Scienza & Tecnologia
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha spiegato come i geni in comune siano quelli interessati nello sviluppo della faringe. Se i geni, nei vermi, sono impegnati nello sviluppo di questa particolare area del corpo, negli uomini vengono coinvolti, invece, anche nella tiroide. Proprio il funzionamento di quest'ultima potrebbe avere delle vaghe somiglianze. Nei vermi, infatti, la faringe serve a filtrare l'acqua del mare; un sistema che permette agli invertebrati di trovare sostanze nutritive all'interno dei liquidi.
Fonte: Dailymail.co
PHOBOS STA CAMBIANDO FORMA
Secondo Science News, uno studio condotto da Terry Hurford, uno scienziato planetario della NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, sembra indicare che Phobos è squarciato dalla forza di gravità di Marte. Egli ha aggiunto che la piccola luna sta anche gradualmente cambiando la sua forma assumendo quella di un pallone da calcio. Le sue scoperte sono state rivelate nel corso della riunione della divisione dell'American Astronomical Society per le Scienze Planetarie, dove ha spiegato che quando la forza di gravità marziana raggiungerà un certo punto, la luna si spaccherà in piccoli pezzi di roccia. Hurford ha aggiunto che le scanalature osservate sulla superficie di Phobos sono molto probabilmente causate dallo stress che la luna sta subendo a causa della forza gravitazionale di Marte.
Secondo il rapporto "Sea change in renewables market forces" pubblicato da Paul Brown su Climate News Network, gli impianti pilota realizzati in Norvegia e Portogallo dimostrano che la tecnologia funziona, ora bisogna solo abbattere i costi per fare in modo che l'eolico offshore galleggiante sia in grado di competere con le altre fonti rinnovabili.
L'ultimo progetto innovatvo viene dal Dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell'Universitat Politècnica de Catalunya (UPC) che ha progettato e brevettato una piattaforma galleggiante per le turbine eoliche off-shore che potrebbe ridurre i costi energetici a 0,12 euro per chilowattora (kWh), meno del costo dell'energia elettrica prodotta da una nuova centrale nucleare. I ricercatori catalani dicono che la riduzione dei costi del 60% è stata ottenuta grazie ad un design più efficiente ed all'utilizzo del cemento al posto del metallo, riducendo i costi del 60%.
È la conclusione di uno studio dell'università di Washington presentato al meeting annuale dell'American Astronomical Society's Division for Planetary Sciences.
Caccia all'arancione. All'epoca, le molecole di metano presenti in atmosfera, demolite dalla luce solare, dovevano dare origine a complessi idrocarburi che a loro volta formavano una nebbiolina arancione attorno al nostro pianeta. Una caratteristica che potrebbe risultare importante nella nostra ricerca di esopianeti abitabili. Questi mondi inesplorati potrebbero essere circondati da un bagliore dello stesso colore, derivante o da processi biologici come sulla Terra delle origini, o da fenomeni geologici simili a quelli osservati su Titano.
Il colore non basta. Un'eventuale luce aranciata individuata attorno a un esopianeta da un telescopio di ultima generazione (come il futuro James Webb Space Telescope) non sarebbe però necessariamente garanzia della presenza di vita. Per capire se il bagliore abbia origini biologiche o geologiche bisogna analizzare la concentrazione di anidride carbonica. Se questa è massiccia, dicono gli scienziati, allora potrebbero esserci processi biologici in corso.
Articolo originariamente pubblicato su focus.it

Nato nel 2011 e lanciato ufficialmente nel 2013. Rispetto al colosso americano ha una diversa presentazione dei risultati delle ricerche. Nella colonna di sinistra compaiono i risultati del Web, al centro le notizie e a destra i link che arrivano dal mondo dei social
I soldi servono per finanziare lo sviluppo in altre lingue rispetto al francese di un search engine "altamente performante, rispettoso della privacy degli utenti come della neutralità dei risultati delle ricerche". Un motore un po' diverso da Google che nasce nel 2011 e viene lanciato ufficialmente nel 2013 e che prende il nome da una combinazione di idee. La Q sta per "Quantità" ed evoca la quantità di dati processati dal motore di ricerca, mentre "want" è la contrazione del termine inglese "wanted". La sua particolarità consiste anche in una diversa presentazione dei risultati delle ricerche. Nella colonna di sinistra compaiono i risultati del Web, al centro le notizie e a destra i link che arrivano dal mondo dei social.
Jean Manuel Rozan, assieme a Eric Leandri fondatore di Qwant, spiega di non avere mai pensato di fare concorrenza al colosso di Mountain View, ma di voler introdurre qualcosa di nuovo nel mondo dei search engine. "Siamo così abituati all'egemonia di un attore che tutti credono ci sia solo un modo di fare queste cose e guadagnare del denaro". Ci sono altre strade che nel caso di Qwant si traducono in partnership commerciali con Trip Advisor e le ferrovie francesi per l'e-commerce, la vendita della propria tecnologia per soluzioni ad hoc oppure la vendita di dati (non riconducibili ai singoli utenti) che rappresentano materiale utile per le aziende.

