dobbiamo colpirle e distruggerle tutte e tre. E il tempo è quello che conta. L'ISIS sta dando prova di nuove ambizioni, portata e capacità. Dobbiamo fermare lo slancio di questo gruppo e poi spezzarlo"... (Una conversazione con Hillary Clinton, Consiglio per le Relazioni Estere)
Vi siete fatti il quadro? L'ISIS è dappertutto, in Siria, in Iraq, in Europa, negli Stati Uniti, nell'armadio, sotto il tappeto...., ovunque. E allora dobbiamo darci da fare e ammazzarli tutti subito, prima che stuprino le nostre donne, taglino la testa ai nostri figli e ci facciano diventare tutti loro schiavi sessuali.

Aveta già udito questo mantra prima d'ora? Magari anche solo una volta o due?

Naturalmente questa è musica alle orecchie dei fabbricanti di armi, dei banchieri tronfi e dei buoni a nulla che affollano queste pompose riunioni. A loro piace proprio l'idea di una guerra senza fine, una guerra eterna, una guerra che si allunga in tutte le direzioni, per tutti i continenti, eterna e perenne. Questo è sempre stato il sogno delle élites, vero? Essere certi che ci si scanni in continuazione, in modo che possano prestarci i soldi per comprare le armi che ci permetteranno poi di eliminarci a vicenda il più efficientemente possibile? Questa per certa gente è la ninnananna di Brahms, ma per tutti gli altri è puro inferno.

Vader

Tutti gli inganni del Sultano Erdogan

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© AP Photo/ Petros Karadjias
Quando la Cancelliera Merkel annunciò che la Germania era pronta ad accogliere tutti i siriani in quel momento presenti in Ungheria, o in fuga dalla Turchia, la cosa suscitò scalpore.

Si speculò sui motivi di quella decisione: un tentativo di recuperare l'immagine negativa del Paese, la volontà di scegliere i più istruiti e facilmente integrabili tra milioni di emigranti che si precipitavano verso l'Europa, la volontà di porre rimedio al calo demografico tedesco grazie ad una nazionalità ritenuta un po' meno "diversa".

L'accoglienza dei tedeschi, inizialmente dimostratasi calorosa, ben presto si mutò in esplicito rifiuto quando, invece delle poche centinaia di migliaia di profughi previsti, ci si accorse che l'ondata di arrivi avrebbe facilmente superato in poco tempo il milione di persone. Non fu difficile capire come fosse la stessa Turchia a incoraggiare, e perfino aiutare a partire, coloro che, residenti da mesi nei suoi inospitali campi di accoglienza, sognavano per se e per i propri famigliari migliori condizioni d vita.

Sommersa dalle critiche provenienti dai suoi stessi connazionali e da molti esponenti del suo partito, la Cancelliera organizzò, in fretta e furia, una missione ad Ankara per chiedere a Erdogan di fermare il flusso. Era proprio quello che il "sultano" voleva. Sornione e formalmente collaborativo, il turco attuò il suo ricatto. L'esodo dalle coste turche poteva essere fermato ma c'erano due condizioni cui i tedeschi, e quindi l'Europa, dovevano attenersi: un'elargizione immediata di almeno tre miliardi di euro per la gestione dei campi e, soprattutto, nessuna ulteriore opposizione all'ingresso in Europa. Al contrario, la Germania doveva facilitare la ripresa delle negoziazioni ormai "in sonno" da molti mesi.

Fino a ora, tedeschi e francesi avevano posto ostacoli all'ipotesi di un'adesione della Turchia all'Unione Europea e fu proprio contando sull'altrui contrarietà che Berlusconi, allora Presidente del Consiglio, poté permettersi di giocare il ruolo di sponsor di Ankara. Eravamo sicuri che, nonostante il nostro formale appoggio, l'ipotesi sarebbe rimasta irrealizzata. Detto per inciso, l'atteggiamento del nostro Governo favorì le imprese e le esportazioni italiane che triplicarono in soli due anni.

Come mai, verrebbe da domandarci, tutta questa voglia della Turchia di voler diventare membro dell'Unione Europea? Come si concilia ciò con un Paese ove, durante il minuto di silenzio richiesto in uno stadio per commemorare la strage di Parigi, una gran parte dei presenti si è messa a fischiare e a urlare "Allah è grande" per solidarietà con i terroristi? Come si può dialogare con chi abbatte con scuse fasulle un aereo che si trova in volo per bombardare coloro che tutti gli europei (e il mondo intero) giudicano spregevoli criminali? Oramai è evidente: la politica estera della Turchia è tutt'altro che omogenea a quella dei Paesi del nostro continente e la politica interna niente ha a che fare con gli "acquis" comunitari in merito a democrazia, libertà di espressione, indipendenza della magistratura e tutela delle minoranze.

E allora, Ankara vuole davvero diventare un membro dell'Unione? E perché?

Pistol

Turchia, assassinato l'avvocato dei curdi

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© Foto: Twitter
L'opposizione scende in piazza gridando all'omicidio di regime e il Partito democratico del popolo, per la prima volta in parlamento, denuncia «l'assassinio premeditato".

La Turchia, già attraversata dalla crisi con la Russia, è un calderone in ebollizione.

Tahir Elçi, conosciuto come l'avvocato filocurdo, a metà ottobre aveva dichiarato alla CNN:
«Il Pkk non è un'organizzazione terroristica, anche se alcune sue azioni sono atti di terrorismo: è un gruppo politico, che rivendica i diritti dei curdi. Io condanno la violenza, ma le richieste politiche sono politiche».
Immediatamente fu arrestato e poi rilasciato su cauzione per «apologia di terrorismo a mezzo stampa», un reato che in Turchia prevede fino a 7 anni di reclusione.

Sabato mattina, prima di una conferenza stampa a Diyarbakir, città curda situata nel sud est della Turchia, ecco pronta l'imboscata, un taxi arriva all'improvviso, alcuni poliziotti sparano e l'avvocato Elci viene uccciso.

Per il presidente Erdogan si tratta di «un incidente che mostra quanto sia nel giusto la Turchia nella sua lotta determinata contro il terrorismo» curdo. Ma nessuno ha dubbi: l'opposizione scende in piazza gridando all'omicidio di regime e il Partito democratico del popolo, per la prima volta in parlamento, denuncia «l'assassinio premeditato".

Erdogan aveva fatto saltare il negoziato di pace con i curdi pochi mesi fa, per rinnovare lo scontro, creare allarme nel Paese e raccogliere più voti a destra.

Elci era noto in Turchia per la sua difesa dei diritti umani, soprattutto per la denuncia delle condizioni in cui vive la minoranza curda. Era stato proprio lui a richiamare l'attenzione su episodi di cronaca gravi, come la lotta a Cizre, sempre nel Sud-Est della Turchia, fra Pkk e polizia e il coprifuoco imposto dallo Stato in altre località della stessa regione.

Intanto, dal carcere di Istanbul è stata spedita una "lettera aperta" all'Unione europea. Dundar ed Erdem Gul, i due giornalisti arrestati per aver pubblicato le foto del traffico di armi con Daesh al confine siriano chiedono all'Europa di «non chiudere gli occhi sulle pratiche che violano i diritti umani e la libertà di stampa».