Con un costo totale di 9 miliardi di dollari produrrà fino a 580 Megawatt di energia elettrica. Numeri che non solo permetterebbero al Paese nordafricano di soddisfare, entro il 2020, il 50% del proprio fabbisogno ma lo collocherebbero anche tra i principali Stati esportatori, con un occhio di riguardo all'Arabia Saudita. La zona individuata in una delle aree più conosciute per il turismo e il settore cinematografico
Con un costo totale di nove miliardi di dollari, le quattro sezioni del complesso Noor dovrebbero permettere al Marocco di soddisfare, entro il 2020, il 50% del proprio fabbisogno energetico utilizzando le energie rinnovabili. "Non siamo produttori di petrolio - ha dichiarato al Guardian il ministro dell'Ambiente marocchino, Hakima el-Haite -. Importiamo il 94% della nostra energia, come i combustibili fossili provenienti dall'estero. E questo influisce molto sul nostro bilancio statale".
Per questo motivo il governo di Rabat, non potendo sfruttare il gas o l'oro nero come molti altri Paesi dell'area, ha deciso di fare tesoro di una risorsa che al Marocco non manca: il sole. "Quando si è parlato della possibilità di usufruire dell'energia solare - ha continuato il ministro - abbiamo detto 'perché no?'". Quale posto più indicato, quindi, del deserto del Sahara, dove in estate le temperature superano anche i cinquanta gradi, come area da sfruttare per costruire il più grande impianto termico a concentrazione del mondo.
Ad 'aprire le danze' in vista della notte magica è stato il Sole, con una potente eruzione avvenuta sul lato che in quel momento non era rivolto verso la Terra. I satelliti della Nasa sono però riusciti a catturare delle immagini suggestive, con un'imponente nube di particelle scagliata nello spazio. La macchia che ha prodotto l'eruzionedovrebbe essere visibile dalla Terra fra circa 10 giorni e potrebbe riservare altre sorprese.
A movimentare il cielo di Halloween è in arrivo anche uno sciame di di stelle cadenti che difficilmente si potrà fare a meno di notare. Sono le Tauridi e sono molto più imponenti e brillanti rispetto alle stelle cadenti cui siamo abituati per i grani della cometa Encke, che le generano bruciando nell'impatto con l'atmosfera, sono grandi come ciottoli.
La luce di sincrotrone ha permesso di ricostruire le incisioni su ognuna delle tre medaglie e di identificare anche le due perle che le accompagnavano all'interno della scatola. Il successo ottenuto apre ora le porte a un nuove possibilità nel mondo dell'archeologia.
Gli scavi condotti nel sito archeologico della chiesa di Siant-Laurent, ora diventata il museo archeologico di Grenoble, avevano riportato alla luce un gran numero di tombe e oggetti posti vicino ai corpi. Tra questi era stata ritrovata anche una enigmatica scatola, di 4 centimetri di lato, risalente al XVII secolo e fortemente danneggiata dal tempo.
Postare su Facebook l'ora in cui si va e si torna da lavoro, pubblicare troppe foto da un posto lontano da casa o far capire quanto si tiene al proprio gatto sono degli elementi che possono facilitare la vita ai ladri, virtuali e reali, che sfruttando il potere dei social possono studiare il momento giusto per violare un appartamento e scoprire la combinazione di cassette di sicurezza e casseforti. Insomma condividere le proprie esperienze è sempre bello ma sarebbe meglio farlo con parsimonia e misura, per evitare che il libro aperto diventi un passe-partout per gli estranei.
C'è paura ma poca cautela
La digitalizzazione della sfera personale non ha di certo aiutato, ponendo in essere nuove sfide di sicurezza che riguardano non solo chi dovrebbe preoccuparsi di proteggere il dato ma anche il legittimo possessore, l'utente, che non sempre è attento a ciò che compie su internet e ai modi con cui mette a rischio la propria incolumità.
La sicurezza delle persone sul web dipende da diversi fattori.
Prima di tutto dalla capacità di prendere decisioni corrette. Le abitudini online possono aiutare a proteggere vita digitale, denaro e informazioni personali, oppure possono trasformare chiunque in una preda facile per i cybercriminali. Secondo una recente indagine di Kaspersky Lab, leader nel settore della sicurezza informatica, i navigatori sono sempre più preoccupati dalle minacce telematiche ma nonostante ciò conservano con maggiore semplicità le informazioni personali sui dispositivi mobili. Ciò rende necessario una completa rieducazione nell'utilizzo degli strumenti informatici, soprattutto gli smartphone, che rappresentano oramai un tesoro inestimabile per i ladri virtuali.

La figura illustra tre momenti durante i quali avviene l’espulsione della corona. La sfera di luce color violastro al di sopra del buco nero, la corona, contiene particelle estremamente energetiche che generano raggi X. A sinistra, la corona si raccoglie verso l’interno, diventa luminosa (al centro) prima di essere espulsa dal buco nero (a destra). Credit: NASA/JPL-Caltech
«È la prima volta che siamo stati in grado di correlare questo fenomeno di espulsione coronale con un brillamento»spiega Dan Wilkins della Saint Mary's University a Halifax, in Canada, e autore principale dello studio.
«Ciò ci permetterà di comprendere come i buchi neri supermassicci alimentano alcuni tra gli oggetti più luminosi dell'Universo».È noto che i buchi neri supermassicci non emettono luce ma sappiamo che spesso sono circondati da dischi di accrescimento composti di materia calda e incandescente. La gravità di un buco nero attira il gas che si muove a spirale attorno all'oggetto che riscaldandosi emette radiazione sotto forma di diversi tipi di luce. Una particolare sorgente di radiazione che si trova in prossimità del buco nero è la corona. Queste strutture sono fatte di particelle estremamente energetiche che producono raggi X, anche se i dettagli su come esse si formano non sono ancora chiari.